giovedì 19 gennaio 2017

LA NOSTRA FORZA : I TRENI - INTERVISTA D'AGOSTINO DA LEGGERE

Vi proponiamo di leggere l'intervista al presidente D'Agostino dell'AdSP Mar Adriatico Orientale pubblicata sul Corriere Imprese Nordest di lunedì scorso che abbiamo illustrato con alcune slide della presentazione del Porto di Trieste di settembre 2016. ( a nostro avviso la migliore intervista del presidente AdSP Trieste )



Trieste tira dritto: «La nostra forza? I treni»
D’Agostino: «La concorrenza si fa a terra, non sul mare. E noi abbiamo una vocazione internazionale»

Oggi la vera concorrenza dei porti si fa a terra e non sul mare.
Il sistema non si crea con chi fa il tuo stesso mestiere, ma con chi fa un mestiere diverso, perché chi fa il tuo stesso mestiere è naturalmente in concorrenza con te.

Per questo, le vere sinergie che dobbiamo cercare sono tra porti e interporti e non tra porti e porti. Noi stiamo, quindi, lavorando con Cervignano, Fernetti e Opicina perché la nostra competitività si gioca sulla capacità di fare networking a livello interno. 
Non mi appassiona, invece, il ragionamento delle alleanze sul mare con altri porti dell’Adriatico» .

Sono parole di Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità portuale del mare Adriatico orientale  (ossia il Porto di Trieste), che senza astio, ma in modo netto, chiudono all’ipotesi di una  collaborazione stretta con Venezia.
«Intanto va detto – chiarisce – che come autorità portuali possiamo fare tutti gli accordi che vogliamo, io posso anche cenare ogni sera con Paolo Costa, ma poi le vere decisioni di collaborare o di contrastarsi spettano agli operatori privati a cui noi diamo le concessioni».

C’è poi la questione della differente vocazione fra i due porti: «Trieste –  afferma D’Agostino - è l’unico porto italiano che ha una vocazione prevalentemente internazionale, mentre Venezia, che lavora molto bene, tant’è che lo scoro anno ha aumentato i Teu di container da 500 a 600
mila, movimenta prevalentemente merci legate al sistema produttivo nordestino e nazionale.

Noi, invece – specifica –, scarichiamo soprattutto su treni in partenza verso la Germania, il Lussemburgo, l’Ungheria, la Repubblica Ceca, la Slovacchia e in generale verso tutto l’Est Europeo.



Inoltre – aggiunge – Venezia vede il suo futuro nell’aumento della movimentazione di container, noi invece siamo felici di avere un porto polivalente dove movimentiamo sì 500mila Teu di container, ma siamo anche il primo porto petrolifero del Mediterraneo, con i 42milioni di tonnellate
di petrolio che, grazie alla Siot, sono immesse nell’oleodotto che dal 1967 ci collega direttamente a Ingolstadt (in Baviera). Movimentiamo poi circa 700mila Teu equivalenti, grazie al traffico Ro-Ro (semirimorchi) dei due gestori turchi che sfruttano il porto franco, che c’è soltanto a Trieste (gestori che hanno comprato le quote di maggioranza dei due terminal che utilizzano) e ben oltre 10 milioni di tonnellate fra merci varie e rinfuse secche».


Trieste, dunque, riscopre la sua vocazione mitteleuropea e con i suoi 18 metri di fondali naturali, ma soprattutto migliorando la movimentazione interna, punta decisamente a sfruttare le sinergie con il trasporto ferroviario: «Pur rispettando il valore della rivoluzione portata nella logistica mondiale dai container, il mio obiettivo – spiega D’Agostino - non è andare ai convegni a dire che movimento tanti container, ma creare lavoro e sviluppo nel sistema che fa riferimento a questo porto. 

In tal senso abbiamo scelto di investire sui treni, perché abbiamo la fortuna di poter contare su una rete ferroviaria verso il Centro-Est Europa, che è ben lungi dall’essere saturata. Lo scorso anno – dice ancora -, abbiamo ridotto i costi di movimentazione del 35% e i tempi di oltre il 50% e siamo così passati da 5.000 treni a 7.600. Oggi abbiamo una capacità di 11.300 treni e prevediamo di portarla a 20mila quando sarà completata la nuova stazione di Campo Marzio. Tutto ciò ci ha permesso di aumentare il personale della società ferroviaria interna dai 26 dipendenti del 2015 ai 62 odierni, che diventeranno 75 il prossimo anno». 


Il ritorno alla vocazione mitteleuropea di Trieste, sgombra il campo anche dall’idea di una concorrenza «suicida» con Venezia: «Certamente – chiarisce D’Agostino – tutt’e due miriamo ad attrarre le navi portacontainer che arrivano da Suez, evitando che allunghino la strada raggiungendo altri porti del Mediterraneo o del Nord- Europa. 

Noi, però, guardiamo soprattutto a movimentare merci verso il Centro-Est Europa, ma possiamo anche svolgere, come in effetti già facciamo, il ruolo di transhipment con le mega portacontainer, che scaricano su navi più piccole dirette verso porti con fondali più bassi come Rijeka, Ancona, Ravenna, Venezia, Pescara, Ortona ».

Ovvio, tuttavia, che a Trieste non si veda di buon occhio l’idea di Venezia di realizzare un’isola- terminal off shore per far attraccare le grandi portacontainer: «Noi – afferma il presidente  dell’autorità portuale triestina - abbiamo avuto sul porto centinaia di milioni di euro di investimenti
privati, come per esempio i 188 milioni per il raddoppio del molo VII, e se Venezia ha i privati che vogliono investire faccia pure la sua isola-terminal.
Ma capisco chi non con condivide il fatto che si vogliano chiedere alle casse dello Stato un miliardo di fondi pubblici per far concorrenza ai privati che hanno investito su Trieste o altrove».

Insomma, la collaborazione con Venezia non è alle porte, «anche perché – aggiunge D’Agostino – per una vera collaborazione ci vorrebbe un’autorità portuale unica, ma alla fine, comunque, le dinamiche sono decise dal mercato e io ho scoperto dai giornali che l’unica linea con il Far East
che aveva Venezia, con una nave da 4mila Teu, sarebbe stata spostata su Trieste con una nave da 10mila Teu».

Carlo Tomaso Parmegiani




1 commento:

  1. Collegamenti Ferroviari e futuro della Portualità Triestina.

    Un Porto moderno non vive chiaramente soltanto di banchine e fondali, e quindi penso che per far si che lo Scalo Triestino possa diventare un vero Hub bisogna metter mano ai suoi attuali vetusti "ultra centenari" tracciati ferroviari, che potendo contare su soltanto due binari non credo sarebbero in grado di smaltire i notevoli volumi di movimentazione annua quantificabili in alcuni milioni di Teu in entrata/uscita Scalo, che un moderno Hub che può contare su fondali da 18 ml dovrebbe essere chiaramente in grado di generare, e quindi credo sia utopico pensare "che basti rammendare l'esistente" per eliminare le attuali carenze in fatto di Collegamenti Ferroviari e poter realmente materializzare quello che per ora è soltanto un nostro pur giustificato sogno "diventare in futuro uno dei fulcri di riferimento del Corridoi Baltico Adriatico".

    Le perplessità sul possibile futuro dei collegamenti ferroviari per lo Scalo Triestino, sono da imputare principalmente alle particolari caratteristiche ambientali del Territorio Carsico, ed al livello d'urbanizzazione presente lungo tutto il Ciglione ed alle conseguenti significative difficoltà per poter cantierizzare delle soluzioni percorribili che consentano di realizzare il raddoppio dei binari esistenti portandoli a quattro, in quanto soltanto in questo modo saremo in grado d'incrementare notevolmente la capacità/velocità della vetusta "linea bassa Aurisina / Trieste Centrale" per poter migliorare sensibilmente le sue potenzialità da porre al servizio sia del Comparto delle Merci che per quello dei Passeggeri.

    BRUNELLO ZANITTI Giuliano
    Nb. Ulteriori approfondimenti ed immagini si possono trovare sfogliano il mio Sito http://sceltemancate.trieste.it

    RispondiElimina