martedì 19 giugno 2018

PORTO VECCHIO E MEGAYACHT E TUTTO GIRA INTORNO

" Le opinioni di Adriano non coincidono con quelle del blog e le opinioni del blog non coincidono con quelle degli esperti che ci scrivono firmando o meno. Compito del blog è porre questioni e domande pertinenti e impertinenti. Non provate a cercare una linea del blog FAQTRIESTE da discutere. Noi facciamo le domande e voi siete in grado di darvi le risposte ? Sembra una delle domande di Marzullo? Ci siamo incartati cercando di spiegarci per l'ennesima volta ?

Servono ferie ?




Evidentemente non riesco a vedere le meraviglie di simili progetti. Non bisognerebbe incaponirsi sul nominalismo ma il fatto che il Punto Franco Vecchio di Trieste venga chiamato una volta ‘Portovecchio’  e qualche altra volta ‘Porto Antico’ dà la misura delle acrobazie verbali di certuni che danno per morto il Punto Franco Vecchio. 

Ma gli esperti sanno – così dicono - quello che propongono e quello che farebbero. E gli esperti, si sa, sono come quei tali che Shakespeare fa nominare a Antonio al discorso funebre di Cesare: “uomini d’onore!”. 

Gli esperti prendono alcuni dati, li elaborano in proiezione e sulla base di scelte che escludono altre opzioni, portano a conclusioni di convenienza. 


Parlano di megayacht come di una futura ‘bonanza’ per Trieste. Ma senza andare a contestare, sarebbe bene che gli stessi calcoli di prospettiva venissero fatti anche per altre tipologie di investimento e procedere quindi a un raffronto sinottico di opportunità. 

Perchè parlare di soli di Megayacht e non p.e. di feeder intermodali, di traghetti merci e passeggeri, di navi da carico generale (quelle poche che ancora operano e che comunque fisiologicamente difficilmente spariranno del tutto), portacontenitori sino ad un determinato pescaggio e dimensione e soprattutto di magazzini che vivifichino la funzione emporiale di Trieste permettendo la negoziazione, al meglio del mercato, dei titoli di credito su commodities depositate? 

Perché fare questa scissione tra Porto Commerciale (PFN) e il PFV ? 
Il PFV  e già morto ed è sedime per l’edilizia? 
Parlare di Megayacht significa avviare uno studio precostituito su una idea che esclude automaticamente le altre relative alla navigazione marittima tradizionale ( qualche spazio, per navi passeggeri, ma di dimensioni relativamente contenute) quando i megayacht avrebbero già la loro collocazione : per il raddobbo e il carenaggio in un Navalgiuliano allo stato dell’arte e per la dimora – ammesso che zone più amene non attraggano di più – Muggia, Sistiana, Monfalcone. 

Usare aree e magazzini per attività non strategiche significa eliminare opportunità di lungo respiro per frivolezze transeunti nella loro efficacia (ammesso che ci sia) ma che producono un irreversibile uso NON portuale delle aree. 
Dobbiamo usare aree preziose che se modificate sarebbero irrecuperabili all’attività portuale, per una materia la cui remuneratività sia basata su dati che non tengono conto di possibili mutazioni del quadro geopolitico e economico generale? Si pensa che p.e. in una situazione di conflittualità politica e normativa europea e mondiale (e mi pare che ci stiamo avvicinando a grandi passi) i megayacht sarebbero una scelta opportuna davanti a un impoverimento generale? 

Oppure meglio sarebbe invece assicurarsi spazi di banchina per accogliere navi nel regime di Porto Franco Internazionale che- questo sì- dovrebbe essere riaffermato con convinzione? 

Se una entità, chiamiamola pure come ci pare: entità politica, parapolitica, di convergenza di interessi quali una coesione tra la Baviera e l’Austria- sia essa un generico Alpengebiet o con maggior fortuna Alpenstaat o Alpenrepublik – venisse ad esistere alle spalle dell’Adriatico (potrebbe essere una remota eventualità ma se ne comincia a parlare) dovremmo puntare ad avere un collegamento funzionale con essa oppure lasciare tutta l’iniziativa a Capodistria? 

O ancora, usare di dismesse aree preziose di porto per le baracche di zucchero filato, castagnere, mussolere, barche barchette e cotillon, cinema e la fiera della frìtola tesa a tutto ma soprattutto a metter cappello su aree portuali ? 

Ma le aree portuali vanno salvaguardate anche pro futuro e Trieste che non ne ha molte ( Genova ne ha più di tre volte tanto e un Porto del Nord ha sviluppo ancora più generoso) non può permettersi uno spreco irreversibile. 

Cosa si fa del parco binari del PFV? Viene mantenuto oppure è in corso di sradicazione? Non credo ci sia al mondo una città così autolesionista come è ora Trieste quando la grande classe dirigente di un tempo ha lasciato il posto a equilibristi dell’ideuzza e a piccoli bottegai vocianti che trattano e maltrattano istituti di cui in sostanza non ne capiscono e non ne amano la funzione. 

C’è un parallelo tra lo spreco di aree portuali e la scellerata gestione del territorio che ha consentito costruzioni a ridosso di impianti strategici impedendone lo sviluppo. 

Come il  grande Eduardo ne il ‘Natale in casa Cupiello’:

’Nun me piace o’ presepe!’.



Non rinunciamo alle questioni poste da Adriano Verani che sono un vero caleidoscopio di domande e di punti di vista.





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