lunedì 14 maggio 2018

PARCO DEL MARE ? ARCHITETTO WILLIAM STARC


Parco del mare ?


1) L'Amministrazione comunale nel 2001 avviò un concorso di idee per la sistemazione delle Rive al quale parteciparono qualificati professionisti di fama internazionale, che elaborarono soluzioni interessanti anche per l'area su cui si vorrebbe realizzare il Parco del Mare. Una proposta progettuale prevedeva in particolare la demolizione di tutti i manufatti insistenti sull'area tranne il vecchio faro  Lanterna, esaltando così la sua forma architettonica e restituendo alla città e alla sua piena fruizione un luogo dal quale si può godere una vista panoramica unica in tutto il golfo. Ora va considerato che la città ha una grande opportunità nel poter riqualificare in un progetto unitario tutto l'arco spaziale del golfo delimitato alle estremità da due punti rilevanti quali il castello di Miramare e la vecchia Lanterna, creando un continuo di aree pubbliche che consentano la piena fruibilità del fronte mare costiero, in quanto l'area del  Porto Vecchio è diventata di proprietà comunale, e altresì questo potenziale  consentirebbe ai cittadini di Trieste di riappropriarsi del rapporto con il mare in una cornice paesaggistica ed ambientale unica. Qualsiasi progetto di nuovo insediamento edilizio che vada ad interessare questo ambito, anche se di pregevole architettura, tanto più se proposto in un'area disastrata, sia dal punto di vista architettonico che urbanistico, come quella su cui dovrebbe essere costruito il Parco del Mare, è un palese controsenso e un'operazione che aggraverà e penalizzerà, una zona più ampia, considerate le trasformazioni ammissibili dal vigente Piano regolatore sull'area del Mercato ortofrutticolo e l'aumento di veicoli pesanti generato dalle nuove linee di traghetti del Porto nuovo. 



E' giusto ricordare il proficuo dibattito che si è svolto in occasione della demolizione della piscina Bianchi, tra chi voleva costruire il Tergesteo a mare e chi rivendicava l'inedificabilità dell'area. Oggi tutti possono constatare che aver lasciato libera l'area e recuperato l'ex magazzino vini a nuova destinazione, esalta quello spazio e valorizza le preesistenze edilizie. In una città come Trieste, dove lo stock immobiliare inutilizzato sia pubblico che privato è molto consistente e rappresenta un aggravio finanziario per i proprietari, procedere con demolizioni per liberare aree pregevoli può concorrere a valorizzare meglio l'intorno e restituire fruibilità a parti di città prima negate all'uso pubblico.




2) Si parla molto di turismo e dei benefici economici che alla città derivano dal consistente flusso di visitatori. La storia, la posizione geografica, l'assetto urbanistico, gli stili architettonici che caratterizzano gli edifici, sono tutti elementi che attraggono turisti, indubbiamente questa è una novità per la città che sta cercando di attrezzarsi per migliorare l'offerta  di ospitalità e il proliferare di ristoranti, caffè, alberghi e bed and breakfast, sono solo uno degli aspetti più visibili. La domanda che a questo punto è giusto porsi riguarda se tutto questo sviluppo favorisce o penalizza per alcuni aspetti i cittadini residenti e in che modo chi ha responsabilità di amministrare questa città tiene conto di questa problematica pure nel momento in cui promuove quella localizzazione del Parco  del Mare. Abbiamo assistito in questi ultimi 20 anni alla progressiva pedonalizzazione di alcune vie del centro storico che ha originato una consistente trasformazione dei fronti strada, con modifiche alla destinazione d'uso dei fori commerciali, divenuti nuovi caffè, ristoranti, insediamento di negozi di marche internazionali, e un'occupazione progressiva del suolo pubblico con ogni genere di arredi, tavoli, sedie, ombrelloni, fioriere, sacrificando la mobilità dei pedoni e di chi usa mezzi alternativi, quali le biciclette. La stessa trasformazione in alberghi di pregevoli e storici edifici nel Centro città comporta che alcune parti di città stiano perdendo sempre più la funzione residenziale compromettendo così anche la presenza di essenziali servizi ai cittadini che continuano ad abitarvi. In una città, che nel corso degli ultimi 40 anni ha perso 100 mila abitanti, ogni iniziativa che può attirare nuovi investimenti, presupposto fondamentale per la creazione di nuovi posti di lavoro e insediamento di nuovi cittadini,  deve trovare una risposta che consenta l'inserimento di questa in un contesto che ne coglie le varie opportunità senza stravolgere l'esistente, anzi cercando di migliorarlo e creare quel valore aggiunto da cui tutti traggano i necessari benefici, i cittadini residenti in primis e non solo alcune categorie economiche. Nella scelta delle aree su cui  localizzare  il Parco del Mare queste ricadute non ci sono, anzi si vanno ancora di più a compromettere le residuali aree su cui sorgono alcune attività di servizio pubblico e privato quali lo stabilimento balneare Pedocin, l'Ausonia, la piscina terapeutica e il museo ferroviario nonché potenziale terminal ferroviario metropolitano. E'interessante e razionale che all'interno del Porto Vecchio si cerchi di organizzare un polo museale che metta in relazione  tra loro la centrale idrodinamica, la centrale elettrica, il nuovo museo del mare, evidenziando così la storia e le fortune che hanno fatto grande questa città nel suo rapporto con il mare e allora perchè non pensare all'iniziativa del Parco del mare in questo nuovo contesto di riuso del Porto vecchio sia per localizzarlo all'interno e nelle immediate adiacenze degli altri contenitori, in una prospettiva nuova in cui la parte edilizia sia solo un aspetto minoritario rispetto l'offerta culturale e scientifica. Ne beneficerebbe il complesso museale e vi sarebbero economie di scala nella fase di realizzazione e successiva gestione delle infrastrutture necessarie alla fruibilità dell'insieme quali parcheggi, viabilità e trasporto pubblico per non parlare delle reti di servizio e approvvigionamento idrico ed energetico.


3) Un ulteriore aspetto che va tenuto in debito conto è che la ristrutturazione della viabilità sulle rive ha acuito la cesura tra la parte edificata e il mare. I volumi di traffico su questa arteria,  che dovrebbe essere di scorrimento, nel prossimo futuro assumeranno un ulteriore incremento dovuto alla trasformazione del mercato ortofrutticolo in un complesso polifunzionale, l'incremento dei traghetti in Porto nuovo, la trasformazione del Porto vecchio in area urbana con una miriade di funzioni. L'aumento dei flussi di traffico non sarà più compatibile con le caratteristiche geometriche dell'arteria e localizzare un insediamento come quello del Parco del mare in zona adiacente all'entrata del Porto Nuovo, originerà ulteriori disagi agli insediamenti esistenti che oggi già si manifestano in determinate ore di punta. La città a partire dagli anni '70  ha prospettato alcune soluzioni progettuali al problema del suo accesso da nord, ma queste ipotesi non hanno trovato nel tempo sia la condivisione degli abitanti interessati dal passaggio di questa nuova viabilità che i necessari approfondimenti progettuali sull'impatto che una simile opera comporta per il territorio. Ora è indispensabile che questo problema venga affrontato in tempi rapidi perchè non si può parlare  di Parco del Mare, di trasformazione del Porto vecchio, senza affrontare l'accessibilità a queste aree e altresì capire quali sono i ritorni alla città dal punto di vista ambientale, paesaggistico, di fruizione reale delle aree pubbliche. Se le rive devono diventare sempre più un luogo per il tempo libero dei residenti e un attrazione turistica, vanno necessariamente riconnesse le aree d'intorno alla vecchia Lanterna, attuando le opportune demolizioni degli edifici che impediscono la sua visuale e non hanno alcun pregio architettonico, con  un percorso continuo fino a Miramare. C'è l'assoluta priorità di ripensare la funzione della strada costiera e di viale Miramare, la prima deve diventare la strada del tempo libero per valorizzare ancora di più ambiente e paesaggio, la seconda a servizio pure della residenza e perdere completamente la funzione di viabilità di accesso alla città. Tutto questo necessita di una  progettazione particolareggiata per il nuovo accesso nord della città e consistenti risorse finanziarie pubbliche sia in fase di progetto che di realizzazione. L'avere pronto un disegno di come la città si ristruttura e valorizza le sue risorse storiche, ambientali e paesaggistiche e mette a disposizione la pluralità di aree dismesse per una loro trasformazione che torni utile al contesto territoriale è essenziale ed indispensabile  per essere credibili di fronte ai possibili soggetti pubblici e privati che vogliono investire su Trieste.  La sfida che Trieste ha davanti, nell'epoca della globalizzazione, è quella di diventare una capitale d'area in cui i  grandi progetti pubblici e privati devono essere frutto non solo delle aspirazioni di progettisti, di committenti, di società finanziarie , ma pure delle reali necessità che la città esprime e altresì complementari ed integrati in una logica che la loro attuazione le consenta di assumere un ruolo nel  sistema economico europeo.



Trieste, 13 aprile 2018                                               

Dott.arch. William Starc   

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