CONVEGNI,
SINERGIE E REFERENDUM
Mentre, come direbbe Nick
Carter, su Trieste calavano le prime ombre della sera ed i media si accingevano
a sottolineare in positivo i contenuti ed i temi trattati al convegno promosso
alla Stazione marittima su sinergie tra i porti dell’Alto Adriatico, con
particolare riguardo alle possibilità di collaborazione tra Autorità del
Sistema portuale dell’Adriatico orientale (Trieste e Monfalcone) e Luka Koper, il
TG sloveno di Lubiana inseriva tra le notizie di apertura un servizio sul
referendum abrogativo dell’ormai vituperata legge sul raddoppio ferroviario
Capodistria – Divača, approvato dal governo ed ostinatamente sostenuto
avverso ogni tipo di osservazione critica (anche sensata) dal premier Cerar e
poi ratificato a stretto giro di posta dalla Camera dei deputati slovena con
una procedura simile al voto di fiducia.
Il primo promotore del referendum abrogativo, Vili Kovačič, ha sostenuto
ieri sera (lunedì 19 giugno 2017) che i promotori avrebbero già raccolto più di
38mila delle 40mila firme previste per l'indizione del referendum e che é
sicuro che entro la scadenza dei termini ne presenteranno 50mila »molte più del
dovuto, per essere sicuri che non ci freghino sui numeri«, ha dichiarato
Kovačič, invero molto convinto di quanto diceva, ai reporter del TG1 sloveno.
La vicenda della norma
sul raddoppio ferroviario e del movimento sul referendum abrogativo che ne é
derivato va riassunta. Anche i fautori del referendum si dichiarano favorevoli
al raddoppio della tratta Capodistria – Divača, ma profondamente contrari
all'impianto legislativo imposto dal governo, ritenuto antieconomico (troppo
oneroso e finanziariamente dispendioso), contrario agli interessi nazionali
(con una forte, per alcuni eccessiva disponibilità finanziaria dell'Ungheria in
primis e di altri paesi centroeuropei, coinvolti nel progetto nel ruolo di
coinvestitori e che potrebbero in futuro avanzare pretese di controllo e
gestione diretta di Luka Koper), problematico dal punto di vista ambientale e
inadeguato anche dal punto di vista della »concorrenzialità« con la linea
Pontebbana, poiché si prevede che i treni merci vi potranno procedere ad una
velocità media di 50 km/h.
I referendari e buona
parte dell'opinione pubblica consapevole ritengono che il raddoppio si debba
fare, ma non così. Al riguardo si afferma che esistano almeno due o tre studi
di fattibilità alternativi a quello governativo, tutti predisposti da ingegneri
e tecnici dalle autorevoli e riconosciute capacità e competenze, anche a
livello internazionale e, naturalmente, economicamente ed ambientalmente più
sostenibili, senza bisogno di partnership ed implicazioni estere (vedi
Ungheria). Insomma, si accusa il governo di non aver mai voluto aprire alcun
tipo di confronto per scegliere il progetto più adeguato e di aver preferito
imporre la propria linea con estrema rigidità, rispolverando in fase di
contrasto addirittura alcune vecchie consuetudini tipiche della Jugoslavia
socialista (della serie: chi propone il referendum é contro gli interessi del
paese e contro il popolo, se passa il referendum perderemo i finanziamenti
europei, ecc.).
La partita sta arrivando al dunque. Il referendum, o meglio
la sua eventuale affermazione alle urne, potrebbe essere il De profundis per il
Governo Cerar, che sta perdendo fiducia e sostegno nell'opinione pubblica ogni
giorno di più.
Le vicende relative all'incertezza della vendita della NLB (Nova
Ljubljanska Banka) ad un congruo prezzo di mercato, ancor prima la vendita del
colosso agroalimentare Mercator ai croati di Agrokor, hanno progressivamente
eroso la fiducia di cui premier e governo godevano al momento dell'insediamento.
Il governo Cerar, nell'ultimo anno, si é distinto soprattutto come fautore
obbediente delle direttive dell'UE e della Commissione Europea (vedi controlli
documenti ai confini con la Croazia) e per una troppo solerte politica di
chiusura a ipotetiche ondate migratorie (vedi posizionamento reti e filo
spinato in funzione anti migranti), ma non é in grado di presentare un bilancio
positivo per quanto riguarda la risoluzione delle questioni che l'opinione
pubblica slovena percepisce quali prioritarie.
E, per finire in ambito portuale, un'ultima annotazione.
Anche Luka Koper è stata, suo malgrado, coinvolta nella legge sul raddoppio
della Capodistria
– Divača, con il ruolo di finanziatore indiretto, peraltro non concordato: in
soldoni, nella legge è previsto che Luka Koper, contribuirà al finanziamento
dei lavori di raddoppio versando importi considerevoli, per il ricavo dei quali
sarà costretta ad aumentare canoni di concessione e tariffe, rischiando di
perdere traffici. Non è un mistero che tra Governo ed attuale dirigenza di Luka
Koper non corra buon sangue, basta ricordare cosa successe circa un anno fa,
all’epoca dello sciopero dei gruisti e delle maestranze di Luka Koper e quale
fu la reazione rabbiosa di Cerar e della compagine governativa, che si
rifiutarono di incontrare le rappresentanze di dirigenza e lavoratori dello
scalo capodistriano, parlando di sabotaggio e minacciando di far pagare i danni
derivanti dal blocco ferroviario che fu la prima conseguenza pesante dello
sciopero.
Luka
Koper al momento, stando alle parole del presidente Dragomir Matič, gode di
ottima salute, gli indici riferiti a traffici e movimentazione sono in aumento,
gestione, piani e programmi di sviluppo sono ben definiti. Quest’anno, tra
l’altro, ricorre il 60° anniversario dall’istituzione di Luka Koper. Infatti i
lavori di costruzione del porto di Capodistria iniziarono proprio nel 1957. Tra
l’altro, proprio a margine del convegno di ieri a Trieste, Matič, incalzato dai
cronisti su un’opinione a proposito del referendum antiraddoppio avrebbe
dichiarato: “Sono stufo di sentir parlare di quando inizieranno i lavori del
raddoppio ferroviario, vorrei sentir parlare di lavori iniziati.”
Insomma, sembra proprio che
in caso di indizione ed affermazione del referendum abrogativo della legge sul
raddoppio della Capodistria – Divača, anche all’interno in
Luka Koper non si troverebbe molta gente propensa a piangere…
NOTA DI FAQTRIESTE : Il nostro precedente articolo sull'argomento del referendum sul raddoppio della linea ferroviaria slovena che serve il porto di Koper l'abbiamo pubblicato al 23 maggio 2017 e lo trovate cliccando qui.
L'articolo che pubblichiamo oggi è più completo e ci è stato inviato da un esperto e attento osservatore che già in altre occasioni ci ha mandato approfondimenti da oltre confine. ( ringraziamo!)
Ci sembra che solo oggi , nel supplemento a IL PICCOLO titolato Nordest Economia, anche il quotidiano locale si è accorto dell'esistenza della raccolta firme in Slovenia.
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