giovedì 14 marzo 2019

IL D'AGOSTINO PENSIERO SUGLI INVESTIMENTI CINESI NEL PORTO GIULIANO


Francesco Grignetti                                 14 marzo 2019

ZENO D' AGOSTINO Il presidente dell' Autorità portuale giuliana: «Ci sono contatti tra privati e la China Merchants. Ma da noi operano già molti stranieri: compresa Msc, che è svizzera»
«Il porto di Trieste non è in vendita
I cinesi vogliono solo investire»

Tutti a parlare del porto di Trieste, tutti scandalizzati per l' arrivo prossimo dei cinesi.
«Sento un sacco di inesattezze. Tanti commentano, pochi sanno quel che davvero sta succedendo. E poi, forse, c' è qualcuno in perfetta malafede», si sfoga il presidente dell' autorità portuale, Zeno D' Agostino.


Presidente, cominciamo con il chiarire i termini della questione. È vero che state per vendere un pezzo del porto ai cinesi?
«Assolutamente no. Chi lo pensa, evidentemente non ha idea di che cosa sia un porto, che è un pezzo del demanio pubblico e non si può vendere per definizione. A capo di ogni porto di valore nazionale c' è un' autorità di sistema portuale che è un' articolazione del ministero delle Infrastrutture. Personalmente io sono qui a Trieste dal febbraio 2015 a difendere un pezzo dell' interesse nazionale, figurarsi se svendo allo straniero».

La Grecia l' ha fatto.  «Ma la Grecia era uno Stato tecnicamente fallito, che è stato costretto a fare una legge apposita, che ha permesso la vendita di un pezzo del suo demanio. La nostra è una situazione ben diversa».

Ci spiega allora che cosa sta accadendo nel porto da lei presieduto? E quanto c' entra il memorandum?
«Del memorandum, non so niente. È una questione che attiene al governo centrale. Quanto al porto, so che alcuni concessionari stanno portando avanti una trattativa da un certo tempo con una controparte cinese, la China Merchants, specializzata in gestione terminal container, anzi la principale compagnia terminalistica cinese, che entrerebbe in una società concessionaria di un terminal nel porto di Trieste. Badi che nel porto di Trieste attualmente operano quasi tutte società straniere perché è una società di diritto svizzero anche l' armatore di origine sorrentina Msc, tanto per fare un esempio. Quindi figurarsi se ci scandalizziamo se arrivano, tra gli altri, anche una società privata cinese».

Eppure Trieste desta scandalo a livello internazionale. «Capisco che forse gli americani, così lontani, possano non avere troppo chiara la nostra situazione. Da Washington sono stati sollevati dubbi di carattere militare, perchè hanno visto quel che è successo a Gibuti: lì, nell' Oceano Indiano, da un approccio commerciale è finita che i cinesi hanno impiantato una base militare, la prima fuori dal territorio nazionale. Ma è immaginabile un pericolo del genere a Trieste? Ce li vedete i soldati cinesi che si installano nell' Alto Adriatico? Io no. Guardi che qui a Trieste abbiamo persino blindato tutte le funzioni portuali, evitando ogni privatizzazione, perché tutto rimanesse in capo al pubblico. Solo noi e Livorno abbiamo nazionalizzato il lavoro portuale in Italia. Per essere chiari: al Pireo in effetti sono insorti problemi di carattere sindacale che da noi sono esclusi proprio dalla proprietà pubblica dell' unica agenzia del lavoro operante in porto. E questa è stata una nostra scelta per evitare i problemi del Pireo. I cinesi sono semplicemente interessati al traffico di container perché hanno capito che Trieste è una porta d' accesso privilegiata all' Europa. E noi, per pescaggio come per capacità di scambio con la ferrovia, e vista la condizione di porto franco, siamo all' avanguardia».

Anche Bruxelles ha lanciato i suoi altolà. Stupito? «Moltissimo. È incredibile che a Bruxelles dicano di avere scoperto ora questo progetto, dato che ben due anni fa, quand' era ministro Graziano Delrio, sono stati presentati alla Commissione Europea i progetti di Trieste e di Genova come potenziali infrastrutture su cui la Cina poteva dimostrare il proprio interesse. I due progetti sono finiti legittimamente all' attenzione della Eu -China Connectivity Platform, un tavolo tecnico e politico coordinato dalla Commissione europea e in particolare dalla commissaria europea ai Trasporti, Violeta Bulc, slovena. Il nostro dialogo è andato avanti in una cornice istituzionale europea, con tutte le garanzie che dà un tavolo comunitario. E ora si meravigliano? Forse devo pensare che anche a Bruxelles la mano destra non sa quel che fa la sinistra?».

Oppure lei pensa che si usi un doppio standard?
«Noto che quando la compagnia marittima francese Cma Cgm ha firmato un accordo con la China Merchants per laven dita del 49% della sua società Terminal Link non ha fiatato nessuno. Eppure i cinesi hanno comprato quasi metà di una società francese che gestisce quindici importanti scali container, quasi tutti in Europa di cui uno a Marsiglia e un altro ad Anversa»

Nessun commento:

Posta un commento