sabato 29 luglio 2017

FAQ TRIESTE E LA NUOVA VIA DELLA SETA : ORDINIAMO GLI APPUNTI (1)


METTIAMO IN ORDINE GLI APPUNTI 

Per più di dieci anni in tutti i convegni triestini dedicati al porto - chi partecipava - ha ascoltato il ragionamento secondo cui lo scalo triestino consentiva un risparmio di quattro iorni di navigazione rispetto ai porti del Nord Europa. Per fortuna e per stanchezza, e perchè le cose a questo mondo fortunatamente cambiano questo argomento è ormai bandito, espulso e cancellato dai convegni.

Non vogliamo in alcun modo per i prossimi venti anni che tutti i convegni triestini sul porto e sui traffici marittimi si occupino della Nuova via della seta e che questo tema diventi il " tormentone " per i prossimi anni come sta già diventando la favola degli sceicchi in coda per investire nel Porto vecchio.


Ricostruiamo quindi il perchè e il come ci siamo e vogliamo occuparci di questa vicenda globale da quella piccola città che è Trieste.
Il nostro interesse e curiosità rispetto alla Nuova Via della Seta parte dal fatto che questa opportunità è stata utilizzata dal presidente Paolo Costa dell'APVenezia per motivare la necessità di realizzare il porto off-shore fuori della laguna di Venezia. 

Va riconosciuto in particolare al blog Rinascita Triestina una attenzione a questo tema mentre i media locali nemmeno se ne occupavano prendendo per buone le argomentazioni di Paolo Costa. C'era Possamai alla direzione de IL PICCOLO e Marina Monassi alla presidenza dell'APT. Alle altre voci di critica si è poi aggiunto il blog FAQ TRIESTE che ha documentato tutto - o quasi - il ragionamento sulle megaportacontainer fornendo spunti e argomenti di livello.

Quindi primi ragionamenti sulla Via della Seta legati a due porti del Nord Adriatico. Come sapete abbiamo collegato Taranto e Trieste in alcuni ragionamenti sul futuro della siderurgia in Italia ma abbiamo fornito notizie dal Terminal Container di Taranto e della sua crisi che lo ha portato a movimentare ZERO container. Il TCT fa capo alle società di Pierluigi Maneschi che opera sul Molo VII del porto di Trieste. E proprio raccogliendo notizie da Taranto ci siamo imbattuti per la seconda volta nella nuova Via della Seta perchè il traffico dei container da Taranto si era spostato al Porto del Pireo che nel frattempo i cinesi avevano comperato.


Oggi è una notizia che viene citata e data per scontata ma all'epoca senza il collegamento alla Nuova Via della Seta risultava incomprensibile come operazione finanziaria e logistica.

Prova ne sia che negli editoriali sull'argomento firmati da Caracciolo direttore della rivista LIMES presentava il caso Terminal di Taranto come una occasione persa da parte dell'Italia sostenendo che i cinesi  - prima di comperarsi il Porto del Pireo - erano venuti a visitare Taranto e poi  avevano abbandonato questa possibile via per l'impreparazione e le poche garanzie di investimenti e di adeguamenti delle infrastrutture che il Governo italiano non riusciva a garantire. Una tesi analoga a quella che ha sostenuto la rivista Panorama nel recente articolo " Così i cinesi sono fuggiti da Taranto ! "



Italia Marittima di Pierluigi Maneschi ha sede a Trieste ed è capace meglio di noi di spiegare che forse è stata fatta un po' di confusione tra cinesi e cinesi. I cinesi che si sono visti a Taranto sono quelli di Evergreeen, quelli che avevano nei loro progetti di costruire la loro base dirigenziale all'interno del Porto Vecchio di Trieste, una società della Cina di Taiwan e non dell'altra Cina, quella di Xi Jinping. Ma abbiamo a che fare con persone capaci e intelligenti e quindi nell'ultimo editoriale di LIMES il direttore Caracciolo ( sul numero titolato Mediterranei ) rimette ordine e cita Trieste e Genova come i due terminali della Nuova via della seta tra gli scali italiani.





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