Trieste,
Aponte investe oltre 90 milioni la nuova logistica compete con Rotterdam
MSC PARTECIPA
AL 50% DEGLI INVESTIMENTI PREVISTI PER METTERE IL PORTO AL CENTRO DEI DUE
CORRIDOI EUROPEI.
GIÀ ELIMINATA LA DOPPIA MANOVRA CHE ABBATTE I TEMPI DEL 50% E
I COSTI DEL 30%:
ORA TEMPI E PREZZI INIZIANO A DIVENIRE DAVVERO CONCORRENZIALI
CON I GRANDI SCALI DEL NORD EUROPA
Roberta
Paolini
Trieste 12 dicembre 2016
«Di infrastrutture ne abbiamo, dobbiamo saperle usare».
Zeno D’Agostino
presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico Orientale
(Trieste) lo diceva quando era ancora commissario. E nel suo biennio di
mandato
lo ha dimostrato, aumentando i traffici via ferro dal porto verso l’Europa
orientale e continentale del 30%. Ha usato l’infrastruttura a disposizione, le
linee che connettono direttamente il porto di Trieste grazie ai collegamenti
Ten-t, ovvero il Corridoio Baltico-Adriatico e il Corridoio Mediterraneo. Che
ne fanno un crocevia di collegamento tra nord sud e est ovest.
«Abbiamo
ottimizzato, mettendo a reddito quello che già c’era. Credo che questo si debba
fare. Gli investimenti nel porto vanno fatti dai privati e infatti a sostenere
il nuovo investimento tutto privato da 188 milioni di euro al Molo VII al 50%
c’è anche Msc». La logica di D’Agostino è semplice bisogna investire per
rendere la piattaforma logistica portuale più efficiente, rapida e meno
costosa.
Nel caso di Trieste l’operazione è stata anche questa, con la sola
razionalizzazione dei movimenti all’interno della stazione del porto si sono
visti subito schizzare i rendimenti. Nello specifico è stata eliminata la
doppia manovra ferroviaria, cioè quella che trasportava i treni dalla stazione
di Campo Marzio all’entrata del porto. «Solo con questa operazione abbiamo
ridotto del 30% i costi e del 50% i tempi di lavorazione delle merci»,
spiega D’Agostino. E così i treni sono passati in un anno e mezzo da 4.800 a
7400. Da inizio anno la crescita dei convogli movimentati è aumentata del 27%.
C’è questo equivoco per cui si ritiene che la linea ferroviaria che collega
Trieste a Nord e lungo la direttrice ovest est sia da rafforzare. In realtà
quello che avviene con il trasporto passeggeri non succede con le merci, che
possono viaggiare anche a velocità inferiori. Porto di Trieste da qui al 2030
avrà opportunità di crescita importanti, con tassi che superano Rotterdam.
Certo l’area Nord Adriatica non può insidiare il primato dei grandi porti
dell’Europa settentrionale, per ora, ma in futuro la convenienza e il risparmio
di costo delle merci che viaggiano dal canale di Suez verso l’Europa renderanno
Trieste uno snodo fondamentale per servire i mercati del continente. Lo dice
uno studio internazionale fatto da Mds Transmodal e presentato a Rotterdam
durante Intermodal Europe 2016. Come si evidenzia nella presentazione l’aumento
del trasporto via ferrovia rende i gateway del Mediterraneo più convenienti.
In
particolare a Trieste si legge nello studio il costo per teu dal capoluogo
giuliano all’Europa Continentale e Orientale sarà nel complesso di 890 euro
contro i 1.270 euro di Rotterdam. La potenzialità ferroviaria di Trieste al
2030 sarà di 2 milioni di teu, oggi il porto movimenta 1,1 milioni di teu (tra
container e semirimorchi), Rotterdam oggi ne fa 12 milioni, ma i tassi di
sviluppo del Nord Mediterraneo appaiono destinati a crescere. Nel 2015 sono
arrivate al Porto di Trieste 57 milioni di tonnellate, con una crescita del
+18,49% negli ultimi 5 anni, che ne fanno uno dei primi 20 porti europei: è al
14esimo posto ed è l’unico italiano con Genova (17ma) nei top del continente. I
semirimorchi, che utilizzano soprattutto il trasporto via ferro sono aumentati
del 34,5%, +26,4% è stato il dato di crescita dei container, per una crescita
media complessiva delle merci del 31,48%.
L’hub triestino ha una serie di
caratteristiche che lo rendono una testa di ponte fondamentale tra economie
asiatiche ed Europa. La posizione geografica che lo pone in posizione migliore
rispetto al Nord Europa, i fondali di 18 metri che consentono l’attracco delle
grandi navi portacontainer, il fatto che Trieste è porto franco internazionale,
infine un masterplan da 1 miliardo di euro che servirà all’ampliamento delle
banchine e retroporto. In particolare è in via di sviluppo il molo VII e poi
c’è la grande sfida del molo VIII, che consentirà di ampliare la zona di
terminalizzazione e lavorazione delle merci. Inoltre l’investimento di 50
milioni di euro nella futura nuova stazione di Campo Marzio, interna al porto,
consente di trasferire le merci direttamente su treni di 750 metri grazie anche
al collegamento diretto con il Molo VII che è quello dedicato ai container.
leggere tutto questo adesso mi fa venire in mente ECT - 15 anni fa - e tutto quello che si sarebbe potuto sviluppare in questi anni. Invece che sabotare, per miseri interessi locali, si doveva agevolare quella società: adesso potevamo essere ancora più in alto.
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