Per il #secondo binario il
Governo Cerar aveva promesso agli Ungheresi la costruzione di un viadotto,
l’affitto di un terreno nel porto ed un alto rendimento
Foto: Jure Makovec
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Negli
ultimi due anni, per la collaborazione nel costruire il secondo binario, la
Slovenia ha promesso agli Ungheresi tre cose fondamentali:
·
la
costruzione del viadotto più lungo sul tracciato – quello di 650 di Vinjan, per
un valore previsto di 43 milioni di Euro, e per il quale l’Ungheria avrebbe
potuto espletare un bando pubblico in Ungheria,
·
consentire
ovvero affittare 50.000 metri quadri di terreno che nel piano urbanistico
nazionale è destinato all’espansione di Luka Koper, la quale si lamenta
costantemente di avere troppo poca capacità di spazio,
·
un
rendimento annuo fino al 2,8 % sull’investimento di capitale ungherese, il
quale avrebbe dovuto capitalizzare la Società 2TDK con 200 milioni di Euro.
Questo è
quanto emerge dai documenti ai quali il Governo, su iniziativa della Ministra
per le infrastrutture Alenka Bratušek, ha tolto la secretazione, e sono stati
resi pubblici.
Il documento più importante, l’iniziativa per la conclusione di
un trattato, è reperibile al link nel riquadro (gli altri due atti trasmessi
sono la decisione sulla nomina della delegazione per le trattative – guidata
dall’allora Segretario di Stato presso il Ministero per le infrastrutture
nonché capo del progetto , ora Ministro dell’ambiente, Jure Leben – e la
decisione sulla revoca della segretezza dei documenti. Potete trovarli sul sito del Ministero ).
Ricordiamo,
che già da fonti ufficiose secondo cui il rendimento per gli Ungheresi sarebbe
stato addirittura più basso rispetto a quanto rivelato ufficialmente, risultava
che tale metodo rappresenta la soluzione più onerosa per finanziare il progetto
– tanto a confronto con un indebitamento dello Stato, quanto rispetto allo
spendere diversi miliardi di risorse liberate dal non averle destinate alla
riduzione del debito. Maggiori informazioni sul tema all’articolo “E’ più economico indebitarci per il secondo binario
oppure spendere il prezzo della vendita di NLB? Gli Ungheresi sono i più
cari!.”
La scorsa
settimana, durante la trasmissione “Tarča”, la Bratušek ha confermato che offrirà
agli Ungheresi nuove condizioni, in alternativa lo Stato finanzierà
autonomamente la quota prevista a carico degli Ungheresi con i bilanci
previsionali nel 2020 e 2021. A tal fine si utilizzeranno le risorse che lo
Stato ricaverà dalla vendita di partecipazioni statali comprese, ad esempio,
quelle annunciate dalla vendita di NLB e Abanka. Come abbiamo già scritto, la
decisione verrà presa entro fine anno.
Lo Stato
deve chiudere il piano finanziario entro il 31 maggio 2019 – tuttavia non ha
nemmeno preso accordi per la parte del finanziamento relativa ai prestiti della
BEI e del SID. Come abbiamo rivelato, dalla BEI hanno già fatto intendere ai
nuovi leader del progetto, che preferirebbero vedere sia lo Stato ad
indebitarsi con loro, oppure sarà lo Stato a dover prestare garanzie statali
alla Società 2TDK.
Cosa non è
stato fatto dal Governo Cerar prima dell’inizio ufficiale del progetto – e si
sarebbe invece dovuto fare
Il Governo
precedente preparava il seguente piano finanziario:
·
200 milioni
investimento di capitale della Slovenia
·
200 milioni
investimento di capitale di Paesi retrostanti – il Governo Cerar trattava solo
con l’Ungheria
·
250 milioni
di fondi europei
·
311 milioni
di prestiti, soprattutto tramite la BEI e la Banca slovena per l’export e lo
sviluppo (SID)
·
10 milioni
di capitalizzazione aggiuntiva all’anno da pedaggi stradali (abbondanti 8
milioni all’anno di tasse portuali sono previsti come introito del bilancio
corrente)
Per ora
sono assicurate solo le fonti nostrane e la maggior parte dei fondi europei,
che però 2TDK non può utilizzare perché il progetto esecutivo non è stato
ancora approvato. Di più, in proposito non è pronto nemmeno il bando pubblico!
E questo non è tutto, non è pronto nemmeno il documento base, ovvero il
programma finanziario degli investimenti, in base al quale sarà nota la stima
ufficiale di quanto costerà il progetto. Il valore dello stesso dovrebbe
attestarsi attorno al miliardo di Euro.
Se Trieste non fosse la Cenerentola dell'Italia da fare lavorare a solo beneficio altrui e da tenere bene sotto controllo da secondini di varia estrazione ma con un unico obiettivo, a meno che mr. Cerar non abbia qualche gastroesofagia antitaliana (anche se i tempi sono cambiati, pare sia un 'disturbo' ancora comune da quelle parti) forse qualche condizione di minor strozzinaggio avrebbe potuto essere spuntata da un accordo con l'Italia ( Naturalmente, ritorno a bomba, se l'interesse italiano non fosse proprio quello di impedire ogni alternativa autonoma a Trieste, stando attenta a mangiarsi però i cespiti del Porto).Con qualche accordo equo e con gli stanziamenti adeguati si sarebbe potuti addivenire a un ammodernamento della linea e a una ripartizione concordata degli slot.
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