I LAVORATORI :NO AL MERCATO DEI BARBARI SUI MOLI
"Siccome
il Presidente non lo dice, lo diciamo noi. Dal 2009 al 2017 la produttività del
porto di Genova è cresciuta del 75%, ma i livelli di occupazione sono rimasti
invariati". Comincia da qui il "contropiano" dell'organico con
cui i portuali genovesi. partono all'attacco dell'Autorità. Un documento che è
stato presentato ieri mattina al Cap di via Albertazzi dai portavoce di un
nuovo soggetto nato sulle banchine:” Lavoratori per l’unità portuale”
La
sera precedente in una affollata assemblea "dipendenti dei terminal, dei
vari servizi, dei guardiafuochi, delle manovre ferroviarie e soci della Culmv
- spiegano i portavoce - tutti assieme
abbiamo sentito l'esigenza di creare questa realtà a sostegno della lotta
sindacale. Molti di noi sono per altro Iscritti alla Cgil o anche delegati, ma
questo è un momento difficile e abbiamo pensato che serva una maggior trasversalità
per affrontare un panorama dove sono ormai i fondi e le multinazionali a
dettare legge per imporre una visione che è quella di un "mercato dei
barbari" e che si può riassumere in una sola parola
"deregulation".
Le
strategie, in qualche caso già messe in atto - spiegano Luigi Cianci e Luca
Franza "sono quelle di sviluppare in porto una concorrenza al ribasso
attraverso jobs act, part time, e altri contratti con minori garanzie come
quello di Confitarma. Si vogliono privare i lavoratori della possibilità di
discutere di carichi, tempi e sicurezza, si cerca di estromettere il
sindacato”.
Quella
che raccontano “i portuali uniti” è una spirale perversa: gli armatori
impongono riduzioni di costi e i terminalisti per tagliare le spese cercano di
sostituire il lavoro della Culmv fatto di competenza e garanzie, con dei
precari meno qualificati e tutelati.
I
portuali hanno duramente contestato l'Autorità di Sistema per il Piano organico del Porto che "era
volutamente generico, limitato nel tempo e nelle previsioni, senza indicazioni
precise sui traffici e tanto meno sul futuro degli organici dei lavoratori. “
Questa mattina - dicono – a palazzo san Giorgio lo stesso presidente Signorini
ha riconosciuto queste criticità incaricando gli uffici di approfondire alcuni
aspetti riguardanti contratti e traffici”.
Da
Palazzo San Giorgio fanno sapere di aver accettato i suggerimenti ma di
ritenere il Piano già comprensivo dei dati oggetto di contestazione,
Nel
"contropiano" stilato dai portuali si legge ancora: "Neanche un
riferimento al Programma straordinario di investimenti appena varato, per un
valore di 1.061 milioni di Euro, per più del 90% pubblici, grazie alla legislazione
di emergenza a favore del Porto di Genova a seguito del crollo del ponte
Morandi. Va detto che In questo programma le parole "lavoro portuale"
e "lavoratori del Porto" non compaiono nemmeno una volta”
l
portavoce del "Lavoratori per l'unità portuale" evidenziano
un'ulteriore criticità. "Nel Piano - dicono non c'è neppure un accenno al
fatto che il prossimo anno entrerà in funzione la piattaforma di Vado Ligure
con cui Maersk conta di muovere 500 mila container. Ci sono fortissime preoccupazioni
per le ripercussioni per il VTE ma sembra che tutto questo per Signorini non
esista. Eppure proprio nel corso della riunione l'amministratore delegato di VTE
Danesi ha dello che loro contano di perdere 300 mila container. Come si
tradurrà tutto questo per i 1200 lavoratori che operano a Voltri, 700
dipendenti, 400 soci Culmv e 100 interinali ?”
Nel
corso della conferenza stampa “i portuali uniti “ hanno anche tenuto
sottolineare come questo nuovo soggetto “ voglia guardare non solo al porto ma
anche alle trasformazioni della città. Partiamo da un impegno che è basato
sull’antifascismo e l’antirazzismo. E in questo periodo buio in cui c’è chi
vuole chiudere i porti, noi al contrario li vogliamo aperti. O meglio aprirli
ai migranti e magari chiuderli alle armi, un traffico che a Genova è quanto mai
florido”.
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