Grande mappa con gli scali europei e mediterranei e un articolo di Massimo Minella sul nuovo porto di Tanger Med nell'area di Gibilterra. Ma il nostro sguardo cade inevitabilmente sulla mappa e su quel punto centrle della mappa e dell'Europa dove solitamente troviamo il Porto di Trieste. NON C'E' !
Non ci resta che leggere l'articolo per cercare di capire i perchè della scomparsa o meglio della cancellazione...
Tanger Med, la sfida a Mare Nostrum è oltre Gibilterra
21
Luglio 2019
Nella
complessa partita del transhipment delle merci tra Asia ed Europa per gli scali
Mediterranei e italiani in particolare c’è un nuovo competitor: il grande porto
marocchino di Tangeri. Cento ettari di infrastrutture con un investimento di
1,3 miliardi
di
MASSIMO MINELLA
Sulla
linea di confine fra Mediterraneo e Atlantico, Tangeri rivendica la sua “scelta
geopolitica” fin dal nome del suo nuovo porto, Tanger Med, un colosso che
ambisce a muovere 10 milioni di container, poco distante dai leader nordeuropei
di Rotterdam e Amburgo. Formato da tre differenti scali su una superficie
totale di oltre 100 ettari, Tangeri si candida quindi a nuovo punto di
riferimento dei traffici internazionali su quella rotta “pendulum” che
dall’Asia attraversa il Mediterraneo entrando da Suez e uscendo da Gibilterra,
prima di attraversare l’Atlantico e scalare la costa orientale degli Stati
Uniti e poi fare ritorno. Chi intercetta il flusso di merce caricato sulle
grandi navi portacontainer e poi lo redistribuisce dentro al Mediterraneo su
unità più piccole, “feeder’, ha in tasca una fetta robusta di business e può
giocare da protagonista la nuova sfida della Via della Seta che dall’Asia punta
a servire l’Europa, inondandola di merce.
Espansione continua
Su
queste direttrici si sta muovendo Tanger Med, con un progetto in continua
espansione che scavalca le linee di confine per inserirsi a pieno titolo dentro
a quel “Mare Nostrum” da servire al meglio lungo tutta la catena logistica e
con le varie modalità di trasporto, a cominciare ovviamente dal mare per
proseguire con la strada, la ferrovia e il cielo.
Non
sono momenti facili per la movimentazione del container e l’andamento ciclico
del mercato quest’estate punta verso il basso (flessione media per container,
200 dollari). Eppure la sfida di “Tanger Med” è tutta giocata sul signore assoluto
dei mari, quando di business si parla: il container. Da poche settimane,
infatti, grandi compagnie armatoriali e operatori della logistica devono
aggiornare i propri piani, valutando l’offerta di “Med 2”, il nuovo polo
portuale della città di Tangeri, paradigma di una sfida che il Paese africano
vuol giocare con l’obiettivo di entrare nella “top twenty” del traffico
marittimo mondiale.
Con
un investimento pubblico di 1,3 miliardi di euro per la costruzione di altri
4,6 chilometri di banchine, il porto operativo all’interno del progetto
complessivo Tanger Med avrà due terminal per container, aggiungendo nuova
capacità di movimentazione per 6 milioni di container. Visto che già oggi lo
scalo vale circa 3 milioni di pezzi da venti piedi (l’unità di misura è il
teu), si arriva così a un’offerta complessiva di oltre 9 milioni di teu, numero
che fa di Tangeri uno degli hub globali della logistica e di Tanger Med il
primo porto del Mediterraneo, con merci provenienti soprattutto da Africa
(38%), Asia (26), Europa (27) . Merito di una geografia baricentrica per il
business marittimo che colloca lo scalo sullo stretto di Gibilterra, in
connessione con 186 porti di 77 Paesi del mondo e a 40 chilometri dalla sponda
mediterranea europea.
Soldi pubblici e privati
L’inaugurazione
del nuovo terminal è servita anche a ricordare i numeri totali
dell’investimento africano: dalla sua partenza a oggi, il progetto ha visto un
investimento complessivo, fra pubblico e privato, di 8,1 miliardi e oggi e’ una
realtà che alla movimentazione del container unisce quella dei passeggeri (7
milioni), degli autoarticolati (700mila)e dei veicoli (un milione), dando
lavoro a 75mila persone, fra dirette e indotto in attività di servizio a valore
aggiunto (conservazione, magazzino, stoccaggio, prime lavorazioni). Sono
comunque numeri che i vertici dello scalo considerano di partenza, visto che il
progetto finale punta a fare di Tanger Med non solo il primo porto per la
movimentazione dei traffici, ma anche una piattaforma logistica e industriale
su cui già oggi operano oltre 900 aziende per un volume di esportazioni annuo
di 7,3 miliardi, attive in ogni comparto, dall’industria automobilistica
all’aeronautica, passando per il tessile e il commercio in generale.
Qui
la merce caricata e scaricata dai container conosce tutti gli anelli della
catena logistica, con lavorazioni e organizzazione del trasporto fino alla
consegna finale affidata a marchi come Dhl, Bolloré, Dachser, Natl, Nippon
Express da multinazionali come, solo per citare alcuni nomi, Adidas, Decathlon,
Huawei, 3M, Bosch e Renault Nissan che già nel 2012 ha collocato qui la sua
base logistica. Il tutto in soli due anni di attività, visto che la consegna
delle aree del Porto 1 è avvenuta nel 2017, insieme al terminal passeggeri e merci
ro-ro (traghetti).
Già
definito l’assetto operativo del nuovo terminal, con la conferma di uno dei
leader mondiali del settore come Maersk Apm, che gestirà il terminal TC4 del
Porto 2 con una concessione trentennale, in aggiunta a quella già gestita nel
porto 1. Il valore dell’investimento privato in una struttura quasi totalmente
automatizzata è di 1,1 miliardi. Da queste basi, si diceva all’inizio, passa
una sfida antica, che risale addirittura ai tempi dei Fenici, quando già Europa
e Africa attraverso Gibilterra si scambiavano merci e persone. La necessità di
coniugarla oggi secondo nuovi schemi pone proprio la logistica al vertice dei
progetti.
I concorrenti
Per
servirla al meglio, infatti, diventa fondamentale garantirsi la leadership del
trasporto della merce, trasbordandola dalle grandi navi madri alle unità
feeder. Sono i porti di transhipment, come Algeciras, in Spagna, Port Siad, in
Egitto e Gioia Tauro, che pur alle prese con una flessione importante dei
traffici non rinuncia al suo ruolo dentro al Mediterraneo. La crescita di
Tanger Med, che lo scorso anno ha movimentato 3,4 milioni di teu, può
sconvolgere questi assetti, anche se è nella crescita complessiva del mercato
l’elemento su cui scommettere.
Rispetto
ai giganti del Nord Europa, infatti, i porti mediterranei appaiono ancora
troppo piccoli (il solo Rotterdam vale più di tutti i porti italiani messi
assieme). La causa? Più d’una: una frammentazione della catena logistica; una
rottura di carico della merce che scaricata in porto, deve attendere anche
giorni prima di prendere la via del trasporto di terra (gomma o ferro); la
cronica carenza di grandi infrastrutture. Fino a che non si supereranno questi
limiti non ci saranno grandi opportunità di crescita e il Mediterraneo
continuerà a essere piccolo e chiuso.
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