Seguo all'articolo apparso su Face Book circa la questione
della Belt&Road Initiative con spiegazioni di Chellino del Sole24Ore
.
Giuseppe Chellino del Sole24Ore presenta delle perplessità sull'accordo con la
Cina.
Anch'io ho delle forti riserve, ma non sono quelle di Chellino.
1)Questa,a
mio parere,è una azione di cui valuteremo in seguito gli eventuali benefici ma
che presentemente paga lo scotto di muoversi contro ad ogni senso di prudenza
nella politica internazionale. Tutti sappiamo che le strutture della U.E. come
sono costituite oggi, altro non sono che vestiti su misura per la Germania e
per i suoi reggicoda(in primo luogo l'Olanda). Poi la Francia, Junior Partner
della Germania, ma che senza la Germania conta come il due di briscola (anche
se fanno sempre balenare il possesso di armi atomiche come status di potenza).
Sappiamo anche che di amici in Europa non ne abbiamo e quindi la copertura
delle spalle la dobbiamo cercare negli USA di Trump. Ora, in politica estera,
restare isolati e concupiti come prede è la peggiore delle condizioni possibili
che deve essere assolutamente evitata. E dunque, come mai ci si muove con
questa leggerezza? Sono stati valutati i benefici e i costi in termini di
isolamento sia nella UE che derivato dall’irritazione degli USA? Con i nemici
nella U.E. e la mancata copertura USA quali garanzie abbiamo? Spero non salti
fuori il solito furbone che dica che a noi non ce ne frega un ca@@o di nessuno
e quindi possiamo fare quello che vogliamo! Ci sarebbe di che ridere! Intanto,
subito dopo dell'Italia, la Francia di Macron ha sottoscritto una serie di
accordi commerciali di gran lunga più corposi anche in tema di armamenti, senza
che nessuno si permetta di dire mezza parola. Già qui dovrebbe essere valutato
il vero peso del Paese. Ma siccome non tutti sono degli sprovveduti, spero che
ci siano stati degli accordi preventivi di comportamento con lo 'sta bene'
degli USA.
2)Chellino osserva che la mancanza di una accordo generale che
faccia parlare la UE come una voce sola di fronte alla Cina,sia un grave
errore. In effetti non è una bella situazione ma non dobbiamo dimenticarci che
se l'Italia avesse aderito a questo tipo di presentazione avremmo sempre e
comunque avuto sia la Germania (p.e. North Stream 2)che la Francia sempre un
po' più uguali degli altri e sempre pronti a comprimere gli interessi italiani
se contrari ai loro. E allora? Prima di imbarcarsi per fare numero, è
necessario sapere cosa si paga di pedaggio e di quali benefici è possibile
usufruire. Per questo un rapporto di alleanza extra UE con gli USA, fosse anche
di parziale dipendenza, è ineludibile.
3) L'uso del porto non solo di Genova ma
tanto meno quello di Trieste per le note clausole non può essere inibito. Resta
allora cogente il fatto degli investimenti e la conoscenza delle pretese della
Cina sulle garanzie e libertà operative e direzionali a salvaguardia dei denari
investiti. Ci dicono che nulla può essere imposto all'Autorità Portuale; ma per
ora si tratta di un simpatico enunciato teorico che è solo una dichiarazione di
buona volontà ma a parte di questa, esiste un trattato scritto, pubblico e
consultabile da cui derivi il metodo operativo? Allo stato dei fatti, mi pare
di no.
4) Altro punto da valutare è-come sempre, quando si parla di Genova-
l'ammontare degli investimenti (veri o presunti) destinati a Genova e Trieste.
Non ho dubbi che quanto diretto a Trieste sarà di gran lunga inferiore a quanto
destinato a Genova, mentre con i faraonici lavori già previsti a Genova (con
finanziamenti messi a bilancio) , Trieste resta sempre con la strettoia a
doppio binario e senza collegamento con la Transalpina che abbisognerebbe di un
accordo con la Slovenia e magari la sostituzione della presenza ungherese ( già
terminata) con accordi con l'Autorità Portuale di Trieste che possa disporre
dei suoi propri finanziamenti come da Allegato VIII.
5) A questo punto,
inevitabilmente, si torna a coppe, cioè sul punto cardine di tutta la baracca!
L’iniziativa del Governo italiano come si configura con la sua funzione di
Amministratore? Non risulta che essa sia mai cambiata né con il Trattato di
Osimo né con la Convenzione di Vienna sul diritto internazionale
consuetudinario (anche se qualcuno ci fa qualche pensierino). Come mai nessuno
dei nostri rappresentanti non ha detto una parola né ha richiesto chiarimenti
restando in un silenzio di tomba? Come mai, almeno per fare buon peso di una
questione di non disprezzabile livello, nessuno ha chiesto ai due garanti del
Memorandum di Intesa (USA e U.K.) di chiedere all’Italia spiegazioni politiche
e CONTABILI sulla gestione della sua Amministrazione? Tutti sappiamo che in 65
anni di Amministrazione, se avessimo avuto i nostri denari (pur depurati dai
costi di Amministrazione – quanti? Tanti vero? Magari tutti?) avremmo avuto da
noi la possibilità di costruirci il nostro porto allo stato dell’arte, senza
pitoccare con il cappello in mano. A Genova vengono concessi denari
PUBBLICI in quantità; a Trieste non
abbiamo neppure la minima idea di quanti siano i cespiti del porto che
dovrebbero essere tenuti – assieme a tutte le partite contabili riferentisi a
tasse, imposte, accise – in una contabilità separata da parte del Governo nella
sua funzione di Amministratore.
Naturalmente, come tutti i triestini, non posso
che sperare che le cose vadano per il meglio ma sperare non basta! Bisogna
anche mettersi nella condizione di conoscere le cose e pretendere i propri
diritti.
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