Pubblicato su Pilotina blog il 26
aprile 2017
Mario Sommariva
Ho esitato a lungo prima di
decidere di inviare questo “ post”. Infatti né il porto di Trieste, né
D’Agostino, né Serracchiani hanno bisogno di avvocati difensori.
Ho però riflettuto sul
rispetto che merita il “ blog” di Pilotina, sul fatto che in questo luogo il
dibattito è animato da persone che, a vario titolo, vivono il porto (in
particolare quello di Genova ) con grande passione e onestà intellettuale.
La
“ciurma” di Pilotina è fatta di operatori, di lavoratori , di persone che hanno
vissuto e vivono il porto dall’interno.
Non siamo di fronte a soggetti che
parlano per “ sentito dire” e nemmeno per voglia di apparire. Per questo ho
ritenuto che possa essere utile fare qualche riflessione sul tema “ Genova vs
Trieste “ per come si è sviluppato in questi giorni. In particolare dopo gli
“apprezzamenti”, anche di tipo personale, del tutto ingenerosi, ingiustificati
se non offensivi nei confronti di Zeno D’Agostino. Prima di formulare certi
giudizi sarebbe forse bene conoscere meglio le persone e soprattutto come
lavorano. Tuttavia io vorrei cercare di rimettere la questione con i piedi per
terra ed a mio avviso, dargli una giusta dimensione.
Parto dalla questione se Trieste
sia o meno il primo porto d’Italia, dato il peso, indubitabile, che, sui volumi
complessivi di merce movimentata, hanno i prodotti petroliferi a partire dal
crude oil. Questione mal posta. Trieste è il terzo porto della Germania, il
primo porto dell’Austria, il secondo porto dell’Ungheria.
Vi è il peso di una
componente storica e geografica che pone, nei fatti, Trieste, in una dimensione
atipica rispetto al resto della portualità nazionale.
Come cercherò di
rappresentare sinteticamente in queste righe, questa amministrazione del Porto
sta cercando di rivitalizzare al massimo la vocazione internazionale di
Trieste.
Da questo punto di vista si può affermare, senza termini di smentita,
che Trieste e Genova insistono su mercati totalmente diversi e quindi non sono,
fra loro porti in concorrenza diretta.
Se il Governo vede nei due porti “
ascellari”, ai vertici geografici dei due mari che circondano la penisola
italiana, i cardini di un sistema logistico in grado di avere una funzione di “
gate” anche per aree dell’Europa centrale, occidentale ed orientale, altro non
fa che dare attuazione alle scelte strategiche già definite nel Piano Generale
dei Trasporti e della Logistica del 1999 e frettolosamente archiviato nel 2001
dal Ministro Lunardi. Fu in quella fase che si interruppe, al netto della
congiuntura economica internazionale, una virtuosa politica dei trasporti nel
nostro paese.
Cosa significa dunque
l’elezione di D’Agostino alla Presidenza di Assoporti ? Sempre per il rispetto
che porto al luogo che mi ospita, riterrei che la questione non possa essere
esaminata alla luce di un ragionamento sulla “famelica ricerca di poltrone”. Si
farebbe torto all’intelligenza dei frequentatori di Pilotina Blog. Occorre
invece ragionare alla luce dell’attuale fase politica ed istituzionale, delle
necessità e priorità che emergono.
La riforma portuale può piacere oppure no.
Io stesso ritengo che molti aspetti, anche relativamente alla governance,
potessero essere affrontati diversamente, tuttavia, per l’economia marittima e
portuale italiana, per il lavoro e lo sviluppo, la cosa peggiore sarebbe
un’altra lunga ed ulteriore fase di paralisi. La riforma deve essere attuata.
Non può che essere attuata. Le Autorità di Sistema debbono partire e lavorare,
comprese le nuove sedi di coordinamento nazionale che sono state previste nella
legge. Dovrebbero essere proprio quelle sedi a colmare quelle contraddizioni e
dispersioni, sotto il profilo della pianificazione e dell’utilizzo delle
risorse pubbliche, che proprio su Pilotina vengono quotidianamente denunciate.
La pianificazione, anche dei
singoli porti, deve avere punti di riferimento che facciano capo a scelte
prioritarie nazionali. Un dibattito sull’” overcapacity” dei terminal si è
aperto persino in Cina. Il che non significa bloccare ogni tipo di intervento
infrastrutturale, specie se finalizzato a migliorare l’accessibilità marittima,
ferroviaria e stradale.
Questo significa per Genova andare avanti sulle opere
prioritarie che da tempo sono state individuate ( Terzo valico, Gronda etc. ).
Bisogna però comprendere che, nell’attuale contesto, Assoporti cambia pelle. Da
associazione di rappresentanza diventa struttura tecnica di interlocuzione con
il Governo, sede di discussione per la formulazione di proposte, momento di
sintesi e riflessione dove convergono tutti i rappresentati istituzionali
deputati a governare il sistema portuale italiano.
Poiché serve capacità di
dialogo e di ascolto, equilibrio e capacità di fare squadra oltre ad un minimo
di esperienza maturata nell’esercizio del ruolo di guida di un’Autorità
portuale, D’Agostino rappresenta, in questo momento, la persona che meglio può
esercitare queste funzioni e raggiungere questi obiettivi.
Io penso che, se negli anni
scorsi, Assoporti non si fosse divisa e fosse stata più autorevole, forse il
cammino della riforma sarebbe stato più agevole e magari i risultati acquisiti
sarebbero stati migliori. Dobbiamo però guardare al domani, perché i porti, da
nord a sud, da est a ovest, rappresentano pur sempre uno dei punti di forza
dell’economia del nostro paese. Senza i porti, senza una forte economia
marittima ed sistema logistico efficiente, non c’è futuro per l’Italia.
Lo sviluppo ed il lavoro
sono i nostri punti di riferimento nell’azione di governo che, come
amministrazione, stiamo portando avanti da due anni nel porto di Trieste.
Rilancio delle ferrovie con 17 collegamenti intermodali dei quali 15
internazionali, oltre 150 treni in arrivo e partenza settimanalmente, rilancio
della leva del “ porto franco” in funzione anche logistica e manifatturiera
nelle aree retro portuali, riqualificazione e nuova dignità per il lavoro
portuale, recupero delle aree industriali dismesse e da bonificare. Questi sono
gli assi portanti della nostra azione di governo del porto. Cerchiamo inoltre,
anche sviluppando nuovi servizi a favore dell’utenza, di far funzionare meglio
il porto. Facciamo questo in un contesto molto competitivo. Koper è un porto
che lavora benissimo, a pochissime miglia marittime da Trieste, ben organizzato
e con costi “ sloveni” inferiori del 30 per cento rispetto ai nostri. Koper
lavora in un contesto totalmente pubblico, non senza contraddizioni sociali e
non senza problemi infrastrutturali ( ferroviari). Ma la competizione ci
stimola a non dormire.
Quando D’Agostino dice che i
collegamenti intermodali settimanali che partono da Koper e da Trieste sono più
numerosi di quelli di Rotterdam intende dire che una via adriatica da sud - est
per contendere al northern range traffici che gravitano su aree est e
mitteleuropee si è ormai aperta. Si tratta di un dato di fatto del quale anche
a livello dei porti nord europei si è ormai preso atto.
Ciò che servirebbe dunque,
non è un dibattito “ Genova vs Trieste” ma fare crescere una riflessione comune
per esprimere al meglio il contributo che i porti italiani, sia quelli a
vocazione internazionale ( Genova, Trieste e hub di transhipment) che quelli a
dimensione regionale e locale, possono dare alla creazione di lavoro e di
ricchezza diffusa. Il resto ritengo sia poco utile ed interessante.
Mario Sommariva
segretario generale AdSP
Trieste
Pubblicato il: 27 aprile 2017
Giorgio Carozzi
DIALOGO TRA UN VENDITORE DI
PORTO
E UN NON SO…
1) Confesso a scanso di
equivoci il conflitto di interesse: conosco Mario Sommariva da oltre
trent’anni, è mio amico e quando ancora lavorava a Bari con Franco Mariani ho
cercato invano di convincerlo a farsi candidare alla segreteria generale
dell’Ap di Genova.
2) Con il suo magistrale uso
del linguaggio razionalista, Sommariva è certamente molto convincente nella sua
analisi critica e non avrebbe senso cercare argomenti contrari sul suo stesso
terreno. Anche se qualcuno esiste.
3) Mario è un galantuomo e cerca
di indorarci una pillola amarissima, ma ha ragione lui, basta riflettere un
instante per prendere coscienza della nostra pochezza. Esiste secondo voi una
sola persona nel bunker gerontocomio di Palazzo San Giorgio o nelle centrali
salottiere della borghesia mercantile in grado di pensare e poi scrivere un
intervento di questa portata, indipendentemente dal giudizio di merito sul
contenuto?
4) La crisi perenne in cui
galleggiamo – testimoniata dalla meschina, desolante e astiosa contrapposizione
intorno alla Culmv – è soprattutto assenza di uomini, di cervelli, di cultura,
di visioni, di politica. E se il nostro amico Paolo Emilio Signorini non si
sbriga, siamo del gatto…
Giorgio Carozzi
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