Genova,
il Calp “colpisce” il risiko dei terminal
Genova -
Gli autonomi sulle barricate: nel mirino il precariato in banchina. E
sull’operazione tra Sech e Vte il collettivo chiede trasparenza. «Serve subito
il tavolo sull’organico porto».
Genova
- Il tono e la lunghezza sono d’altri tempi, ma il senso è chiaro. Il Calp, il
collettivo autonomo dei lavoratori del porto, scende in campo e si inserisce
nel risiko dei terminal portuali di Genova, dopo l’operazione di unione tra Vte
e Sech.
Il
tema è il lavoro in banchina. Il Calp sostiene che mentre i profitti per gli
operatori continuano a crescere il «lavoro portuale...ha il record di essere
l’unico fattore che non cresce. Non cresce l’occupazione in assoluto, non
crescono i salari se non strettamente collegati alla produttività (sorte di
cottimi collettivi), non cresce anzi peggiora la salute né la sicurezza, quella
sul lavoro e del posto di lavoro. Invece, aumentano i contratti precari e ogni
giorno dobbiamo sorbirci la promessa dell’automazione che manderà tutti a casa,
perché così va il mondo dei padroni. Nel 2007, prima della crisi, il porto
movimentava circa 1,9 milioni di teus, oggi ne movimenta circa 2,6, ossia il
40% di più, ma lo fa con lo stesso numero di operativi di allora».
Dal
tema generale nel comunicato del Calp si passa la particolare: l’operazione tra
Sech e Vte preoccupa il collettivo perchè teme lo scambio di lavoratori tra i
due terminal. E infatti il Calp scrive: «In attesa che qualcuno ce lo spieghi,
e prima che al precariato si aggiunga la mobilità senza regole dei lavoratori
tra i terminal, tutto in nome della flessibilità ma ai danni di chi il lavoro
flessibile lo fornisce istituzionalmente a suo totale rischio di occupazione e
di salario (le proroghe della Culmv sono di pochi anni, quelle dei terminal di
30-50 anni), chiediamo: l’immediata trasformazione dei contratti a TD accesi in
porto in contratti a Tempo indeterminato; in subordine, l’impegno a
salvaguardare la continuità del rapporto di lavoro per tutti i lavoratori alla
scadenza del contratto a tempo determinato; l’adeguamento dell’organico della
Culmv con la stabilizzazione dei soci speciali e una prospettiva di continuità
di lavoro degli interinali, l’immediata convocazione della commissione del
Piano dell’organico a cui partecipino i delegati dei lavoratori di tutte le
imprese del porto, in cui sia data informazione pubblica sullo stato delle
concessioni e del mercato del lavoro portuale, e per affrontare i prossimi
scenari produttivi soprattutto a seguito dell’avvio del terminal di Vado e
dell’introduzione di tecnologie per l’automazione».
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