L’offensiva cinese su Trieste porto
2 Febbraio
2019
TRIESTE – Il neologismo è
ormai entrato nel linguaggio corrente, almeno a certi livelli: “Cindoterraneo”.
Indica, con il sottinteso allarme che si portano dietro tutti gli interventi
relativi al forte impegno della Cina della Belt & Road Initiative, il timore
di una colonizzazione cinese del Mediterraneo, attraverso l’arma degli
investimenti sui porti.
Trieste in primo piano, ma anche l’intero Adriatico, ne
stanno dibattendo da tempo, come testimonia anche il sito web FAQ con ripetuti
interventi.
Però bisogna allargare il
raggio: la cartina qui sopra, elaborata proprio dall’istituto Nomisma che ha
inventato il termine “Cindoterraneo” ancora nel 2006, è la sintesi grafica del paradigma
geopolitico di cui sempre più spesso si parla nei porti.
Di recente Pierluigi
Maneschi, che a Trieste ha profonde radici, ci aveva detto che l’Europa deve
svegliarsi proprio per darci garanzie sull’offensiva cinese nei porti.
Allarmismi? Mica tanto. In quello che è stato definito di recente “il nuovo
disordine mondiale”, la politica dello struzzo non giova. Né giova soltanto
pensare al presente – scrivevano poco tempo fa i professori della Cattolica di
Milano Alessandro Colombo, Giulio Sapelli e Vittorio E. Parsi – ma occorre
approfondire i temi della politica estera per gli interessi nazionali
dell’Italia. Senza chiudersi nel nazionalismo, ma senza cedimenti.
Da Trieste arriva oggi
anche una analisi molto attuale, tutta in inglese, dal significativo titolo:
Silk Road Return or how China called Italy’s bluff.
Sono alcune pagine di
commento che partono dal monopolio ormai totale della Cina nel porto del Pireo
in Grecia, per sostenere che l’Italia rischia di essere “gabbata” in un
approccio ancora più pericoloso verso Trieste.
Testualmente: “Can be argued
that the italian government was outsmarted by the cinese around the ports of
Piraeus and Trieste”.
L’analisi continua dando per scontato che attraverso
Cosco la Cina stia ormai per diventare – se già non lo è – un importante
azionista di Trieste, che offre ai sui traffici marittimi una collocazione
strategica nettamente più favorevole del Pireo verso l’Europa
centro-occidentale.
La conclusione parla di “fumo e specchietti” in questo
approccio, ma auspica anche che l’Italia sappia farsi valere nei controlli
specialmente sulla sicurezza e sulla strategia geopolitica. Da rifletterci.
Antonio Fulvi
FAQTRIESTE : Sicuramente l'analisi al direttore della Gazzetta Marittima è arrivata da Trieste ma è stata prodotta e pubblicata dalla rivista SPLASH di Singapore.
A Trieste è stata segnalata e tradotta dal blog Rinascita Triestina. Si tratta di ragionare e valutare la portata di questo articolo che cerca di ostacolare l'investimento cinese nel porto di Trieste partendo da motivazioni e riferimenti "indipendentisti" aggiungendo la novità del controllo NATO sullo scalo triestino.
Ironia: è dire che le cinque stelle stanno al Governo del Paese anche se non necessariamente con lo sfondo rosso :))
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