Così come tutte le strade portano a Roma, con
la stessa enfasi ogni spunto è buono per l’assalto al Porto Vecchio.
Dalle più nobili ipotesi sino alle ‘mussolere’ ogni appiglio è buono per dichiarare
indispensabile l’area del P.F.V ; per tutto purchè non si tratti di quello cui
è dedicata: cioè le navi!
Oggi ‘Il Piccolo’ intervista il prof. Giacca
dell’ICGEB che va al King’s College di Londra portandosi dietro il laboratorio
e la struttura da lui creata assieme ad alcuni ricercatori: insomma una perdita
secca per Trieste. Dice Giacca nell’intervista: ”Qui c’è un progetto da cinque
anni di spostare l’ICGEB in Porto Vecchio, da due quest’ultimo è passato al
Comune, ma non è successo nulla : questi sono esempi di amministrazioni
insensibili.” :
Ora, che istituzioni di questo calibro
debbano avere il massimo dell’attenzione da parte delle autorità è fuori di
dubbio, ma qualcuno mi deve spiegare -e non in maniera apodittica – cosa
c’entra il Porto Vecchio.
Perchè
una collocazione altrove non è possibile?
Evidentemente lo è, ma le ragioni devono
essere altre.
I
quattrini? Ma devono essere i nostri rappresentati che
devono battere cassa forti di quanto viene dato altrove. Il Comune- si dice-
non ha fatto nulla! Che forse al Comune sia passato per la testa che certe
soluzioni potrebbero essere… come dire… ballerine nel diritto?
Intanto il Parco del Mare cerca di non
affogare! Anche qui la solita troika: Cosa serve ? Quanto costa ? Chi paga ?
I costi, anche se sono state fatte delle
previsioni, sono sempre una incognita ma ovviamente una incognita che prevede
un aumento di esposizione. A Genova il grande acquario, fatto con il fiume di
denaro delle Colombiadi, è in profondo rosso nonostante che sia alimentato dai
visitatori della parte più popolosa d’Italia: Piemonte, Lombardia, Emilia.
Sicchè la tentazione è quella di scaricare la struttura allo Stato ma
mantenerne il nome di ‘Genova’ per dare lustro alla città.
Ma da noi quale alimento di visitatori
potrebbe esserci? Sarà in utile di bilancio – tanto per cercare di rispondere
al “Chi paga?” - oppure servirà solo a garantire qualche poltrona e relativi
emolumenti?
E se sarà in perdita quanto potrà durare?
Intanto ci sono promesse da parte della
Regione, e ciò mentre altri cinquanta posti letto negli ospedali sono a rischio
e le conseguenze sono bene illustrate in alcune lettere alla rubrica
‘Segnalazioni’.
Quale è la spesa prioritaria da richiedere
alla Regione :il finanziamento di una iniziativa precaria oppure la salute dei
triestini? Mah..? Ma tutto questo pistolotto non è fine a sé stesso ma si
ricollega all’uso dell’area per il futuribile Parco del Mare.
Per maggior chiarezza è più pratico esporre
per punti:
1) Sin da quando si è innestata l’abitudine,
provincialissima, di fare ormeggiare sulle rive degli Yacht particolarmente
imponenti era partita l’idea di un cantiere per maxi-yacht da piazzarsi..guarda..guarda in Porto
Vecchio.
2) Il Parco del Mare, secondo le ultime
novità arrivate con il Treno da Yuma delle 3.10, dovrebbe venire spostato al
Molo della Lanterna. Allora posti questi due punti ne deriva che vi sarebbe
l’opportunità di un cantiere per maxi.yacht cioè-in italiano- navi lusorie.
Ma senza andare a scomodare il Porto Vecchio
perché non rimodellare questo cantiere sul sedime del precedente Navalgiuliano?
Perché non ristrutturarlo con uno scalo di
alaggio e un bacino da circa 100 metri per le imbarcazioni da sottoporre a
lavori, usando la diga – allargata – come pennello di ormeggio e allestimento
(così, negli anni ’60, venne usata la diga per l’allestimento della grande
serie di pescherecci atlantici)? Naturalmente ne viene fuori una – probabile -
necessità di spazi per le officine e il parco lamiere (che anche se piccolo,
occupa i suoi metri quadri) da cui il possibile utilizzo degli spazi
retrostanti. E se questi andassero a confliggere con il Parco ‘marinaro’ che si
fa? Restiamo nella navalmeccanica o ci ‘Parcheggiamo’?
Attenzione, che mentre si gonfiavano queste
iniziative tutte tese solo a mettere cappello sul Porto Vecchio (così come la
barzelletta dell’Expò) la questione di un cantiere per grandi navi da diporto
si era già presentata anche a Muggia nell’urbanizzazione dell’ex San Rocco. Al
San Rocco, come ricorderete e come se ne vedono i resti inoperosi, vi era un bacino
di carenaggio. Io stesso vi ho fatto lavori e carena nel 1972 con una piccola
(ma molto ben costruita, trattandosi di ex nave militare) petroliera.
Il Cantiere sembrava come fosse stato
bombardato cinque minuti prima. Oltre al bacino, restava solo la porta carraia
( che per la memoria storica, sarebbe stato bello che fosse stata mantenuta)
sulla cui sommità poggiava una costruzione che conteneva la vecchia ‘sala a
tracciare’.
Ma il bacino, perbacco, era funzionante. E lo
sarebbe ancora oggi se avesse avuto la manutenzione necessaria: controllo e
consolidamento della platea (anche se le navi da diporto pur di un importante
dislocamento non avrebbero dovuto creare problemi di carichi in eccesso);
controllo o sostituzione del ‘battello porta’; controllo, ammodernamento o
sostituzione delle pompe di esaurimento. Insomma Porto San Rocco avrebbe potuto
offrire un servizio di officina e raddobbo non facilmente replicabile in
Adriatico per questo tipo di imbarcazioni.
Ma probabilmente un impianto
industriale e i condomini non erano compatibili. Così quando è venuta fuori la
questione del diporto, il bersaglio era sempre lo stesso con argomenti diversi:
occupare il Porto Vecchio.
Ora sarà lo stesso per la Lanterna?
Conclusione: non lo so!
Spero che come Carlo VI, ispirato dal
Principe Eugenio e a sua volta ispirato dal nostro patrizio Casimiro Donadoni,
ha istituito -da fuori- il Porto Franco, così -da fuori- arrivi la soluzione
che sciolga questo groppo malefico.
Adriano Verani
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