Parco del Mare, o del degrado programmato
di suez in Dispacci Urbani pubblicato il 20 marzo
2017
Immaginate di amministrare un condominio in cui c’è un ambiente dove,
deliberatamente, non date mai disposizione di fare pulizia e
manutenzione e che, di conseguenza, diventi presto malsano e cadente. Gli altri
inquilini non ci fanno caso e dopo decenni trascorsi a infischiarvene di quel
vano, che ha le pareti ormai scrostate e in cui larghe porzioni di soffitto
cadute sul pavimento formano uno spesso strato di detriti impastati con residui
organici di piccoli animali e insetti, muffe e polvere, dopo anni di colpevole
incuria e inerzia, improvvisamente una mattina vi svegliate e cominciate a sbraitare che non si può andare avanti così, che è una
vergogna, che è scandaloso e che quindi, per rimediare a tale orrendo degrado,
avete deciso che arrederete il locale con mobili di design e poi ci metterete
dentro qualche pappagallo, un paio di iguane e delle tartarughe. Voi
contribuirete alle spese per i lavori di ristrutturazione, ma una consistente
quota sarà a carico di tutti i condomini, e il biglietto d’ingresso che chi
vorrà ammirare il vostro capolavoro dovrà pagare lo intascherete voi.
Il progetto del Parco del Mare, opera di cui si parla ormai da troppo
tempo a Trieste, e che in sostanza non è altro che un grande acquario, un
malinconico zoo acquatico, ripropone lo stesso schema, schema
che, a dire la verità, di solito funziona: si lascia intenzionalmente in stato
di abbandono un pezzo di territorio, preferibilmente sulla costa, poi, quando
tutto cade a pezzi, ci si indigna che è uno schifo affermando che
bisogna di nuovo renderlo fruibile alla cittadinanza, e invece lo si consegna
in mano a gruppi finanziari, banche e società per azioni che, a
loro volta, si affrettano a ingaggiare cordate di imprese di costruzione e
studi di architettura per rendere di fatto privato uno spazio pubblico.
È andata così anche a Porto San Rocco, a Muggia, e a Portopiccolo, a
Sistiana. Per Porto Vecchio si stanno organizzando, e nel frattempo
tentano l’affondo nel cuore della città con un’idea che non è solo discutibile
esteticamente e nei suoi intenti speculativi, ma che ha anche gravi falle
etiche e morali. Zoo e circhi con animali sono sempre meno
frequentati, la sensibilità dell’opinione pubblica è aumentata e l’idea di
costringere altre creature viventi all’interno di gabbie e vasche per far
divertire i bambini appartiene a una cultura da sagra paesana
alla quale questa Giunta comunale è particolarmente affezionata. Ma non
crediate che dall’altra parte ci sia una maggior consapevolezza e
preoccupazione per la crudele e diseducativa pratica di tenere
animali in cattività: il PD si limita a contestare la locazione
scelta, cioè il Molo Fratelli Bandiera, dietro la piscina Acquamarina nei
pressi della Lanterna, e a proporre di eseguire i lavori in… Porto Vecchio. Il
Movimento Cinque Stelle non ha ancora una posizione precisa ma dovrà giungere a
una sintesi entro il 6 aprile, data in cui è previsto il dibattito in Consiglio
Comunale.
A seguito dello scetticismo e dell’aperta contestazione al progetto
da parte di moltissimi cittadini, la Fondazione CRTrieste, che
insieme alla Camera di Commercio è tra i promotori dell’iniziativa, ha
improvvisamente annunciato che, se si passasse alla fase di realizzazione, gli
investimenti sarebbero dimezzati rispetto a quelli previsti inizialmente. Una
retromarcia eloquente ma abbastanza irrilevante, visto che la
vera spesa, il pozzo senza fondo in cui verrebbero buttati a getto continuo
milioni e milioni di Euro, sarebbe rappresentato dai costi di gestione e
manutenzione.
L’unico argomento che i sostenitori del Parco del Mare offrono è che
sarebbe una formidabile opportunità per sviluppare il turismo
e il suo indotto.
Certo, se ce lo dicono con convinzione gli stessi che sono
riusciti a far saltare le linee di traghetti per la Grecia
grazie a una manifesta incapacità organizzativa, a ritrovarsi impotenti quando
il Parco del Castello di Miramare era stato ridotto a un campo
da motocross, a far trasferire il Museo di Storia Naturale in una
palazzina di periferia più adatta a ospitare gli uffici del catasto che delle
decenti sale espositive, a imporre norme di Polizia Urbana che un qualunque
visitatore proveniente da ovunque potrebbe involontariamente violare,
a perseguitare i gestori di bar e ristoranti con regolamenti ossessivi e
paranoici, a non essere stati mai in grado neanche di allestire dei cessi
pubblici permanenti e funzionanti, be’, se ce lo dicono loro, allora possiamo
fidarci.
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