lunedì 9 aprile 2018

IL CORRIERE DELLA SERA : RINASCIMENTO TRIESTE

Dopo La Repubblica dello scorso lunedì con l'articolo di Paolo Rumiz su Trieste e il suo porto oggi è il Corriere della Sera nel suo inserto CORRIERE IMPRESE a dedicare un articolo al RINASCIMENTO DI TRIESTE





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  1. Emissione del bando di gara da 14 milioni di euro per la progettazione della nuova diga foranea di Genova. Costo previsto dell’opera: 1 miliardo di euro! Scopo: a) Spostare la diga a 500 metri dalla linea di costa, dalla foce del Polcevera alla Fiera del Mare, tutto il Porto operativo b) Permettere l’accosto di navi da 18-22mila TEU, dai 360 ai futuri 420 metri di lunghezza c) tempi previsti: 2 anni per il progetto, 6 anni per la prima parte, altri 6 per il completamento. Aumento dei pescaggi; la nuova diga sarà sulla batimetrica dei 40 metri. Alcune considerazioni : con i progetti e i finanziamenti destinati a Genova si ha la REALE DIMENSIONE della materia trattata e della risibile scala dei nostri. Parlando a centoni, è che per i nostri soldi avremmo tutta la base legale per averli, ma a reclamare l’applicazione TOTALE dell’Allegato VIII c’è da scottarsi le dita. Lasciamo stare il Molo VII, l’ectoplasma dell’VIII, l’unione tra V e VI, lo scalo traghetti all’ex Aquila ecc. Guardiamo dal Molo San Carlo. Una Stazione Marittima da ristrutturare e da allungare di almeno 50 mt. Pierpaolo Luzzato Fegiz proponeva di costruire nella Stazione anche un eliporto, mutuando l’idea da collocazioni consimili. Ora il Porto Vecchio viene chiamato ‘Porto Antico’ (come a Genova) così da far passare nella gente l’idea che esso sia inservibile all’attività portuale. Poi, la sdemanializzazione fuori dai Trattati Internazionali; l’assegnazione al Comune di aree che invece dovrebbero TUTTE servire all’insediamento di attività portuali e paraportuali ; la grande opera del parco binari , che pochi porti hanno. Anche per il Porto Vecchio ci sarebbero progetti notevoli; l’interramento (o piattaforma su colonne ) sino alla diga, rettificazione della stessa con una nuova linea esterna di ormeggio e quindi un’altra diga foranea a protezione. A Genova non viene più ceduto un centimetro quadrato di area portuale. Da noi, si svende un porto che potrebbe essere un buon sussidiario del porto nuovo, soprattutto per navi e traghetti passeggeri che è bene siano vicini al centro città. Frattanto, ultime notizie di oggi 16 aprile 2018 :un articolo di Roberto Morelli sul Porto Vecchio e sulla sua ‘appartenenza alla città’ e alla ‘diminutio’ accettata con eroismo dal Comune. Non varrebbe nessuna notazione se non fosse che tutta l’operazione contrasta con un Trattato Internazionale in vigore. Inoltre, nonostante il suono delle buccine di Rumiz, confligge un dato di fatto incontrovertibile: la caduta demografica della città e il suo continuo impoverimento. Pensare a fantasie di insediamenti quando non si ha lavoro è quanto meno bizarro. Per invertire la tendenza, le superfetazioni non sostenute da alimento economico e da una popolazione in crescita non servono (ammesso che gli eventuali investitori, se a conoscenza delle particolarità legali che non si limitano alle leggi italiane, rischino i loro soldi). Bisogna ricreare la ricchezza ri-partendo da fondamenta concrete: porto e emporio, industria, trasformazione, finanza. L’altro articolo che fa ‘pendant’ riguarda la possibile procedura UE di infrazione ai porti italiani per tasse non pagate. Ecco che la specialità di Trieste – dovuta a un Trattato Internazionale non frangibile – diventa immediatamente opportuna se reclamata con determinazione. Essa ci ripara dalle pretese della UE e inoltre se a causa delle previste tassazioni, una certa quota di traffico dovesse appoggiarsi a Trieste incrementando non solo il traffico ma anche il richiamo internazionale, che si fa del Porto Vecchio? Ci si incaponisce nella festa della luganiga oppure si spinge lo schwerpunkt per cogliere con tempismo l’occasione, ottimizzando in velocità tutte le aree all’attività portuale? Sarebbe strano (ma forse non tanto..) che anche tra noi ci possa essere chi maneggi per limitare l’Allegato VIII, non sfruttando possibili occasioni e giustificandole come concorrenza sleale verso gli altri porti. Non è così, perché tutto deriva da una fonte di diritto certa. Come diceva Pulcinella: “ Nun me piace o’ presepe”.

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