Il
Circolo della stampa di Trieste in collaborazione con Legambiente,
l’associazione Sinistra per Trieste, l’associazione NoSmog organizza il
dibattito pubblico
Ferriera:
verso un nuovo accordo di programma
venerdi’
16 febbraio alle 17.00
presso
la sede del Circolo della Stampa in Corso
Italia 13
La collocazione in ambito portuale, che vede
un forte sviluppo dei traffici commerciali, potrebbe aprire nuovi percorsi di
riconversione sia nella logistica che in attività manifatturiere alternative e
innovative negli ampi spazi disponibili anche all’interno di aree free zone.
Presenta
e modera
Pierluigi Sabatti presidente del Circolo della Stampa di Trieste
Relazione
introduttiva di Waldy Catalano dell’Associazione Sinistra per Trieste
Interventi
di:
Mario
Sommariva Segretario generale dell’Autorità portuale di Trieste
Alda
Sancin Associazione NoSmog
Lino
Santoro Legambiente
Segue
dibattito
Sono
invitati
La
Presidente della Regione FVG Debora Serracchiani
L’assessore
regionale all’ambiente Sara Vito
Il
Sindaco di Trieste Roberto Dipiazza
L’assessore
comunale all’ambiente Laura Polli
I
parlamentari del territorio di Trieste
I
capigruppo in Consiglio regionale
I
capigruppo in Consiglio Comunale di Trieste
Le
organizzazioni sindacali del territorio
Porto: il valore si fa con l’attività
logistica e la manipolazione delle merci. Parole di Zeno D’Agostino, presidente
dell’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico orientale che intende
condurre lo scalo giuliano a diventare uno dei porti italiani in maggiore
crescita. Un percorso che passa attraverso lo sviluppo dell’intermodalità, con
un sempre maggiore utilizzo della ferrovia, e dei punti franchi, ovvero zone
dell’area portuale triestina dove si può operare, e fare attività industriali,
in regime extradoganale (free zone).
Sviluppi che permettono di stimare un
forte incremento dell’occupazione di mano d’opera.
In questo interessante contesto come è
possibile immaginare un futuro per la Ferriera in cui sia prevista la
dismissione dell’area a caldo risolvendo da una parte l’impatto ambientale e
dall’altra prevedendo spazi occupazionali per i lavoratori della Siderurgica
Triestina?
Sull’area a caldo lo stesso Arvedi afferma
nel Piano industriale e finanziario 2014-2016 che con l’eventuale dismissione
della cokeria si renderà disponibile un’area di circa 50 mila mq che sarà
riconvertita ad area retro portuale; la vecchia banchina dello Stabilimento
prospicente i carbonili sarà attrezzata con gru mobili gommate e consentirà una
capacità di scarico aggiuntiva di 400 mila ton/anno di rinfuse e prodotti
finiti, portando la capacità complessiva del hub portuale multipurpose a circa
2,5 Mton di rinfuse.
Di fronte al costoso adempimento previsto
dall’Accordo di programma del 21 novembre 2014 (Accordo di programma del
progetto integrato di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo
economico produttivo nell’area della Ferriera di Servola) della copertura dei
parchi minerale e carbone (durata prevista per la realizzazione 4-5 anni e
costi dell’ordine dei 40 milioni di euro) e davanti alle problematiche
sanitarie e ambientali, è necessaria una svolta politica che è possibile
realizzare esclusivamente attraverso un nuovo Accordo di Programma concordato
fra le parti in un’apposita conferenza dei servizi che preveda la chiusura
nell’arco di 2-3 anni dell’area caldo facendo quindi decadere l’obbligo della
copertura dei parchi.
Automaticamente, con la modifica dell’assetto industriale
dell’area, decadrebbe l’attuale AIA. Il ruolo dell’Autorità portuale può
rappresentare il tassello risolutivo in questo percorso.
Riportiamo volentieri la notizia di questa iniziativa che ha il merito di avanzare una proposta verso la soluzione di un problema, che almeno viene definito come tale: un problema.
Per nostra onestà integriamo il testo - che contiene anche le linee guida della proposta che verrà illustrata - con alcune delle nostre domande particolarmente corrosive in questo caso. E' il nostro contributo al dibattito pubblico che viene proposto.
1. Perchè è necessario che soggetti terzi indichino cosa è conveniente ad Arvedi per la gestione della Ferriera e in particolare dell'area a caldo ? Se i vantaggi economici e di risparmio sono così evidenti come si spiega la "resistenza" di Arvedi sulla chiusura dell'area a caldo ?
2. Può l'Autorità di Sistema portuale assumersi tra gli altri gravosi impegni l'assicurazione , la garanzia, di un assorbimento nel tempo degli operai siderurgici che risulterebbero esuberi dopo una possibile chiusura dell'area a caldo ?
3. Quanti sono gli operai siderurgici che resterebbero senza lavoro a seguito della chiusura dell'area a caldo ?
4. Quale caratteristica particolare hanno questi operai rispetto a quelli che sono stati licenziati in questi anni dalle tante aziende che hanno chiuso in questo territorio ?
Ringrazio FAQ TS per aver dato spazio a questa iniziativa. Domande corrosive? Ma no, domande che entrano, giustamente, all'interno del problema, e di cui ci facciamo carico. Forse, nel dibattito, troveremo alcuni spunti di risposta.
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