venerdì 1 febbraio 2019

TRIESTE VISTA DA VENEZIA

A rischio il primato storico delporto sulla “Via della seta”


Sempre più agguerrita la concorrenza degli altri scali portuali dell’Alto Adriatico I cinesi puntano su Trieste mentre Ravenna scava i fondali e Capodistria investe
Gianni Favarato             30 GENNAIO 2019


Il porto di Venezia, malgrado il piano di investimenti triennale di 440 milioni di euro, rischia di perdere il primato storico di scalo privilegiato della “Via della seta”.


Nell’Alto Adriatico, infatti, il porto di Trieste con i suoi fondali di 16,5 metri e il grande e rodato Porto Franco, sembra una delle mete privilegiate per lo sviluppo dei traffici del colosso cinese della cantieristica China Merchants Group (Cmg), controllato dal governo cinese. 


Si tratta del più grande sviluppatore portuale al mondo, controlla 36 porti in 18 Paesi tra cui Hong Kong, Taiwan, Shenzhen e Shanghai) da tempo ha puntato gli occhi sulla nuova Piattaforma logistica di Trieste srl e stanno trattando con l’Autorità Portuale un investimento di 600 milioni di euro.

China Merchants Group, attraverso la controllata Cmit-China , sta puntando anche sul porto di Ravenna – che può contare su fondali di 11,5 metri che presto passeranno a 12,5 metri di profondità e poi 14,5 grazie d un investimento di 235 milioni di euro a cui contribuiscono anche i cinesi – per farlo diventare la «capitale bizantina l’hub dell’ingegneria navale e dell’oil&gas» per l’intera Europa.

Per un altro importante scalo dell’Alto Adriatico come Capodistria, la scorsa settimana il governo sloveno ha approvato la costruzione di una nuova linea ferroviaria che rafforzerà i collegamenti con l’entroterra per smistare sempre più container verso i mercati del Nord Europa e dell’Est.

A Venezia, invece, il nuovo terminal container che sorgerà nell’area Montesyndial ( 82 ettari in totale, con 1.700 metri di banchina dove potranno ormeggiare tre grandi porta-container da 350 metri), non ci sono ancora manifestazioni di interesse per il nuovo terminal container che sorgerà nell’area Montesyndial, con 82 ettari di aree in totale e 1.700 metri di banchina dove potranno ormeggiare tre grandi porta-container da 350 metri. Dopo la ritirata dal decaduto progetto di realizzare un porto off-shore al largo di Malamocco , la China Communication Construction Company (CCCC) – quinto general contractor al mondo – potrebbe investire nella costruire della nuova “banchina con alti fondali”, fuori della laguna, davanti alla bocca di porto di Malamocco.

«Sono in corso le verifiche tecniche» ha annunciato non più di due mesi fa Pino Musolino, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale di Venezia «per valutare l’efficacia complessiva di questa infrastruttura a ridosso di Malamocco, sul lato mare. E in questo caso, CCCC si candiderà a costruire e gestire l’opera, che richiede 1,3 miliardi di investimenti».
Resta il fatto che anche se si realizzasse la nuova “banchina alti fondali “ , bisognerà trovar e la modalità di trasporto delle merci dentro la laguna, fino alla banchina off-shore ai terminal di Porto Marghera dentro la laguna.

Infine c’è la possibilità di vedere nascere , come proposto da Confindustria veneziana, una Zona economica speciale (Zes) che insieme al Porto Franco potrebbe attrarre nuovi e consistenti traffici, compresi quelli della Via della Seta. Ma per realizzare la Zes (come le due già previste nel Sud Italia) anche a Venezia c’è bisogno di un decreto legge del Governo, ancora in “alto mare” per la concorrenza dei porti del Tirreno, e di una successiva delibera della Regione Veneto . 


1 commento:

  1. I fondali del porto di Trieste raggiungono i 18 metri, nell'avamporto si superano i 20 metri...

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