1)
L'Amministrazione
comunale nel 2001 avviò un concorso di idee per la sistemazione delle Rive al
quale parteciparono qualificati professionisti di fama internazionale, che
elaborarono soluzioni interessanti anche per l'area su cui si vorrebbe
realizzare il Parco del Mare. Una proposta progettuale prevedeva in particolare
la demolizione di tutti i manufatti insistenti sull'area tranne il vecchio
faro Lanterna, esaltando così la sua
forma architettonica e restituendo alla città e alla sua piena fruizione un
luogo dal quale si può godere una vista panoramica unica in tutto il golfo. Ora
va considerato che la città ha una grande opportunità nel poter riqualificare
in un progetto unitario tutto l'arco spaziale del golfo delimitato alle estremità
da due punti rilevanti quali il castello di Miramare e la vecchia Lanterna,
creando un continuo di aree pubbliche che consentano la piena fruibilità del
fronte mare costiero, in quanto l'area del
Porto Vecchio è diventata di proprietà comunale, e altresì questo
potenziale consentirebbe ai cittadini di
Trieste di riappropriarsi del rapporto con il mare in una cornice paesaggistica
ed ambientale unica. Qualsiasi progetto
di nuovo insediamento edilizio che vada ad interessare questo ambito, anche se
di pregevole architettura, tanto più se proposto in un'area disastrata, sia dal
punto di vista architettonico che urbanistico, come quella su cui dovrebbe
essere costruito il Parco del Mare, è un palese controsenso e un'operazione che
aggraverà e penalizzerà, una zona più ampia, considerate le trasformazioni
ammissibili dal vigente Piano regolatore sull'area del Mercato ortofrutticolo e
l'aumento di veicoli pesanti generato dalle nuove linee di traghetti del Porto
nuovo.
E' giusto ricordare il proficuo dibattito che si è svolto in occasione
della demolizione della piscina Bianchi, tra chi voleva costruire il Tergesteo
a mare e chi rivendicava l'inedificabilità dell'area. Oggi tutti possono
constatare che aver lasciato libera l'area e recuperato l'ex magazzino vini a
nuova destinazione, esalta quello spazio e valorizza le preesistenze edilizie.
In una città come Trieste, dove lo stock immobiliare inutilizzato sia pubblico
che privato è molto consistente e rappresenta un aggravio finanziario per i
proprietari, procedere con demolizioni per liberare aree pregevoli può
concorrere a valorizzare meglio l'intorno e restituire fruibilità a parti di
città prima negate all'uso pubblico.
2)
Si parla molto di
turismo e dei benefici economici che alla città derivano dal consistente flusso
di visitatori. La storia, la posizione geografica, l'assetto urbanistico, gli
stili architettonici che caratterizzano gli edifici, sono tutti elementi che
attraggono turisti, indubbiamente questa è una novità per la città che sta
cercando di attrezzarsi per migliorare l'offerta di ospitalità e il proliferare di ristoranti,
caffè, alberghi e bed and breakfast, sono solo uno degli aspetti più visibili.
La domanda che a questo punto è giusto porsi riguarda se tutto questo sviluppo
favorisce o penalizza per alcuni aspetti i cittadini residenti e in che modo
chi ha responsabilità di amministrare questa città tiene conto di questa
problematica pure nel momento in cui promuove quella localizzazione del
Parco del Mare. Abbiamo assistito in
questi ultimi 20 anni alla progressiva pedonalizzazione di alcune vie del
centro storico che ha originato una consistente trasformazione dei fronti
strada, con modifiche alla destinazione d'uso dei fori commerciali, divenuti
nuovi caffè, ristoranti, insediamento di negozi di marche internazionali, e
un'occupazione progressiva del suolo pubblico con ogni genere di arredi,
tavoli, sedie, ombrelloni, fioriere, sacrificando la mobilità dei pedoni e di
chi usa mezzi alternativi, quali le biciclette. La stessa trasformazione in alberghi
di pregevoli e storici edifici nel Centro città comporta che alcune parti di
città stiano perdendo sempre più la funzione residenziale compromettendo così
anche la presenza di essenziali servizi ai cittadini che continuano ad
abitarvi. In una città, che nel corso degli ultimi 40 anni ha perso 100 mila
abitanti, ogni iniziativa che può attirare nuovi investimenti, presupposto
fondamentale per la creazione di nuovi posti di lavoro e insediamento di nuovi
cittadini, deve trovare una risposta che
consenta l'inserimento di questa in un contesto che ne coglie le varie
opportunità senza stravolgere l'esistente, anzi cercando di migliorarlo e
creare quel valore aggiunto da cui tutti traggano i necessari benefici, i
cittadini residenti in primis e non solo alcune categorie economiche. Nella
scelta delle aree su cui
localizzare il Parco del Mare
queste ricadute non ci sono, anzi si vanno ancora di più a compromettere le
residuali aree su cui sorgono alcune attività di servizio pubblico e privato
quali lo stabilimento balneare Pedocin, l'Ausonia, la piscina terapeutica e il
museo ferroviario nonché potenziale terminal ferroviario metropolitano.
E'interessante e razionale che all'interno del Porto Vecchio si cerchi di
organizzare un polo museale che metta in relazione tra loro la centrale idrodinamica, la
centrale elettrica, il nuovo museo del mare, evidenziando così la storia e le
fortune che hanno fatto grande questa città nel suo rapporto con il mare e
allora perchè non pensare all'iniziativa del Parco del mare in questo nuovo
contesto di riuso del Porto vecchio sia per localizzarlo all'interno e nelle
immediate adiacenze degli altri contenitori, in una prospettiva nuova in cui la
parte edilizia sia solo un aspetto minoritario rispetto l'offerta culturale e scientifica.
Ne beneficerebbe il complesso museale e vi sarebbero economie di scala nella
fase di realizzazione e successiva gestione delle infrastrutture necessarie
alla fruibilità dell'insieme quali parcheggi, viabilità e trasporto pubblico
per non parlare delle reti di servizio e approvvigionamento idrico ed
energetico.
3)
Un ulteriore
aspetto che va tenuto in debito conto è che la ristrutturazione della viabilità
sulle rive ha acuito la cesura tra la parte edificata e il mare. I volumi di
traffico su questa arteria, che dovrebbe
essere di scorrimento, nel prossimo futuro assumeranno un ulteriore incremento
dovuto alla trasformazione del mercato ortofrutticolo in un complesso
polifunzionale, l'incremento dei traghetti in Porto nuovo, la trasformazione
del Porto vecchio in area urbana con una miriade di funzioni. L'aumento dei
flussi di traffico non sarà più compatibile con le caratteristiche geometriche
dell'arteria e localizzare un insediamento come quello del Parco del mare in
zona adiacente all'entrata del Porto Nuovo, originerà ulteriori disagi agli
insediamenti esistenti che oggi già si manifestano in determinate ore di punta.
La città a partire dagli anni '70 ha
prospettato alcune soluzioni progettuali al problema del suo accesso da nord,
ma queste ipotesi non hanno trovato nel tempo sia la condivisione degli
abitanti interessati dal passaggio di questa nuova viabilità che i necessari
approfondimenti progettuali sull'impatto che una simile opera comporta per il
territorio. Ora è indispensabile che questo problema venga affrontato in tempi
rapidi perchè non si può parlare di
Parco del Mare, di trasformazione del Porto vecchio, senza affrontare
l'accessibilità a queste aree e altresì capire quali sono i ritorni alla città
dal punto di vista ambientale, paesaggistico, di fruizione reale delle aree
pubbliche. Se le rive devono diventare sempre più un luogo per il tempo libero
dei residenti e un attrazione turistica, vanno necessariamente riconnesse le
aree d'intorno alla vecchia Lanterna, attuando le opportune demolizioni degli
edifici che impediscono la sua visuale e non hanno alcun pregio architettonico,
con un percorso continuo fino a
Miramare. C'è l'assoluta priorità di ripensare la funzione della strada
costiera e di viale Miramare, la prima deve diventare la strada del tempo
libero per valorizzare ancora di più ambiente e paesaggio, la seconda a
servizio pure della residenza e perdere completamente la funzione di viabilità
di accesso alla città. Tutto questo necessita di una progettazione particolareggiata per il nuovo
accesso nord della città e consistenti risorse finanziarie pubbliche sia in
fase di progetto che di realizzazione. L'avere pronto un disegno di come la
città si ristruttura e valorizza le sue risorse storiche, ambientali e
paesaggistiche e mette a disposizione la pluralità di aree dismesse per una
loro trasformazione che torni utile al contesto territoriale è essenziale ed
indispensabile per essere credibili di
fronte ai possibili soggetti pubblici e privati che vogliono investire su Trieste. La sfida che Trieste ha davanti, nell'epoca
della globalizzazione, è quella di diventare una capitale d'area in cui i grandi progetti pubblici e privati devono
essere frutto non solo delle aspirazioni di progettisti, di committenti, di
società finanziarie , ma pure delle reali necessità che la città esprime e
altresì complementari ed integrati in una logica che la loro attuazione le
consenta di assumere un ruolo nel
sistema economico europeo.
Trieste, 13 aprile 2018
Dott.arch. William Starc
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