lunedì 30 settembre 2019

LA COMUNITA' PORTUALE IN LUTTO


LA COMUNITA’ PORTUALE IN LUTTO

Non è facile scrivere di una morte sul lavoro. 
Ingiusto è morire sul lavoro. Ma serve scriverlo ? 
Ma serve fare uno sciopero dopo una tragedia sul lavoro ? 
Non si rischia di recitare un rituale ?


Vogliamo provare a rispondere a queste ed altre domande per descrivere nel miglior modo possibile come la comunità portuale sta affrontando questa dura prova. 


Iniziamo dal fatto che il numero delle morti sul lavoro in Italia fa impressione. Ma possiamo affermare che gli omicidi sul lavoro crescono per l’incapacità delle aziende di assumersi le proprie responsabilità ? Si tratta di una frase che contiene elementi di verità in generale ma che non si può applicare indistintamente ad ogni tragedia. Abbiamo ascoltato diversi protagonisti delle vicende del porto triestino e abbiamo letto la nota di cordoglio di Jens Peder Nielsen, amministratore delegato della Samer Seaport & Terminals, e in particolare il comunicato del presidente dell’AdSP Zeno D’Agostino. Abbiamo verificato che , con pochissime eccezioni, esiste una comunità portuale che è impegnata sul fronte della sicurezza del lavoro. Un sindacalista ci ha detto che in questo sono confortati dalle statistiche sugli infortuni. C'è l’attenzione da parte di tutti i soggetti che operano nello scalo. Non abbiamo riscontrato polemiche o denunce particolari. C’è una tensione a migliorare le procedure e la sicurezza che è sicuramente trasversale. Lo stesso sciopero di 24 ore  che è scattato dalle 22.00 di sabato non è “contro qualcuno”, non denuncia fatti specifici. 
Per chi non lavora in porto proviamo a spiegare il “senso” di questa fermata dal lavoro. C’è la necessità di richiamare l’attenzione di “tutti” sulla sicurezza del lavoro ma c’è anche una funzione “preventiva” per evitare ulteriori infortuni. 
“ Quando alla luce di questi fatti ti rendi conto e vedi da vicino che il tuo lavoro è potenzialmente pericoloso non lavori più con la stessa consapevolezza di prima. Diventi nervoso, sei arrabbiato e rischi ancora di più di farti male. Lo sai che se ti farai male lavorando in porto non sarà mai un infortunio lieve. Qui ti fai sempre molto male quindi devi stare molto attento.”
Il lavoro del guardia fuochi in stiva della nave è quello di controllare i documenti dei container “pericolosi”. Di verificare che abbiano gli adesivi e le indicazioni esatte sul loro contenuto, che non abbiano spandimenti o perdite, e che vengano posizionati nei posti giusti dove sono stati previsti dal piano di carico. Come figura professionale i guardia fuochi “rispondono” alla Capitaneria di Porto e non direttamente all’AdSP.
Mentre scriviamo ci è arrivato un sms che avvisa di una assemblea indetta dai Responsabili Lavoratori della Sicurezza del sito del porto di Trieste in accordo con l’AdSP per una assemblea su questi temi già alle 12.00 di oggi lunedì 30 settembre.

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