giovedì 14 marzo 2019

PARISI LA PIATTAFORMA LOGISTICA E GLI INVESTIMENTI CINESI ?



Genova - «Dobbiamo puntare su traffici come questi per crescere e creare lavoro. Ma bisogna distinguere tra chi intende farsi finanziare progetti dai cinesi e chi è pronto a mettersi in società con i cinesi, cioè siglare intese perché si sostenga un progetto industriale. Questo è un modello sano». 

A sostenerlo è Matteo Parisi, figlio di Francesco, titolare della casa di spedizioni di Trieste, da sempre operatore del porto, intervenendo sugli accordi commerciali che potrebbero essere siglati tra Italia e Cina.



Per Parisi, «la storia di Trieste è quella di un porto che fornisce servizi a Centro ed Est Europa, e va rafforzandosi in questo ruolo. Le merci sono di passaggio, ma transitando creano valore aggiunto». 

Secondo l’imprenditore, un eventuale forte sviluppo dello scalo giuliano potrebbe «preoccupare il Nord Europa» poiché potrebbe sottrarre volumi ai porti di quell’area. 

Non a caso, forte è la presenza di soggetti economici cinesi in questo come in altri settori in Europa e il volume di scambi commerciali che molti Stati europei hanno con Pechino per volumi di gran lunga superiori ai traffici italiani.

Parisi confuta anche le critiche sull’atteggiamento della Cina al Pireo

«Da quando c’è Cosco in quello scalo lavorano duemila greci che prima erano disoccupati». Infine, la discussa attenzione della Cina sulla costruenda Piattaforma logistica: 
«Non è di proprietà dei cinesi ma per il 46% della Francesco Parisi», e le restanti quote di operatori italiani. «Ci sono discussioni in corso con diversi soggetti, non solo cinesi; nel caso di future nuove partecipazioni, altri soggetti saranno benvenuti solo se porteranno valore aggiunto alla società e nuovi volumi», conclude.


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