sabato 15 giugno 2019

MATERIALE BELLICO NEI PORTI ITALIANI - UNO SGUARDO D'INSIEME

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Le cronache dai porti di queste ultime settimane ci hanno riproposto la questione del passaggio di materiale bellico per gli scali commerciali italiani o meno. Le reazioni nei porti e in particolare dei lavoratori portuali sono state diverse e proporzionate alla tradizione di mobilitazione degli scali interessati. Dario Fo ha
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scritto negli anni settanta uno spettacolo dal titolo: " Il padrone conosce 1000 parole. L'operaio ne conosce 300. Per questo lui è il padrone." I portuali nella vertenza sui generatori Teknel hanno dimostrato che conoscono più parole e
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bolle di consegne sia dell'AdsP, della Prefettura e della CGIL che volevano accreditare per generatori ad uso civile quelli che sono ora bloccati nello scalo genovese. A Trieste quando si affronta l'argomento c'è una certa indifferenza (più avanti si vedrà) e superficialità che nasce dalla storia di questo porto e dei suoi lavoratori. 




Nel 1973 dopo il colpo di stato del generale Pinochet in Cile i "rossi" portuali triestini si rifiutarono di sbarcare le merci da due navi cilene. Le merci furono scaricate dai portuali "socialisti" del porto di Koper della Jugoslavia del maresciallo Tito. 

Abbiamo raccolto anche qualche commento per cui non è importante la merce che si tratta (caricare e scaricare è sempre business) e che i pacifisti e i loro simpatizzanti finiranno solo per far perdere altri posti di lavoro. Su questo modo di ragionare per cui si deve fare LAVORO a qualsiasi costo ritorneremo con altri esempi nei prossimi giorni. 
















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