L'agenzia AGI ha pubblicato una ulteriore intervista al sottosegretario Geraci in partenza per la missione in Cina.
Per completare la nostra mini rassegna stampa ci mettiamo un po' di pepe aggiungendo un articolo del Corriere Veneto dove il porto veneziano rivendica la sua centralità rispetto alla Nuova Via della Seta.
Via della Seta, il
governo in Cina spinge per Trieste
Venezia reagisce: noi
centrali
Corriere di Verona 24
Aug 2018
Il sottosegretario Geraci:
«Trieste è perfetta, i cinesi investano lì» I cinesi sono solo una delle
opportunità per noi, l’Africa sarà il continente che crescerà di più
«La Cina cerca un porto nell’Adriatico del Nord, per raggiungere l’Europa con le sue merci: il
più a Nord possibile, perché muoversi per via d’acqua costa meno che muoversi
per via terra.
Trieste sarebbe la soluzione migliore: investimenti cinesi per
ampliarne la capacità, anche logistica. La posizione della città è ottima per
loro: non tanto perché è in Italia, ma perché è sul confine, ha connettività
con l’Europa dell’Est e del Nord».
Pochi, nel governo
«legastellato», conoscono la Cina (e i cinesi) come il sottosegretario allo
Sviluppo economico Michele Geraci. Cinquantadue anni, una laurea in ingegneria
elettronica a Palermo, città dove è nato, un master in business administration
al Mit di Boston, dopo alcuni trascorsi nelle banche d’affari da dieci anni
vive in Cina, dove è responsabile del programma cinese dell’università di
Nottingham ed insegna finanza sia alla sede di Shanghai della New York
University che all’università di Zhejiang. Vicino alla Lega a tal punto che
Matteo Salvini ad un tratto pensò proprio a lui come possibile premier, per
tutti i motivi sovraesposti guiderà la missione che dal 28 agosto al 2 settembre
il Governo svolgerà in Cina, parallelamente ad alcuni incontri del ministro
dell’Economia Giovanni Tria.
Alla missione parteciperanno
tra gli altri Cassa Depositi e Prestiti, Fincantieri, Bankitalia, Snam ma a
sentire il sottosegretario pare che uno dei temi in cima all’agenda sarà la
valorizzazione del Porto di Trieste come terminale ultimo della Via della Seta,
il mastodontico piano infrastrutturale e logistico avviato nel 2013 dal
presidente cinese Xi Jinping per collegare il suo Paese all’Europa, il Medio
Oriente e l’Africa (si tratta di investimenti per mille miliardi di dollari, in
65 Paesi). Geraci non ha dubbi e l’ha spiegato chiaro al Corriere qualche
giorno fa: «Diremo ai cinesi dove investire. Non come in passato quando si
parlava di tante ipotesi, generiche, per i porti. Il loro interesse si
concentra su Trieste e per noi è un’opportunità».
In realtà già con i Governi
Renzi e Gentiloni, sotto l’influenza dell’allora presidente del Friuli Venezia
Giulia Debora Serracchiani (incidentalmente responsabile infrastrutture del Pd)
l’Italia pareva aver fatto una inequivocabile scelta di campo a favore di
Trieste «porto delle merci», con Venezia a giocare il ruolo del terminal
crocieristico (e di più, l’ex sottosegretario ai Beni culturali Ilaria Borletti
Buitoni ipotizzò di affibbiare a Trieste pure le crociere, nell’ottica della
salvaguardia della laguna). E proprio nel corso di una missione governativa in
Cina, nel maggio dello scorso anno, erano sorte polemiche per via di una
supposta dimenticanza dell’allora premier Gentiloni a danno del capoluogo
veneto.
Tant’è, il presidente del
Porto di Venezia Pino Musolino non sembra particolarmente allarmato: «Ho
parlato questo pomeriggio con Geraci e lui sa benissimo che Venezia è un
elemento centrale del sistema portuale italiano. Non ha senso parlare di
contrapposizioni tra porti, perché Venezia, Trieste e Ravenna sono tre punte di
un attacco fenomenale che si chiama Alto Adriatico». «I cinesi li dobbiamo
portare qui - prosegue Musolini - poi il mercato deciderà se un container in
quel momento andrà a Trieste, Venezia o Ravenna, che hanno peculiarità
differenti».
La Via della Seta va affrontata tutti insieme come sistema.
«Sarebbe grottesco anche dire che c’è solo Venezia, sebbene comunque il nostro
porto in tutte le slide dei cinesi non manchi mai». D’altra parte tra Venezia e
Trieste ci sono 150 chilometri, ma Anversa da sola ha 169 chilometri di
banchine.
Per certi versi – come peraltro diceva qualcuno all’epoca della
riforma dei porti firmata da Graziano Delrio – potrebbero essere considerati
due terminal dello stesso porto. «E poi i cinesi sono una occasione da
cogliere, ma a livello internazionale c’è molto altro - conclude Musolino - il
continente che crescerà di più nei prossimi anni sarà l’Africa che è di fronte
a noi».
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