mercoledì 18 luglio 2018

PROGETTI PORTO VECCHIO STRUMENTI UTILI : DUE

2. UN ESEMPIO PRATICO


Parco del Mare, o del degrado programmato

di suez in Dispacci Urbani pubblicato il 20 marzo 2017

Immaginate di amministrare un condominio in cui c’è un ambiente dove, deliberatamente, non date mai disposizione di fare pulizia e manutenzione e che, di conseguenza, diventi presto malsano e cadente. Gli altri inquilini non ci fanno caso e dopo decenni trascorsi a infischiarvene di quel vano, che ha le pareti ormai scrostate e in cui larghe porzioni di soffitto cadute sul pavimento formano uno spesso strato di detriti impastati con residui organici di piccoli animali e insetti, muffe e polvere, dopo anni di colpevole incuria e inerzia, improvvisamente una mattina vi svegliate e cominciate a sbraitare che non si può andare avanti così, che è una vergogna, che è scandaloso e che quindi, per rimediare a tale orrendo degrado, avete deciso che arrederete il locale con mobili di design e poi ci metterete dentro qualche pappagallo, un paio di iguane e delle tartarughe. Voi contribuirete alle spese per i lavori di ristrutturazione, ma una consistente quota sarà a carico di tutti i condomini, e il biglietto d’ingresso che chi vorrà ammirare il vostro capolavoro dovrà pagare lo intascherete voi.


Il progetto del Parco del Mare, opera di cui si parla ormai da troppo tempo a Trieste, e che in sostanza non è altro che un grande acquario, un malinconico zoo acquatico, ripropone lo stesso schema, schema che, a dire la verità, di solito funziona: si lascia intenzionalmente in stato di abbandono un pezzo di territorio, preferibilmente sulla costa, poi, quando tutto cade a pezzi, ci si indigna che è uno schifo affermando che bisogna di nuovo renderlo fruibile alla cittadinanza, e invece lo si consegna in mano a gruppi finanziari, banche e società per azioni che, a loro volta, si affrettano a ingaggiare cordate di imprese di costruzione e studi di architettura per rendere di fatto privato uno spazio pubblico. 

È andata così anche a Porto San Rocco, a Muggia, e a Portopiccolo, a Sistiana. Per Porto Vecchio si stanno organizzando, e nel frattempo tentano l’affondo nel cuore della città con un’idea che non è solo discutibile esteticamente e nei suoi intenti speculativi, ma che ha anche gravi falle etiche e morali. Zoo e circhi con animali sono sempre meno frequentati, la sensibilità dell’opinione pubblica è aumentata e l’idea di costringere altre creature viventi all’interno di gabbie e vasche per far divertire i bambini appartiene a una cultura da sagra paesana alla quale questa Giunta comunale è particolarmente affezionata. Ma non crediate che dall’altra parte ci sia una maggior consapevolezza e preoccupazione per la crudele e diseducativa pratica di tenere animali in cattività: il PD si limita a contestare la locazione scelta, cioè il Molo Fratelli Bandiera, dietro la piscina Acquamarina nei pressi della Lanterna, e a proporre di eseguire i lavori in… Porto Vecchio. Il Movimento Cinque Stelle non ha ancora una posizione precisa ma dovrà giungere a una sintesi entro il 6 aprile, data in cui è previsto il dibattito in Consiglio Comunale.

A seguito dello scetticismo e dell’aperta contestazione al progetto da parte di moltissimi cittadini, la Fondazione CRTrieste, che insieme alla Camera di Commercio è tra i promotori dell’iniziativa, ha improvvisamente annunciato che, se si passasse alla fase di realizzazione, gli investimenti sarebbero dimezzati rispetto a quelli previsti inizialmente. Una retromarcia eloquente ma abbastanza irrilevante, visto che la vera spesa, il pozzo senza fondo in cui verrebbero buttati a getto continuo milioni e milioni di Euro, sarebbe rappresentato dai costi di gestione e manutenzione.
L’unico argomento che i sostenitori del Parco del Mare offrono è che sarebbe una formidabile opportunità per sviluppare il turismo e il suo indotto. 

Certo, se ce lo dicono con convinzione gli stessi che sono riusciti a far saltare le linee di traghetti per la Grecia grazie a una manifesta incapacità organizzativa, a ritrovarsi impotenti quando il Parco del Castello di Miramare era stato ridotto a un campo da motocross, a far trasferire il Museo di Storia Naturale in una palazzina di periferia più adatta a ospitare gli uffici del catasto che delle decenti sale espositive, a imporre norme di Polizia Urbana che un qualunque visitatore proveniente da ovunque potrebbe involontariamente violare, a perseguitare i gestori di bar e ristoranti con regolamenti ossessivi e paranoici, a non essere stati mai in grado neanche di allestire dei cessi pubblici permanenti e funzionanti, be’, se ce lo dicono loro, allora possiamo fidarci.

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