LA
COMUNITA’ PORTUALE IN LUTTO
Non
è facile scrivere di una morte sul lavoro.
Ingiusto è morire sul lavoro. Ma
serve scriverlo ?
Ma serve fare uno sciopero dopo una tragedia sul lavoro ?
Non
si rischia di recitare un rituale ?
Vogliamo
provare a rispondere a queste ed altre domande per descrivere nel miglior modo
possibile come la comunità portuale sta affrontando questa dura prova.
Iniziamo
dal fatto che il numero delle morti sul lavoro in Italia fa impressione. Ma possiamo
affermare che gli omicidi sul lavoro crescono per l’incapacità delle aziende di
assumersi le proprie responsabilità ? Si tratta di una frase che contiene
elementi di verità in generale ma che non si può applicare indistintamente ad
ogni tragedia. Abbiamo ascoltato diversi protagonisti delle vicende del porto
triestino e abbiamo letto la nota di cordoglio di Jens Peder Nielsen, amministratore delegato della
Samer Seaport & Terminals, e in particolare il comunicato del presidente
dell’AdSP Zeno D’Agostino. Abbiamo verificato che , con pochissime eccezioni,
esiste una comunità portuale che è impegnata sul fronte della sicurezza del
lavoro. Un sindacalista ci ha detto che in questo sono confortati dalle
statistiche sugli infortuni. C'è l’attenzione da parte di tutti i soggetti che
operano nello scalo. Non abbiamo riscontrato polemiche o denunce particolari. C’è
una tensione a migliorare le procedure e la sicurezza che è sicuramente
trasversale. Lo stesso sciopero di 24 ore che è scattato dalle 22.00 di sabato non è “contro
qualcuno”, non denuncia fatti specifici.
Per chi non lavora in porto proviamo a
spiegare il “senso” di questa fermata dal lavoro. C’è la necessità di
richiamare l’attenzione di “tutti” sulla sicurezza del lavoro ma c’è anche una
funzione “preventiva” per evitare ulteriori infortuni.
“ Quando alla luce di
questi fatti ti rendi conto e vedi da vicino che il tuo lavoro è potenzialmente
pericoloso non lavori più con la stessa consapevolezza di prima. Diventi nervoso,
sei arrabbiato e rischi ancora di più di farti male. Lo sai che se ti farai
male lavorando in porto non sarà mai un infortunio lieve. Qui ti fai sempre
molto male quindi devi stare molto attento.”
Il
lavoro del guardia fuochi in stiva della nave è quello di controllare i
documenti dei container “pericolosi”. Di verificare che abbiano gli adesivi e
le indicazioni esatte sul loro contenuto, che non abbiano spandimenti o perdite, e che
vengano posizionati nei posti giusti dove sono stati previsti dal piano di
carico. Come figura professionale i guardia fuochi “rispondono” alla
Capitaneria di Porto e non direttamente all’AdSP.
Mentre
scriviamo ci è arrivato un sms che avvisa di una assemblea indetta dai
Responsabili Lavoratori della Sicurezza del sito del porto di Trieste in
accordo con l’AdSP per una assemblea su questi temi già alle 12.00 di oggi
lunedì 30 settembre.
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