domenica 9 giugno 2019

DOPO MONACO UN BUON MODO DI INIZIARE LA SETTIMANA

Così Trieste lancia la sfida ai giganti europei
Monaco di Baviera - Circondato da confini, Trieste è l’unico porto che oggi sfida Amburgo e Rotterdam sui loro mercati naturali, invece di subirne la concorrenza nel proprio bacino. Dopo aver incassato tre diversi accordi al Transport Logistic, lunedì il presidente del porto, Zeno D’Agostino, firmerà l’intesa con Rfi

ALBERTO QUARATI, INVIATO - GIUGNO 08, 2019

Monaco di Baviera - Circondato da confini, Trieste è l’unico porto che oggi sfida Amburgo e Rotterdam sui loro mercati naturali, invece di subirne la concorrenza nel proprio bacino. 

Questo grazie all’intermodalità: dopo aver incassato tre diversi accordi al Transport Logistic di Monaco, lunedì il presidente del porto, Zeno D’Agostino, firmerà l’intesa con Rfi per il potenziamento della ferrovia a Trieste, per un valore di 200 milioni di euro, con l’obiettivo di portare la capacità dello scalo a 25 mila treni movimentati l’anno entro il 2025. Per fare un confronto su quanto sia focalizzato l’impegno di questo porto sul traffico ro-ro, basti pensare che Genova (con un traffico container più di tre volte maggiore rispetto a Trieste) muove circa 7.000 treni l’anno.


Ma per Trieste, il gioco vale la candela: lo scalo ha chiuso il 2018 movimentando circa 10 mila treni ( +12%, con 210 mila camion tolti dalla strada); quest’anno, dice D’Agostino, si andrà verso 14 mila unità a fronte di una capacità complessiva di 18 mila. Sotto il profilo politico, gli accordi di Monaco si dividono in due tipi: quello con Dfds per avviare da fine luglio un servizio di treni bisettimanale con Norimberga ha un taglio più operativo, quelli con Kombiverkher e Ferrovie lussemburghesi sono invece più politici, «perché - spiega D’Agostino - aprono alla possibilità di una partecipazione azionaria presso i mega-retroporti di Neuss e Bettembourg» con cui Trieste ha già avviato da tempo numerosi collegamenti ferroviari e con cui ora però - tramite «partecipazioni piccole, intorno al 5%» - il porto vuole consolidare la sua rete nel pieno delle aree di influenza dei big Nordeuropei. Il patto con Rfi riguarda invece tre stazioni merci nel porto giuliano, Campo Marzio, Servola e Aquilinia. A fine interventi, la prima infrastruttura sarà predisposta per i treni da 750 metri e da sola potrà gestire potenzialmente 19.500 treni l’anno.

Servola - a ridosso della Piattaforma logistica dove è in corso la trattativa per l’ingresso di China Merchants - avrà quattro binari e nel medio termine gestirà 3.000 treni; infine Aquilinia con 20 tracce, spazio per i treni da 750 per 1.200 unità l’anno. Il tutto accompagnato dalla riapertura di alcune linee che passano nel ventre di Trieste, e che serviranno a collegare le tre stazioni. Sulla base dell’accordo Trihub, siglato con la visita del presidente cinese Xi Jinping a marzo, nel potenziamento del nodo triestino dovrebbe essere coinvolta anche la società cinese Cccc: e qui si completa la strategia di D’Agostino, con l’estensione della rete verso Est.

Trihub infatti prevede la partecipazione di Trieste all’interporto di Kosice, che il gruppo orientale sta realizzando in Slovacchia, ma anche, in futuro, in strutture analoghe in Cina. Lo stesso accordo con le Ferrovie lussemburghesi prevede in futuro l’inoltro della merce da e per Trieste verso Oriente, in particolare sono in corso contatti con la città cinese di Chengdu.

La spinta sul fronte intermodale è arrivata da Trieste grazie agli investimenti delle compagnie turche, il gruppo Ekol in particolare, che hanno fatto di queste banchine il crocevia dei traffici tra Germania e Penisola Anatolica. Non solo. Come sottolinea D’Agostino, Trieste è sempre più il porto della manifattura europea, ormai tutta a Est: «Da qui parte ad esempio la componentistica, realizzata in Ungheria, delle Case automobilistiche coreane da assembleare in America». Il viaggio più corto sarebbe via Amburgo, ma per una volta, a soffiare traffico, c’è un porto italiano.


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