giovedì 29 dicembre 2016

BOTTO 2016 SALVATE LE UNICOOP TIRRENO

Quali sensazioni e giudizi potranno provare i soci prestatori delle Coop di Trieste e dell'Istria leggendo la cronaca del salvataggio delle Unicoop Tirreno da parte delle stesse cooperative che si sono divise gli acquisti dei supermercati triestini.

Quali analogie e differenze si possono trovare in queste storie parallele ?

COOP, IL SOCCORSO ROSSO CON UN PIANO DA 170 MILIONI SALVERA' UNICOOP TIRRENO

LA STRUTTURA PATRIMONIALE DELLA COOPERATIVA TOSCANA ERA ENTRATA IN SOFFERENZA PER 100 MILIONI DI PERDITE CUMULATE NEGLI ULTIMI ANNI. LE RISORSE ARRIVANO DA ALLEANZA 3.0 E DALLE ALTRE MAGGIORI REALTÀ CHE FORMANO IL NUMERO UNO DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA ITALIANA

Firenze Il momento è difficile per tutti, nella grande famiglia delle coop di consumo debilitata dalla crisi agli scaffali. Ma c’è chi sta peggio degli altri. E quando una “sorella” chiede aiuto le altre non si tirano indietro: le sei grandi coop del sistema Lega, ma anche due medie e Coopfond (il fondo mutualistico), corrono in soccorso della “sorella sfortunata”, Unicoop Tirreno di Piombino, un milione di soci e un miliardo di fatturato, afflitta da perdite di esercizio (per più di 100 milioni totali negli ultimi sei anni di “rosso”) e ora pescata in fuori gioco da Bankitalia sul fronte patrimoniale. 

Se a marzo era stato il gigante Alleanza 3.0 a porgere una mano, partecipando ad un complesso riassetto societario che ha portato in cassa a Piombino più di 20 milioni di euro, ora scendono in campo anche tutte le altre “sorelle” per garantire il rafforzamento patrimoniale dell’azienda radicata sulla costa toscana e presente anche in Lazio, Umbria e Campania. Lo hanno fatto deliberando la scorsa settimana di sottoscrivere quote di strumenti finanziari partecipativi emessi da Unicoop Tirreno per 170 milioni di euro. L’operazione non ha precedenti nella galassia delle coop di consumo aderenti alla Lega. Ruota intorno al prestito sociale, quella massa di denaro (diminuita nel sistema da 11,5 miliardi a 10,9 miliardi tra 2011 e 2015) che storicamente le aziende raccolgono dai soci prestatori (oltre 1,2 milioni in tutta Italia) e che remunerano con un interesse annuale.


Sebbene il prestito sociale in Unicoop del Tirreno sia in rapida discesa (è calato da 1,2 miliardi a 930 milioni tra maggio e oggi), l’azienda toscana si è fatta pescare in fallo all’entrata in vigore della prescrizione di Bankitalia che, a tutela dei risparmiatori, impone di non far scendere il patrimonio aziendale sotto un terzo rispetto al prestito sociale. Invece, a fronte di un prestito sociale a quota 930 milioni, il patrimonio netto di Unicoop Tirreno è stato falcidiato a 170 milioni dalla raffica di perdite di esercizio di questi anni. Insomma, rapporto patrimonio- prestito di uno a cinque e mezzo, ben sotto il limite consentito dalla Vigilanza. 

La patata bollente se l’è ritrovata tra le mani il nuovo direttore generale di Unicoop del Tirreno, Piero Canova, veneziano, 57 anni, arrivato a fine settembre. E la soluzione, pilotata dall’Associazione nazionale cooperative di consumatori (Ancc-Coop) presieduta da Stefano Bassi, è stata quella di far partecipare tutte le grandi coop alla sottoscrizione di strumenti finanziari partecipativi della Unicoop di Piombino per 170 milioni. Soluzione soft: le cooperative “sorelle” condividono il rischio d’impresa ma restano fuori dalla gestione aziendale. Avranno diritti di informazione e vigileranno attraverso la nomina del presidente, di un membro dei cinque effettivi e di un supplente del collegio sindacale. Gli strumenti finanziari partecipativi sono sottoscritti da una società veicolo, Il Ponte, alla quale ciascuna “cooperativa di soccorso” partecipa con quota proporzionale ai risultati di vendita 2015. 

E di conseguenza Alleanza 3.0, nata il primo gennaio 2016 dalla fusione di Coop Adriatica, Coop Consumatori Nordest e Coop Estense, si trova a sborsare 60 milioni per l’operazione di salvataggio di Piombino, Unicoop Firenze 40 milioni, Coopfond 20 e a scendere gli altri, ovvero le quattro grandi, Novacoop, Coop Lombardia, Coop Liguria e Coop Centro Italia, ma anche le medie Coop Amiatina e Coop Reno. La società veicolo, e quindi le cooperative “sorelle”, saranno remunerate con spread pari all’Euribor a sei mesi più il 2% che diventerà 6% dal 2020 per le quote di strumenti finanziari partecipativi eventualmente non restituite. 

«Per dimensioni e caratteristiche è la più grande azione cooperativa di sistema degli ultimi 15 anni, che mostra il rinnovato patto solidaristico interno alle aziende del movimento e che è in grado di tutelare i risparmiatori » afferma Bassi. Il “prestito patrimoniale” dovrebbe rientrare alle cooperative che lo hanno sottoscritto con la realizzazione del piano industriale 2016-2019 di Unicoop Tirreno, che punta a ristrutturare l’azienda tagliando costi di gestione con inevitabile impatto sull’occupazione (c’è fermento nel sindacato che rappresenta 4.000 dipendenti), snellendo la rete di vendita composta da 109 negozi e replicando la formula del franchising già sperimentata con 21 affiliati. 

Domani il piano sarà presentato ai sindacati. L’azienda mira a riportare in pareggio il bilancio e a raggiungere autonomamente l’equilibrio tra patrimonio (170 milioni) e prestito sociale che si tenterà di dimezzare rispetto ad oggi. Di sicuro molto dipenderà dall’evoluzione del quadro economico generale e dall’andamento dei consumi. Che non promettono bene. Tra 2011 e 2015 il sistema coop - in crescita il numero dei soci da 7,7 a 8,5 milioni - ha visto scendere il valore delle vendite da 13,2 a 12,3 miliardi, il numero degli addetti da 56.744 a 53.964, le superfici delle aree di vendita da 1,8 a 1,67 milioni di metri quadrati anche in conseguenza della strategia che spinge ad abbandonare il modello iper per favorire dimensioni più contenute e ritirare il perimetro di vendita al core business del solo food. Il trend di sostanziale tenuta del sistema coop, che si conferma il primo distributore italiano con una quota di mercato del 18,7% (era 18,4% nel 2011), prosegue nel 2016. L’Associazione delle coop stima un totale di vendite a fine ottobre pari a 9, 4 miliardi, in calo rispetto all’anno precedente dello 0,3%. E il dato in diminuzione è legato alle performance degli ipercoop (pari a -2%), compensato da supermercati e piccoli negozi oltre che ai settori liberalizzati (carburanti, farmaci, telefonia mobile). «Il sistema coop tiene nonostante il contesto economico ancora complesso, con la concorrenza che aumenta mentre si accelera la metamorfosi dei consumatori italiani, sempre più liquidi e infedeli alla caccia di opportunità di convenienza - sostiene Albino Russo, responsabile dell’Ufficio studi economici Ancc-Coop - anche i primi mesi del 2016 generano incertezza vista la stagnazione dei consumi e le difficoltà dell’intero comparto distributivo». E di nuovo Stefano Bassi: «Lavoriamo per salvaguardare l’occupazione e continueremo a rafforzare la strategia sulla convenienza anche se questo ridurrà i margini della gestione. Resta valida la mission del “cibo buono e sicuro per tutti”, anche per quel 40% di famiglie italiane che hanno serie difficoltà a fare la spesa».

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