Impatto dei Piani Organico Porto sul
lavoro portuale in Italia.
29 Marzo 2019
(FERPRESS)
- Roma, 29 MAR - Lo scorso 26 marzo si è tenuto a Roma un incontro seminariale organizzato
dalla Fondazione Scuola Italiana Logistico Portuale (SILP) dal titolo l’Impatto
dei Piani Organico Porto sul lavoro portuale in Italia.
Il Piano Organico
porto, previsto dal cosiddetto “correttivo porti” (DL n. 232 del 2017). E’ “un
documento strategico – che le 15 AdSP erano chiamate a redigere nel corso
dell’anno passato - orientato alla ricognizione e all’analisi dei fabbisogni
lavorativi in porto”, necessario per destinare le risorse economiche (non
marginali) messe a disposizione dalla legge, per garantire l’allineamento degli
organici del Porto alle nuove esigenze del mercato (formazione, aggiornamento professionale
e ricollocamento).
L’incontro si proponeva di avviare, al termine di questo
primo esercizio, una riflessione trasversale sugli elaborati prodotti, proprio
perché era apparso subito chiaro che il proposito del decreto doveva essere completato
da un confronto metodologico ed operativo tra le AdSP al fine di identificare
strumenti di lavoro e approcci condivisi che, ferme restando le specificità di
ciascun porto, potessero alla fine consentire di comporre un quadro complessivo
degli organici porto del Paese.
Purtroppo un primo risultato dell’incontro è
stato che i 15 Piani organico porto possono essere considerati come 15 romanzi
diversi e non come 15 capitoli di un unico romanzo. Manca una trama comune, una
condivisione dei profili professionali presenti in porto, un elenco di
contenuti e di linee guida per l’impostazione del quadro dei lavoratori, dei
fabbisogni formativi e dei conseguenti piani formativi.
Le 4 Autorità che hanno
illustrato i propri percorsi di definizione del Piano (Mario Sommariva,
Trieste; Sergio Prete, Taranto; Paolo Ferrandino, Ravenna; Alessandro Franchi,
Cagliari) hanno di fatto descritto 4 percorsi autonomi ed originali, tutti
portatori di spunti interessanti e, senza ombra di dubbio pertinenti rispetto
alle esigenze del Porto.
Tuttavia ciò che manca sono proprio i tratti comuni,
ovvero gli elementi che aiutino a comporre un quadro esaustivo del lavoro
portuale in Italia, nonché i fenomeni ed i processi che possano orientare
politiche attive del lavoro di settore di livello nazionale. I contributi degli
esperti internazionali (Guy Vankrunkelsven, Associazione Terminalisti Porto di Anversa)
e di esponenti del mondo imprenditoriale (Luigi Robba, Assiterminal), di
Assoporti (Franco Mariani), del mondo sindacale (Natale Colombo e Maurizio
Colombari Filt CGIL) e degli art. 17 (; Roberto Rubboli, Ancip, Luigi Cianci,
CULMV e Alessandro De Meo Cooperativa Neptunia) hanno confermato la necessità di
armonizzare gli interventi sul lavoro portuale, ribadendo inoltre l’esigenza di
incrementare gli sforzi sul versante della formazione, andando oltre la logica
dell’affiancamento tipica dei lavori scarsamente qualificati, verso una
formazione più strutturata e specializzata tipica dei lavori più qualificati.
In
conclusione dell’incontro i partecipanti proprio per recuperare la dimensione di sistema nazionale
dei Piani organico porto hanno condiviso di sollecitare il Ministero delle
Infrastrutture e trasporti ed in particolare il Vice Ministro Rixi circa la
necessità di inserire il tema del lavoro portuale tra gli argomenti in agenda
della prossima conferenza nazionale sui porti. Gli atti dell’incontro sono
disponibili nel sito della Fondazione SILP
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