Sono anni che questo progetto sta sulle prime pagine dei giornali e dei media e onestamente non si riesce a distinguere se per le effettive qualità del progetto o se il merito va attribuito ad una capacità mediatica "potente" dei promotori e sostenitori.
IL PROGETTO RIGUARDA L'ALTO ADRIATICO ?
Il progetto nella sua ultima formulazione andrebbe a servire il terminal occidentale dell'Alto Adriatico. Noi abbiamo sempre cercato di affrontare il tema di questo progetto fuori da un campanilismo Trieste contro Venezia ma piuttosto cercando di inquadrarlo nella questione globale del gigantismo navale e delle mega portacontainer e in una disanima attenta a partire dai costi previsti e dai finanziamenti pubblici richiesti.
QUANTO COSTA IL PROGETTO ?
Il presidente Paolo Costa indica in 600 milioni di euro il finanziamento pubblico necessario per poter ottenere poi i milioni " cinesi " necessari a coprire una spesa prevista inizialmente di 2 miliardi di euro in totale.
Dalla tabella che abbiamo per altri motivi pubblicato ultimamente possiamo vedere che nessuno dei tre porti che hanno ricevuto i maggiori contributi pubblici negli ultimi quattordici anni ( Civitavecchia, Genova e Gioia Tauro ) è riuscito a raggiungere i 600 milioni " pubblici ".
E' evidente da questo raffronto che le nostre perplessità non sono campanilistiche ma sono perplessità che possono riguardare tutti i contribuenti.
PERCHE' E' UNA QUESTIONE MOLTO DELICATA ?
La capacità mediatica dei sostenitori del progetto off-shore è riuscita a tenere ben distinti il progetto dal suo contesto territoriale e in particolare il progetto Off-shore dalla realizzazione dell'altra megastruttura della laguna veneziana che è il MOSE. Da tempo i nostri migliori esperti ci hanno segnalato questa delicata vicenda che vede da un lato un secondo importante finanziamento pubblico ( l'off-shore ) senza che sia ancora conclusa la vicenda giudiziaria relativa al MOSE. Non abbiamo avuto modo e trovato le parole giuste per affrontare questa particolare questione che potrebbe esigere una qualche forma di "prudenza " o meglio di principio di precauzione. Non vogliamo e non possiamo scrivere una parola di più a questo proposito ma vi invitiamo a leggere l'articolo apparso su IL GAZZETTINO qualche giorno fa :
E' in questo contesto che andiamo a leggere l'articolo della NUOVA Venezia e Mestre dove si sostiene che il ministro Delrio appoggia il progetto Off-shore veneziano presso il CIPE
VENEZIA. Il progetto del
porto off-shore fa un passo avanti. Forse decisivo. Il ministro delle
Infrastrutture Graziano Delrio ha infatti scritto al Cipe chiedendo
l’approvazione del progetto preliminare Voops (Venice off-shore on-shore port
system) e l’autorizzazione ad avviare i lavori del primo lotto (fase 1) e la
progettazione definitiva.
Un atto che il presidente dell’Autorità portuale
Paolo Costa aspettava da mesi. «Ringrazio il ministro per aver tenuto fede a
quanto aveva promesso», commenta Costa, prossimo alla scadenza da presidente,
«questo ci consente finalmente di andare avanti con la ricerca dei
finanziamenti privati».
Soldi che dovrebbero arrivare dalla Cina, per coprire
la parte privata dell’investimento di circa 2 miliardi di euro, in parte finanziato
dallo Stato con 948 milioni per le difese a mare e il porto petroli.
La lettera, partita dalla
direzione generale del ministero delle Infrastrutture, è datata 8 agosto. Il
ministero propone al suo comitato che distribuisce i finanziamenti per le opere
pubbliche «l’approvazione in linea tecnica del progetto preliminare “Hub portuale
di Venezia, piattaforma d’Altura al Porto di Venezia e Terminal container
Montesyndial” con le prescrizioni e le raccomandazioni delle amministrazioni
competenti, degli enti gestori delle interferenze e del Consiglio superiore dei
Lavori pubblici, anche ai fini della attestazione della compatibilità
ambientale, della localizzazione urbanistica e della apposizione del vincolo
preordinato all’esproprio e l’autorizzazione all’avvio dei lavori della Fase 1
(primo lotto) e della progettazione definitiva fase 1 (lotto 2)».
Adesso toccherà al Cipe
mandare avanti la pratica. Ma sembra alquanto improbabile che il comitato
interministeriale possa ignorare l’invito del suo ministero a procedere.
Un atto che arriva dopo
qualche mese di silenzio. Opinioni contrastanti anche all’interno del
centrosinistra sull’opportunità di avviare la grande struttura al largo di
Chioggia che dovrebbe ospitare le navi portacontainer transoceaniche di ultima
generazione. «Ma è l’unica occasione per rilanciare la portualità italiana»,
ripete Costa, «opera in qualche modo risarcitoria del porto veneziano che
altrimenti si troverebbe penalizzato con le opere del Mose». Per questo,
proprio quando Costa era sindaco nei primi anni Duemila, si era progettata su
richiesta del Comune la conca di navigazione a Malamocco. Centinaia di milioni
di euro di spesa, ma la struttura si è rivelata presto inadeguata. Troppo
piccola per le navi moderne, già inutilizzabile. «Portando i container al largo
si intercetta il traffico del futuro», insiste l’Autorità portuale, «e questo
non va a danno di nessuno, né di Trieste né del Tirreno».
Un grande progetto nato
anche per mettere in pratica, dopo più di 40 anni, i dettami della Legge
Speciale che prescriveva allora di allontanare i traffici petroliferi dalla
laguna.
L’off-shore al largo
consentirebbe di tenere fuori dalla laguna le petroliere e anche le grandi
portacontainer. Le merci sarebbero caricate e trasportate a Marghera, nella
nuova area logistica ricavata nell’ex Montesyndial. «Daremo lavoro a 1600
persone», promette Costa. Chi pagherà i costi della nuova grande opera? 948
milioni sarebbero a carico dello Stato, un miliardo e trecento milioni dei
privati. Compagnie di armatori cinesi che Costa sostiene di avere già
disponibili. Qualche mese fa li ha presentati al sindaco Luigi Brugnaro, in
luglio a un convegno sulle Vie della Seta organizzato dalla fondazione di
Romano
Prodi e Enrico Letta. Un
progetto su cui Costa punta molto. Che adesso ha fatto un importante passo
avanti. Già nella prossima seduta il Cipe potrebbe esprimersi come richiesto
dal ministro sul progetto Voops e sbloccare autorizzazioni e finanziamenti.
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