giovedì 27 aprile 2017

LA LUNGA INTERVISTA DEL MINISTRO DELRIO A REPUBBLICA EDIZIONE GENOVA

INTERVISTA AL MINISTRO DELRIO

La città di Genova cruciale nel corridoio merci 

verso il Nord Europa

Un fondo con Cassa depositi e prestiti aperto anche ai privati, disponibile per i porti italiani che vogliono investire nella sfida infrastrutturale e logistica. 

Graziano Delrio, ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, pesca dal suo tavolo pieno di cartelline messe una a fianco dell'altra il progetto che potrebbe cambiare il volto della portualità italiana, dandole la possibilità di organizzare e gestire in proprio la realizzazione di opere vitali per lo sviluppo, per le quali fino a oggi si è dovuto attendere l'intervento dello Stato. 

In questo modo, ad esempio, sarà meno complesso costruire la nuova diga del porto di Genova, l'opera-simbolo dei prossimi decenni, costo stimato un miliardo di euro, primi 10 milioni appena stanziati da Palazzo San Giorgio per la progettazione. Sul palazzo sede del suo dicastero, in piazza di Porta Pia, campeggia ancora la scritta scolpita "Lavori Pubblici".


In effetti, a ben vedere, Delrio di ministeri ne ha ereditati e riuniti almeno tre, Trasporti e Infrastrutture, appunto, ma anche Marina Mercantile. 

Lui, endocrinologo di professione, ex sindaco di Reggio Emilia, scorre le pagine dell'ultimo dossier prima di congedarsi, dopo un'ora passata a esaminare tutte le sfide dei moli italiani, seduto a un angolo di un grande tavolo di legno, riflettendo come se avesse la carta geografica dell'Italia davanti. 

Le autostrade del mare che corrono lungo Tirreno e Adriatico, i porti che sono diventati piattaforme logistiche, la rete interna degli interporti che legano tutto quanto in un unico sistema. E ancora il "ferro" che si candida a gestire sempre più merce, ma anche la "gomma", la strada quando è necessaria, come nel caso della Gronda di Genova. La sua filosofia è ben riassunta nell'allegato al Def che si concentra appunto sulle infrastrutture per una vera "connessione" del Paese e in cui il ruolo di Genova è centrale.


Ministro Delrio, possiamo dire che il suo progetto riformista sui porti si è realizzato?

«Possiamo dire che abbiamo già raggiunto risultati importanti, su questo fronte. Sono soddisfatto del lavoro che si sta facendo, colgo consapevolezza nelle persone coinvolte, le vecchie battaglie di campanile sono venute meno, così come i porti l'uno contro l'altro. Abbiamo dato vita a un numero ristretto di sistemi e una grandissima importanza alla logistica».

E ora?

«Il lavoro continua, ragioniamo su grandi sistemi, il Nord Ovest, il Nord Est, le aree integrate del Sud. Un vero salto di qualità, mi creda, che ha coinvolto anche Anas e Rfi per quanto riguarda l'accessibilità. E in tutto questo mi permetta di dire che Genova acquista una centralità ancora maggiore».

Perché?

«Perché è protagonista di questo cambio di passo, direttamente coinvolta nel corridoio Reno-Alpi con il Terzo Valico, più forte con l'integrazione con Savona, pronta a cogliere nuove opportunità di crescita. Io credo che la migliore risposta possibile per servire il Sud Europa sia proprio l'Alto Tirreno e in questa riflessione arrivo fino a Livorno».

Romano Prodi ha però richiamato l'attenzione sulla necessità di fare presto, indicando pochi punti nevralgici del Paese su cui scommettere. E ha indicato nella Cina una sorta di paradigma delle opportunità. Cina che intanto si è presa il Pireo…

«Prodi ha come sempre colto nel segno, ha parlato di Nord Ovest e di Nord Est come fulcri della sfida con il Nord Europea. E poi lui, profondo conoscitore della Cina, ci ha invitato a stringere i tempi per cogliere le opportunità di quel mercato. E mi pare che il segnale sia già stato colto a Vado Ligure, dove la Cina è entrata nella società che gestirà la piattaforma».

E la sfida con il Nord Europa?

«Si vince appunto con i sistemi portuali che gli sono più vicini. Non possono essere certo Napoli e Salerno, che sono scali gateway e turistici, con milioni di passeggeri movimentati ogni anno. Ognuno deve avere la propria vocazione e Genova rappresenta la porta d'ingresso per il Sud Europa che ambisce a servire la Svizzera, l'Austria, la Bassa Germania. Dall'altra parte, Trieste e Venezia sono la porta verso l'Est Europa».

Prodi ha proposto di allargare la riflessione anche a Fiume e Capodistria.

«D'accordissimo, io l'ho anche detto nel mio recente viaggio in Cina agli operatori asiatici: la soluzione non è il Pireo e l'asse Belgrado-Budapest, ma quella dell'Alto Adriatico. Trieste ha sviluppato benissimo la sua vocazione ferroviaria. Spezia lo ha fatto per necessità, loro per tradizione, sulle rotte verso il vecchio Impero asburgico. L'Italia ha un gap profondo da recuperare, bisogna mettersi in marcia».

Nei confronti di chi?

«Il bilancio delle Fs si chiude con 9 miliardi di ricavi, quello delle ferrovie tedesche con 40, 20 dei quali di solo traffico merci. E lo stesso vale per i francesi. Sono numeri eloquenti, non crede?».

Quando si insediò, lei cominciò a parlare di Italia come molo d'Europa, di cura dell'acqua e del ferro. La accusarono di parlare per slogan. E ora che dice?

«Mi piace sempre rispondere con i fatti: le autostrade del mare, la cura dell'acqua, stanno viaggiando alla grande, l'Italia è regina nel traffico ro-ro e ormai è chiaro che sopra i 350 chilometri tutto debba viaggiare via mare. Gli incentivi del marebonus e del ferrobonus da questo punto di vista aiutano. E le Fs, che erano impegnate nella riorganizzazione, ora stanno puntando su Mercitalia con investimenti robusti. E nel sistema di incentivazione io metto anche gli interventi delle regioni in un'ottica di vero federalismo, di cooperazione».

Anche sulle strade avete però deciso di investire parecchio…

«Abbiamo ridotto i progetti faraonici, come la Orte-Mestre, non fattibile con un costo di 11 miliardi. Sfrutteremo meglio la linea tirrenica, intervenendo sull'Aurelia e insistiamo sulla realizzazione della gronda genovese, che è un fabbisogno reale. Dobbiamo solo cercare di capire come non caricare eccessivamente il costo dell'opera sulle tariffe autostradali. Vediamo se i vecchi contratti sono ancora applicabili. Ma Genova vuol anche dire potenziamento ferroviario della Voltri-Brignole, il nodo, il quadriplicamento».

Se dovesse indicare le priorità di Genova?

«Tre: Nodo, Gronda e diga portuale».

La diga costa…

«Stiamo mettendo a punto la creazione di un fondo dedicato a tutto il sistema portuale con Cassa Depositi e Prestiti e aperta ai privati per garantire maggiori risorse, con tassi d'interesse bassi che consentono di accendere mutui e realizzare le opere. Potrebbe valere anche per la diga».

Ma l'autonomia finanziaria, di cui tanto si è parlato in passato, è impraticabile?

«Io ci ho sempre creduto e ci credo ancora, è inserita anche nella riforma, ma dobbiamo sempre fare i conti con il bilancio generale. Allora è più giusto concentrarsi sull'efficientamento dell'esistente, sul miglioramento del sistema.


Fonte: LA REPUBBLICA - GENOVA

NOTA DI FAQTRIESTE : Leggendo attentamente l'articolo si capisce fin troppo bene a chi è dedicata questa intervista del ministro Delrio e appare chiaro che è stata rilasciata per rassicurare i genovesi, genericamente definiti, e per questo motivo pubblicata solo sulle pagine genovesi di Repubblica. Ritorneremo in un post seguente a ricordare alcune delle vicende che tradizionalmente hano visto contrapposti gli interessi di Genova e Trieste in almeno tre settori strategici : la cantieristica, la siderurgia e la portualità. Per il momento citiamo gli argomenti sui quali vale la pena fare qualche nota nei prossimi giorni.

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