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Trieste ha
tutte le carte in regola per riprendersi il posto che le spetta come nodo di
connessioni eurasiatiche: questo il messaggio da portare a casa dopo aver
ascoltato la ricca carrellata d’interventi incentrata sulla lectio magistralis
di Parag Khanna, analista geopolitico, ex consigliere del presidente USA Barack
Obama, per la prima volta nel capoluogo giuliano.
Quello di ieri
martedì 28 novembre era il secondo appuntamento a Nordest – dopo Venezia – con
l’autore della trilogia che descrive le trasformazioni globali all’indomani del
1989: “I tre imperi”, “Come si governa il mondo”, “Connectography”.
Al tavolo dei
relatori Paolo Deganutti (Limes Club Trieste), Luciano Larivera S.I. (direttore
del Centro Culturale Veritas), Zeno D’Agostino (presidente dell’Autorità di
Sistema portuale dell’Alto Adriatico), Stefano Casaleggi, direttore di AREA
Science Park e Stefano Visintin presidente dell’Associazione degli
Spedizionieri di Trieste.
Il titolo
dell’evento era tratto dall’omonimo volume di Khanna: “La rinascita delle
città-stato. Una riflessione sulla rete di connessioni internazionali di
Trieste”.
La complessa
analisi intavolata dal panel ha portato una ventata di visioni positive per il
futuro, a partire dalla location, l’Aula Magna del Liceo Dante: come ha
sottolineato Larivera nell’aprire i lavori, luogo di formazione e connessioni
tra generazioni e cultura.
L’evento è
stato realizzato grazie alla collaborazione tra Fazi editore – casa editrice
che ha pubblicato le opere di Parag Khanna in Italiano – la Libreria Einaudi,
il Limes Club Trieste e il Centro Culturale Veritas.
Paolo
Deganutti, titolare della libreria, ha evidenziato come la città si presti
egregiamente ad ospitare riflessioni sui temi della geopolitica, tanto che è
stato già proposto un “festival” del settore, sulla scia dei format già
sperimentati per la filosofia, la letteratura, l’economia.
Deganutti è
entrato immediatamente in tema proponendo una mappa delle attuali linee
ferroviarie che partono da Trieste e mettendola a confronto con una cartina
politica tradizionale : «è evidente – ha detto citando “Connectography” – che
la geografia funzionale supera la geografia politica. Trieste per secoli ha
costituito un snodo attivo e vivace di scambi internazionali, poi la tempesta
dei due conflitti li ha interrotti. La sfida è quella di ripristinare le
connessioni».
Luciano
Larivera ha quindi presentato l’ospite con un significativo inciso: Parag
Khanna ha studiato dai gesuiti negli USA, alla Georgetown University di
Washington D.C., sede di studi che è anche crocevia di culture e spiritualità
diverse. «La Compagnia ha creato la prima rete internazinale di scuole – ha
ricordato Larivera – ed ha formato generazioni di cittadini globali».
Parag Khanna ha
citato il particolare momento in cui è stato invitato a parlare a Venezia e
Trieste: una fase in cui è accesa la discussione sull’autonomia dei territori
dall’autorità centrale. Trieste, come Venezia, ha già un ricco passato di
connessioni col mare Adriatico; la tendenza globale al rafforzamento delle
infrastrutture, che ha subito un’accelerazione esponenziale negli ultimi 75
anni, favorisce l’importanza di ciascun nodo a prescindere dal livello di
autonomia amministrativa. L’efficienza dei nodi è data più dalla capacità di
governance che dalla legislazione in tema d’autonomia.
L’Eurasia è ora
la nuova frontiera dello sviluppo infrastrutturale, che vede tre livelli: il
sistema dei trasporti (lo “scheletro”), quello dell’energia (il “sistema
vascolare”) e quello dell’informazione (il “sistema nervoso”).
«I traffici si
stanno spostando dall’Europa a Oriente, dall’oceano Atlantico a quello indiano.
Nei prossimi 25 anni si svilupperà una rete di collegamenti via terra. L’Unione
europea sta orientando i suoi investimenti verso Est: non è un caso se il primo
ministro della Cina era pochi giorni fa al meeting multilaterale del “16+1”
Cooperation Framework, un summit che riunisce annualmente i leader politici dei
Paesi europei posizionati tra il Baltico e i Balcani con i rappresentanti della
Repubblica Popolare Cinese».
«Nei prossimi
10 anni la Cina prevedi di investire fino a 2 miliardi di dollari nel
potenziamento delle infrastrutture da Est a Ovest. Per questo ha creato l’Asian
Infrastructure Investment Bank (AIIB), a cui i Paesi dell’Unione europea hanno
aderito, nonostante l’amministrazione Obama avesse tentato di dissuaderli».
«L’Europa è
leader nel mercato dell’infrastruttura, la metà delle più grandi imprese del
settore si trova qui. Siemens, Vinci, Saipem, solo per citarne alcune,
appartengono a Paesi dell’UE. Quella europea è un’economia fortemente orientata
all’export. Tecnologia e design sono i motori della ripresa dell’Europa».
Per Khanna, il
cui prossimo libro tratterà proprio il ruolo di “first mover” della Cina, la
questione non è però “come venire a patti con la Cina” ma “come sfruttare al
meglio le proprie connessioni” ed al tempo stesso fronteggiare le “converging
volatilities”: rischi globali quali i cambiamenti climatici, il consumo di
suolo, le cyberwars, il terrorismo, la perdita di posti di lavoro dovuta allo
sviluppo dei robot.
La domanda da
farsi è: «I governi sanno affrontare questa complessità?» Secondo il
politologo, la gran parte degli Stati attuali non è ancora attrezzata per
questo cambiamento epocale. «Il tipo di Stato più adatto per l’era della
connettività globale è l’info-stato, che investe su tecnologia, educazione,
reti di scambi tra le città che lo compongono, con un apparato di pubblica
amministrazione in grado di ascoltare i territori e raccogliere dati per agire
in modo efficiente».
Un’utopia? No:
secondo l’analisi di Khanna esistono due Stati che già realizzano in gran parte
questo ideale e sono la Svizzera e Singapore. «Apparentemente hanno in comune
solo i colori della bandiera che sono il bianco e il rosso ed il fatto di
essere i due Paesi più noiosi al mondo – ha ironizzato. – In realtà ciò che ne
fa due entità di successo è la qualità elevatissima dei funzionari pubblici».
«I dati che misurano la soddisfazione dei cittadini sono raccolti praticamente
in modo quotidiano: gli svizzeri attraverso i referendum, gli abitanti di
Singapore attraverso continui sondaggi».
Concludendo e
tornando all’Europa, Parag Khanna ha indicato un possibile snodo problematico
della politica territoriale, emerso con i recenti casi della Catalogna, del
Veneto, della Lombardia, cioè la crescita delle Regioni – in termini di
rapporti con Bruxelles – rispetto agli Stati nazionali a cui appartengono. Qui
si gioca l’adeguatezza degli Stati rispetto alla governance di un futuro
d’interconnesioni complesse.
Zeno D’Agostino
si è riallacciato al concetto di Stato efficiente per evidenziare come a
partire dagli anni Novanta, in Italia, vi sia stata una corrente di pensiero
economico orientata al binomio “settore privato eguale efficienza”, che ha
messo in secondo piano la centralità dell’amministrazione pubblica nel successo
del Paese: «Sono decenni che sento ripetere che “privato è meglio”. È ora di
dire basta». D’Agostino a tale proposito ha citato gli sviluppi positivi
recenti in città: la creazione della “nuova” Ezit, lo sblocco del Punto Franco,
la ripresa di importanti investimenti.
«Sottoscrivo in
pieno l’analisi di Parag Khanna – ha concluso. – Al quadro delineato
aggiungerei tuttavia le connessioni culturali».
Stefano
Casaleggi, direttore di Area Science Park, ha ricordato come dai dati emersi
dall’indagine del Sole-24Ore uscita nei giorni scorsi, Trieste risulti ai primi
posti per numero di imprese start-up. «L’accordo fra Porto e Centri di ricerca
in una prospettiva di servizio sta già portando frutti» ha detto Casaleggi, che
ha rimarcato come tutto ciò è stato fatto senza bisogno di nuove norme ma
piuttosto con persone che si sono assunte la responsabilità di prendere delle
decisioni: «Non è il denaro a scarseggiare – ha osservato. – È la fiducia la
merce più rara».
Stefano
Visintin, presidente dell’Associazione degli Spedizionieri, ha osservato che
Trieste parte da buone premesse perché anche la sua bandiera è bianca e rossa,
come quella di Singapore e della Svizzera. Battute a parte, la città vista
dalla prospettiva degli spedizionieri oggi realizza relazioni molto buone con
l’altro emisfero grazie a case di spedizione che hanno saputo tenere la testa
alta in tempi difficili ed ora raccolgono i frutti di questo lavoro. «Occorre
superare nazionalismi e localismi – ha concluso. – Far rivivere lo spirito del
barone Revoltella».
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