FAQTRIESTE fa volentieri lo strillone per far circolare le notizie. Grazie al lavoro e all'impostazione del presidente D'Agostino del porto di Trieste si parla in Cina e in Nord Europa nei convegni e nei centri decisionali dello shipping. Noi proviamo a far conoscere alcune notizie e ragionamenti negli spazi intermedi dell'informazione, in modo più semplice e chiaro possibile. Oggi pensiamo di far cosa utile facendo gli strilloni per Il Piccolo tra i nostri lettori dei porti italiani e dello shipping.
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IL PICCOLO 12 settembre 2018 |
Emergono da più voci anche gli allarmi sul pericolo di
"colonizzazione"
Per Zeno D'Agostino lo scenario però non riguarda l'Italia
Per Zeno D'Agostino lo scenario però non riguarda l'Italia
Opportunità e rischi in gioco «Ma partiamo in posizione forte»
C'è chi corre dei rischi e chi invece ha davanti un'opportunità
davanti gigantesca dal punto di vista economico. Zeno D'Agostino non ha dubbi
nell'iscrivere Trieste e il Fvg nel secondo gruppo. E parla con totale
entusiasmo della missione a Chengdu, «occasione anche per iniziare a ragionare
concretamente sull'ipotesi di treni Cina-Trieste».Nessuna preoccupazione,
dunque, rispetto ai dubbi di qualcuno e in un'epoca di grandi novità come
quella annunciata dal colosso danese Maersk Line, la più grande compagnia
mondiale di trasporto marittimo che lancerà la sua prima portacontainer su una
rotta artica nel nord della Russia, sperimentando un'alternativa pubblicizzata
come potenziale rivale a lungo termine del canale di Suez per il commercio
Asia-Europa, causa scioglimento dei ghiacciai artici.Il presidente dell'Authority
dell'Alto Adriatico ha letto di recente le perplessità del presidente di
Federlogistica-Conftrasporto Luigi Merlo che, lanciando l'allarme
«colonialismo», ha parlato della Via della Seta anche come di «un pericolo»
(«Quando la Cina possiederà una rete infrastrutturale mondiale potrà stabilire
tariffe e condizioni di tutti i segmenti della logistica...», ha scritto Merlo
su Themeditelegraph.com). E pure quelle del collega di Venezia Pino Musolino,
che ha invece raccomandato la «reciprocità» degli accordi con la Cina.Il
commento è col sorriso. «Do pienamente ragione a entrambi: nessuno vuole la
colonizzazione dei cinesi», premette D'Agostino. Ma, aggiunge, «di un simile
fenomeno si parla per Pireo, Gibuti, Sri Lanka, vale a dire Paesi in default
che hanno svenduto i loro gioielli di famiglia. È stata la loro debolezza ad
attirare l'investitore cinese, mentre nel nostro caso è successo esattamente il
contrario». D'Agostino sottolinea infatti che a interessare i cinesi è «la
forza del territorio, la sua capacità di creare un sistema integrato, coeso,
forte, che rappresenta una piattaforma logistica per l'Europa centrale. Le
forme di interlocuzione che noi abbiamo con l'Oriente sono ben diverse da
quelle che possono avere realtà in declino».I punti di forza, insiste
D'Agostino, sono «organizzazione, messa a punto di tutti gli anelli della
catena logistica in un'unica Autorità di sistema e garanzia del lavoro
portuale: chi viene a investire a Trieste queste cose le conosce benissimo. Se
i cinesi sanno fare i loro affari, e certo nessuno gli può dire alcunché, dopo
aver dormito per troppo tempo ora dobbiamo dimostrare di saperli fare anche
noi. Quella della Via della Seta è un'occasione epocale, sta a noi coglierla.
Quando i cinesi hanno definito il progetto non si sono preoccupati degli
interessi di Trieste o del Fvg, ma hanno posto le basi perché noi potessimo
approfittarne per farlo diventare un elemento di forza e di reciproco
interesse. Non a caso ci stanno riconoscendo forza e prospettiva di sviluppo,
non debolezza».
Il sottosegretario Geraci: quel Paese sarà sempre più
importante bisogna scegliere fra il cavalcare il fenomeno e il farsene travolgere
Sul tavolo di Pechino per i traffici via mare
sono Trieste e Venezia le due opzioni da giocare
sono Trieste e Venezia le due opzioni da giocare
l'intervista Giovanni Tomasin / TRIESTE
«Viaggiare via mare costa meno
rispetto alla terra, e l'interesse cinese per l'Alto Adriatico è evidente. Come
governo abbiamo presentato sia l'opzione di Trieste che quella di Venezia». Il
Sottosegretario allo sviluppo economico del governo gialloverde, il professor
Michele Geraci, sintetizza così il viaggio che la delegazione del governo e del
sistema economico italiano ha condotto fra la fine di agosto e l'inizio di
settembre in Cina. Sottosegretario, come giudica l'esito della missione?È
andata bene, anche se era la prima e non voglio eccedere con l'entusiasmo. Sono
processi, questi, che hanno bisogno del loro tempo. E anche i nostri
interlocutori hanno bisogno di prenderci le misure.In che termini si pone
l'inserimento dell'Italia nella Nuova Via della Seta?Abbiamo insistito molto
sulla cooperazione e sul possibile ruolo del nostro Paese come terminale della
Belt&Road Initiative. Non abbiamo parlato soltanto di collegamenti via mare
e via terra, ma anche di estendere il legame alle linee aeree e a quelle
spaziali, visto che collaboriamo anche con l'agenzia spaziale cinese. A questi
si aggiunge una quinta via, quella della cultura, che unisce i nostri Paesi.
L'interesse della Cina per la cultura latina e mediterranea è molto forte. Dobbiamo
farvi perno.Il porto di Trieste è stato citato ripetutamente come possibile
punto di arrivo per la Via della Seta.Non entriamo nel dettaglio, ma
l'Adriatico è sicuramente oggetto di interesse cinese. Trieste e Venezia sono i
nomi che si son fatti più di frequente, per motivi diversi, oltre a quello di
Alitalia. In generale abbiamo parlato molto di infrastrutture, anche perché la
Cina è un Paese all'avanguardia su ogni aspetto di questo settore.Per quale
motivo Pechino dovrebbe puntare su Trieste visto che ha già in mano un porto
come il Pireo in Grecia?Viaggiare via mare costa meno che farlo sulla terra.
Trieste è in sostanza il porto più a Nord del Mediterraneo (tanto più che
l'Adsp include anche Monfalcone ndr), raggiungerlo significa far passare le merci
per un bel tratto sull'acqua. Il Pireo è una scelta che i cinesi hanno fatto
anni fa. Non voglio dire che se ne sono pentiti, ma i Balcani si sono rivelati
difficili da attraversare. A loro interessa l'interconnesione con il Nord
Europa, ed è qualcosa che Trieste può offrire in termini infrastrutturali.In
ogni caso si prospettano ruoli diversi per Trieste e Venezia.Queste sono scelte
che faranno i singoli presidenti delle Autorità, noi non entriamo nel merito.
Ci siamo limitati a presentare ai cinesi entrambe le possibilità, di certo sono
modalità diverse.Ci sono però anche forti dubbi sui possibili effetti negativi,
dai diritti del lavoro (vedi il Pireo) alla possibile colonizzazione
economica.Il fatto è che il mondo cambierà e la Cina sarà sempre più importante
nell'economia globale. Quando tira vento bisogna scegliere se ripararsi o
costruire mulini. Finora ci siamo riparati, ora è giunto il momento di trarre
benessere da questa ondata, che comunque è inarrestabile. La domanda è giusta,
ma non c'è altro da fare che scegliere se cavalcare il fenomeno o farsi
travolgere. In passato l'Italia ha pagato la concorrenza senza sfruttare i
vantaggi. Ora vogliamo cambiare registro.
Vendite aumentate del 17,5% contro il 3,7% nazionale La cantieristica navale fa spiccare il volo a Gorizia Ok il mercato extracomunitario
Export, semestre da record il territorio traina il Nordest
TRIESTE Vola l'export del Friuli Venezia Giulia. Le vendite estere delle
imprese regionali nel primo semestre dell'anno sono state pari a 8,3 miliardi
di euro, con un +17,5% (1,2 miliardi in più) sullo stesso periodo 2017. Lo
rileva il ricercatore dell'Ires Fvg Alessandro Russo che ha rielaborato dati
Istat: è il valore più elevato mai registrato dall'export regionale, anche se
va precisato che i dati non tengono conto delle dinamiche dei prezzi (sono
espressi in valori nominali).La regione presenta la crescita più elevata a
Nordest (che nel complesso è al +5,9%) e una delle più sostenute in Italia
(l'aumento nazionale è del 3,7%). Il primo semestre evidenzia un parallelo
incremento dell'import regionale, seppure in misura minore (+9,2%), comportando
un aumento dell'avanzo commerciale (+876,7 milioni di euro, +28,2%), da quasi 4
miliardi nel primo semestre. Spicca il risultato della provincia di Gorizia
(+62,4%), essenzialmente per la cantieristica navale; positive però tutte le
dinamiche, con Trieste a quota +17%, Udine a +9,1% e Pordenone +4,3%.Al netto
della cantieristica (a +81,3% su base annua), la dinamica è positiva sul primo
semestre 2017 (+8,4%). In testa le produzioni in metallo, primo per valore
export (1,7 miliardi), a +14,1% grazie soprattutto al siderurgico della
provincia di Udine; invariato il settore fabbricazione macchinari e
apparecchiature (+0,1%), a +2.3% i mobili. Gli alimentari, dopo la fase
espansiva, segnano un -0,5%. Quanto alle destinazioni geografiche, Russo rileva
un aumento più deciso dei flussi verso il mercato extracomunitario (+23,8%)
rispetto a quelli per l'interno dell'Ue (+13). --
SOTTOSEGRETARIO IN TOUR TRA TORRE DEL
LLOYD, TERMINAL CONTENITORI E MOLO V IL
NODO DEI 20 MILIONI SPESI DALL’AUTHORITY PER LA PIATTAFORMA LOGISTICA
I rapporti con la Cina e il futuro punti franchi
nell’agenda romana del leghista Giorgetti
la visita Cina e punti franchi. Due gli argomenti
principali, legati al porto triestino, all’attenzione del sottosegretario
leghista alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, in visita ieri...
di Massimo Greco
16 settembre 2018
Cina e punti franchi. Due gli argomenti principali,
legati al porto triestino, all’attenzione del sottosegretario leghista alla
Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, in visita ieri pomeriggio alle
principali banchine dello scalo.
Era accompagnato dal governatore Fedriga,
dall’assessore Roberti, dai sottosegretari Vannia Gava e Vincenzo Zoccano.
E’ la Cina a intitolare il capitolo primo: a fronte del
ventilato interessamento asiatico per investimenti sul porto triestino (il
realizzando Molo VIII potrebbe essere l’attrattiva maggiore), Giorgetti ha
detto che «essere corteggiati è sempre un buon segno», aggiungendo poi in via
prudenziale «come vada a finire non so».
Perchè l’esponente governativo
leghista vuole capire cosa effettivamente i cinesi vogliano fare, comunque di
svendite non se ne parla, tanto meno in una realtà come il porto triestino «che
ha le sue normative specifiche e deve essere salvaguardato nella sua
specificità». Non si tratta solo di accogliere finanziamenti - ha detto
Giorgetti - si tratta di verificare la portata dei progetti.
Dunque nessun
pregiudizio nei confronti di eventuali investimenti cinesi - ci mancherebbe -
come d’altronde testimoniano le missioni governative nel Celeste Impero: certo
i cinesi non potranno riproporre i modelli ritenuti “neo-coloniali” utilizzati
in Africa, «va beh che siamo messi male - ha celiato il sottosegretario -
però...».
Sul secondo punto in agenda, dal titolo punti franchi,
Giorgetti ha assicurato il segretario dell’Autorità portuale, Mario Sommariva,
che contatterà il ministero dell’Economia e delle Finanze, per trovare un punto
d’intesa tra esigenze doganali e operatività della franchigia. In sostanza
l’Autorità vuole capire - ha detto Sommariva con garbo nel suo intervento
introduttivo parlando di «sinergia» - quali margini effettivi esistano per lo
svolgimento di attività produttive nelle aree di punto franco.
Sommariva ha
esplicitamente richiamato l’esperimento nei capannoni ex Wärtsilä acquisiti da
Interporto e candidati ad accogliere iniziative logistiche ma anche industriali
(vedi i televisori Seleco). L’Autorità, che gestisce i punti franchi, non
intende restare con il proverbiale cerino in mano, a rischio di scottarsi le
dita se le Dogane interpreteranno in maniera restrittiva il concetto di “made
in Italy” (come è sovente avvenuto in passato). Così, salutando Sommariva sulla
porta dell’authority alla Torre del Lloyd, Giorgetti gli ha detto che si
occuperà del tema con il dicastero guidato da Giovanni Tria. Insieme a un altro
problemino stavolta di natura finanziaria: nella realizzazione della
piattaforma logistica l’Autorità ha anticipato 20 milioni causa fondi andati in
perenzione, non rientrare di quella somma metterebbe l’ente in difficoltà di
liquidità.
Assente Zeno D’Agostino, Sommariva ha ricordato
all’ospite che Trieste è primo porto italiano, primo porto ferroviario, primo
porto petrolifero nel Mediterraneo, 11° porto in Europa. Nel corso del 2018 i
container sono saliti di oltre il 15% e i treni sono cresciuti di quasi il 20%.
La scommessa intermodale sarà irrobustita dall’alleanza con la tedesca
Duisburg, capolinea dei collegamenti ferroviari con la Cina: entrerà, come
annunciato già in gennaio, nell’assetto azionario di Interporto. Giorgetti ha
infine concluso il pomeriggio portuale ai Moli VII e V. —
Sintesi grezza e superficiale. Trieste scopre di possedere un gioiello e non da oggi , risparmio le critiche e il rancore , e un "giocatore" importante è interessato a valutarlo. Finale lo si può vendere e tutto finisce ovvero si incassa e si tace oppure lo si contratta e si media sugli interessi. Nel secondo caso se l'interlocutore è uno la mediazione ha qualche possibilità di concludersi positivamente per i contraenti se gli interlocutori sono più di uno è quasi certo chi vince e non sta nei confini Nazionali. Un forte abbraccio a Trieste
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