Shanghai - Genova è il
termine di paragone per tutti. Anche per i cinesi. Ma Pechino sugli
investimenti ha gli occhi puntati su Trieste. Zeno D’Agostino è
l’uomo della Via della Seta in Italia. Guida lo scalo adriatico, ma anche
l’associazione dei porti italiani: «Per questo dico che ci sono opportunità per
tutti. Anche per i porti del Sud».
Però pare che a Shanghai
interessi solo Trieste…
«Non è vero. Certo noi
abbiamo continue richieste e trattative, ma è il sistema portuale italiano ad
essere coinvolto».
Anche il Sud?
«Guardi, i cinesi hanno
commesso un errore con l’acquisto del Pireo. Se ne sono resi conto e ora stanno
rimediando. L’Italia ne esce rafforzata anche in termini di credibilità».
Anche i cinesi sbagliano?
«Pensavano che mettendo un
piede in Grecia avrebbero potuto raggiungere agevolmente via ferrovia, i
mercati europei. Non è andata così e per noi è un bene. Per questo vengono in
Italia e vogliono investire molto».
Sino ad oggi però non ci
sono state mosse eclatanti…
«Nei prossimi mesi ci
saranno tante novità…Entro fine anno, quando arriveranno a conclusione diverse
trattative, il quadro sarà cambiato. E di molto».
E i porti del Sud?
«Ai cinesi interessa molto
l’area mediterranea. I nostri scali si trovano in una posizione migliore
rispetto al Pireo e possono offrire di più. Se poi la situazione geopolitica si
ristabilisse, avremmo un quadro molto positivo. Magari potremmo tornare
all’idea di una vastissima zona di libero scambio dell’area del Mediterraneo.
Era una buona idea. Così l’Italia completerebbe il proprio ruolo: non più solo
piattaforma logistica per l’Europa centrale, ma detentrice di un ruolo
fondamentale anche per l’area Sud del Vecchio continente e del Nord Africa».
Torniamo agli investimenti:
rischiamo la svendita di aziende o asset del Paese?
«No. Il nostro atteggiamento
è molto diverso: abbiamo continue richieste da parte degli investitori cinesi.
Vogliono comprare, diventare soci, entrare nel capitale. Ma svendita mai: è un
atteggiamento paesi a rischio default. E noi per fortuna non lo siamo».
Ma cosa offriamo agli
investitori cinesi?
«Un sistema logistico ad
alto valore. Stiamo cambiando anche noi: non proponiamo più solo la visione
della banchina, ma di tutto un sistema logistico completo. E questo ai cinesi
piace molto. Altro che riduttivo ministero del Mare: capacità di fare sistema a
tutto campo. Non parliamo solo di infrastrutture, ma di opportunità e
condizioni favorevoli. In questo senso le zone economiche speciali sono una
grande carta che possiamo giocarci».
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