L'AGITAZIONE DEI CAMALLI TRIESTINI DIVENTA PUNTOFRANCHISTA TRASVERSALE
Venerdì
5 luglio il sindacato autonomo USB e il CLPT - Coordinamento Lavoratori Portuali
di Trieste ha organizzato una riunione “per valutare i risultati raggiunti in
merito alla petizione sottoscritta da oltre 600 lavoratori del porto per
l’attuazione di quanto previsto dall’Allegato VIII del Trattato di Pace”, il
documento che nel 1947 disciplinò il regime di porto franco del porto di
Trieste, oltre che per tirare le somme sul “rispetto di leggi, regolamenti,
ordinanze, decreti da parte delle aziende operanti in porto”.
La
conclusione è stata che la petizione “è stata finora del tutto ignorata” e che
“numerose sono le criticità” sul secondo punto all’ordine del giorno. Tanto da
deliberare “l’avvio dello stato di agitazione e l’immediata convocazione di
un’assemblea permanente dentro il porto, con la richiesta di un incontro con il
presidente della Regione Massimiliano Fedriga (Lega), il senatore Stefano
Patuanelli (M5S, considerato fra i potenziali successori di Danilo Toninelli in
caso di rimpasto) e il presidente dell’Autorità Portuale Zeno D’Agostino”.
I
tre erano fortuitamente tutti a Trieste nelle stesse ore per gli accordi con
l’Ungheria, ma, a testimonianza della sensibilità per i temi del lavoro
portuale (e non solo, come vedremo) e della portata dell’azione di USB e CLPT,
hanno immediatamente raccolto l’invito e incontrato i rappresentanti dei lavoratori.
Con
esito, a giudicare dalla nota rilasciata dalle sigle, più che positivo per i
lavoratori. Non solo infatti è stato fissato un incontro in AdSP, svoltosi
ieri, per fare il punto sulle questioni più prettamente sindacali.
“Va dato atto ai vertici dell’Authority – ha spiegato
Stefano Puzzer, del CLPT – di aver messo ordine nel caos che regnava prima
sulle banchine triestine, creando un vero articolo 17 (l’ALPT - Agenzia per il
Lavoro Portuale del Porto di Trieste), imponendo la trasformazione in articoli
16 delle cooperative che fornivano impropriamente manodopera e favorendo la
diffusione di un CCNL prima tutt’altro che scontato. Episodi di abuso sugli
orari e di violazioni contrattuali, però, si verificano ancora ed occorre
sanarli”.
Ma
il risultato i lavoratori lo hanno incassato sull’altro tema, l’applicazione
dell’Allegato VIII. E se anche solo una delle rivendicazioni legate
(“assunzione diretta di tutti i lavoratori operanti in porto – operativi e
amministrativi – da parte dell’Ente gestore del Porto Franco Internazionale di
Trieste, cioè l’AdSP; contrattazione di primo livello specifica per il Porto
Franco Internazionale di Trieste; regime fiscale speciale per i salari dei
lavoratori del Porto) dovesse esserne oggetto, è sicuramente un successo che
USB e CLPT abbiano ottenuto da Fedriga, Patuanelli e D’Agostino
l’organizzazione di un incontro a fine luglio presso il Ministero
dell’Economia.
“Parleremo soprattutto del regime fiscale da applicarsi
ai salari dei portuali. L’Allegato stabilisce che le tasse sul lavoro restino
al Porto Franco, per cui quello che proporremo è che l’Irpef di tutti i CCNL
sottoscritti da imprese triestine non sia versata all’erario ma all’AdSP” ha
spiegato Puzzer. Un’idea che, naturalmente, non ha incontrato la contrarietà di
Fedriga né, soprattutto, di D’Agostino: “Da che sono presidente ho dialogato
bene coi lavoratori. Ma questa è una problematica romana, giusto e positivo che
se ne parli a Roma e non a Trieste”.
Operatori in fermento per l’IMU a
FREEeste
L’inedito
fronte comune istituzioni-lavoratori potrebbe saldarsi anche con quello
imprenditoriale, in fermento, quanto ad Allegato VIII e ricadute fiscali, per
le pretese ICI/IMU che il Comune di San Dorligo sta accampando sui capannoni
dell’ex Wärtsilä, divenuti da inizio anno sede di Punto Franco sotto il brand
FREEeste coniato da Interporto Fernetti (il proprietario) e AdSP.
Vicenda
riepilogata da Stefano Visintin, presidente dell’associazione triestina degli
spedizionieri: “Wärtsilä, in vista della
cessione, ottenne per i capannoni la classificazione E1, vantaggiosa per gli
operatori logistici e analoga a quella di cui Interporto beneficia a Fernetti.
Recentemente, però, la classificazione è stata riportata a quella industriale,
si da indurre il Comune di San Dorligo della Valle al ricalcolo dell’IMU
dovuta. Un’assurdità che si somma al noto e risalente caos della
classificazione delle aree di questo tipo”.
C’è
però un aspetto ulteriore, che lega questa tematica a quella dei portuali sul
filo dell’Allegato VIII: “Premesso che
della cosa si dibatte da 70 anni senza soluzione, questo documento stabilisce
che sulle merci movimentate in Punto Franco non si possono imporre ’dazi
doganali o pagamenti diversi da quelli imposti per servizi resi’. È chiaro che
IMU/ICI su capannoni usati per il deposito delle merci in questione ricadono
indirettamente sulle merci stesse. Così come è chiaro che né il Comune di
Trieste a Trieste né quello di San Dorligo nelle aree ex Wärtsilä prestino
alcun servizio. Per cui l’imposizione di queste imposte è incompatibile con
l’Allegato VIII, occorrerebbe forse che l’AdSP, titolare della gestione del
Punto Franco, ottenesse un’interpretazione autentica sul tema” ha aggiunto
Visintin.
Da
cui la solidarietà con la battaglia dei portuali: “Ci sono due ordini di problemi. Il primo è che l’Allegato VIII non è
mai stato recepito nella maggior parte del corpus legislativo repubblicano, con
rare eccezioni come l’84/94, sicché oggi esiste una sedimentazione di leggi che
ne ignorano il dettato, ponendovisi in contrasto e creando non pochi problemi
giurisprudenziali. Il secondo è che i suoi principi generali vanno declinati:
se è complesso farlo per l’IMU, per l’Irpef dei portuali è anche più
articolato. Ma il modo si può trovare, l’Allegato è in vigore e va attuato. Ne
beneficerebbe il porto di Trieste, ma anche il paese, dato che i suoi
competitor sono tutti stranieri”.
Andrea
Moizo
FAQTRIESTE fa i complimenti al giornalista di Ship2shore che ha spiegato molto bene i termini della vicenda, ostica per chi non è di queste parti. Noi di FaqTrieste ci prendiamo per ultimi assieme ad altri soggetti più importanti di noi una piccola parte di merito per avere affrontato questi temi con pazienza e cercando di essere chiari e divulgativi durante i nostri cinque anni di attività.
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