mercoledì 30 maggio 2018

ALL'OMBRA DEI TRATTATI NELLA SCACCHIERA EUROPEA

Vi proponiamo questo intervento interessante per il punto di vista originale e per il ragionamento concreto che propone. Discutibile, di parte, non condivisibile, problematico, ma .... da leggere.




E’ assolutamente incomprensibile come ci si possa trastullare con robe come il ‘Parco del Mare ‘ e con le più cervellotiche destinazioni sulle aree di Porto Franco Internazionale date per acquisite anche se su basi che non rispettano la procedura della trattatistica internazionale. 

Ma non sentono i cupi brontolii di temporale in Europa? Non sentono come l’Italia stia diventando un sorvegliato speciale? Non leggono come in Germania per fior di economisti ormai l’alternativa è se sia meglio cacciare a pedate l’Italia dall’Eurozona (ma anche la Francia viene bene monitorata!) oppure fare in modo che sia la stessa Germania ad uscirne velocemente e di sua volontà a salvarsi le chiappe, portandosi via il bottino accumulato, prima che tutta la baracca crolli? Sarà così, non sarà così? E’giusto? E’ sbagliato o meglio ancora più che sbagliato, iniquo? Sono domande di lana caprina che non portano a nulla!


La questione meccanica è che la Germania ha – ora e in questo scacchiere, cioè hic et nunc  – la possibilità di scelta perché domina la situazione ; l’Italia ha solo chiacchiere e tabacchiere di legno o al massimo, se ci fosse un qualche Talleyrand o un Bismarck, potrebbe grattare con difficoltà un po’ di spazio di manovra per qualche dilazione. La Germania potrebbe essere messa in riga solamente da un potere più forte ma le superpotenze adesso hanno altre cose cui pensare. Ma non solo non abbiamo non dico né Talleyrand né Bismarck, ma purtroppo nella generalità senza distinzione politica, appaiono come fuochi fatui e senza consistenza le solite note facce di gente che pare avere sbagliato strada e mestiere. 

Sicché, quale che sia l’ideologia (ammesso che ce ne siano ancora!)  il materiale umano in Italia, e non da adesso, appare di scarsissimo spessore, improvvisato, dedito alle esibizioni e sostanzialmente ignorante e indisciplinato. Sì, indisciplinato! La disciplina non è sopraffazione in quanto chi comanda deve non solo farla valere sul subordinato ma deve lui stesso assoggettarsene senza sconti; la disciplina è la condizione - necessaria ma non sufficiente - su cui poter lavorare in maniera chiara e ordinata e perciò onesta, responsabile e produttiva.

Dunque la posizione dell’Italia è precaria. E allora, dato che per noi il primario interesse è quello della nostra comunità cittadina, possiamo fare qualche cosa per noi stessi e se sì, cosa? 

Quanto conta e cosa può fare un agglomerato umano che è 1/12 non di New York ma della sola Brooklyn? 

Per prima cosa fare una revisione delle idee correnti! Non permettere spese futili e dal dubbio guadagno e che non siano destinate alla redditività del lungo periodo e al benessere del cittadino. 

Perciò né Parco del Mare, né un uso delle aree di Porto Franco che sia difforme alla loro natura portuale o paraportuale. Tutto deve essere indirizzato allo Schwerpunkt dove applicare tutta la forza possibile: Porto e Ferrovie. Il Porto non deve essere ceduto di un metro quadrato e casomai dato in concessione a Nazioni marittime mentre le Ferrovie devono essere portate ad una condizione di modernità che ci dia almeno trenta o quaranta anni di operatività certa.

Anche se mai potremo raggiungere le dimensioni di un solo porto del Nord Europa, anche se è concreta l’eventualità di poter essere compressi da un efficiente sistema ferroviario che da Vladivostock  o dalla Manciuria raggiunga l’Europa, anche se la via d’acqua artica a nord della Siberia – previsioni climatiche permettendo- potrà servire solo  i porti del Nord Europa, qualche piccola chance di sopravvivenza la abbiamo anche noi.

Il porto è il solo volano di cui disponiamo e che per necessità di vita e non per un ottuso incaponimento deve essere affiancato dalle possibilità che i Trattati ci danno e la cui applicazione deve essere reclamata. La questione del porto non è legata solo alla creazione di ricchezza quanto alla stessa sopravvivenza economica e fisica di Trieste. Essa ha anche un alto valore strategico che in tempi come questi diventa dirimente. 

Il valore di Trieste con i suoi trattati da un lato consente una penetrazione nel cuore dell’Europa che in qualche misura allevia le suddette eventualità contrarie ma allo stesso tempo consolida la sua appetibilità a interessi dei più diversi che potrebbero richiedere di servirsene. Per ora l’approvvigionamento di crudo per la Germania è un chiodo importante ma anche questo, pur con perdite secche, sostituibile. Per cui non dobbiamo assolutamente affossare l’aspetto strategico anzi dobbiamo fare in modo di enfatizzarlo e ancorarlo solidamente; e dobbiamo farlo soprattutto in questi momenti dove rischiamo di essere ancora di più conculcati da possibili situazioni di pesantezza cui l’Italia potrebbe essere obbligata.

Allo stesso modo, dobbiamo cercare che le strutture sensibili e di alta qualità competitiva – se ci saranno le opportunità e i soldi per costruirle - siano insediate entro il Comune di Trieste o almeno entro la vecchia Zona ’A’ del TLT. 

Opere portuali, opere foranee, opere ferroviarie, il bacino di carenaggio allo stato dell’arte di cui nessuno parla neppure per contestarlo, devono il più possibile stare a Trieste per ricadere certamente entro i disposti internazionali. 

Per questa ragione io, per quello che ne capisco di fronte a tanti esperti di grandi destini, sostengo che con Monfalcone avremo dei problemi: nulla ci può dare, molto ci può chiedere creando condizioni di tensione e di blocco; ma soprattutto si tratta di un’area fuori dalla Zona ‘A’ che – per quello che serve - è il limite ideale del sedime di cui si tratta.

Lo ripeto: non è tanto e non solo il vantaggio di riavere le opportunità scritte nei Trattati, quanto dal metterci al vento se qualche cosa di pesante dovesse accadere. Troppi rospi stanno ribollendo nel pentolone delle streghe e ogni previsione è impossibile in quanto le variabili sono numerose. Ma dobbiamo garantirci una lancia di salvataggio.

Adriano Verani

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