Dietro il fallimento della Hanjin Shipping quanto grande è la crisi del container ?
Il fallimento di
Hanjin Shipping è solo un evidente effetto della crisi generale e profonda nel
settore del trasporto merci via mare.
Ci siamo chiesti
perché Paesi che hanno fatto la storia negli scambi commerciali, collegando
tutti i continenti per molti anni, hanno rinunciato al settore contenitori?
Intendo citare gli
Stati Uniti d’America e il Regno Unito: questi Paesi
avevano le migliori e più
grandi linee del mondo ed oggi hanno quasi del tutto rinunciato, ritenendo il
settore troppo rischioso e non più strategico per le loro industrie; si pensi
che nel 2006 i noli transoceanici incidevano per circa il 9% sul valore delle
merci, mentre oggi siamo scesi al 4%.
Si dirà che oggi le
navi sono più grandi e meno costose, che il bunker costa meno, ma le navi
devono essere riempite ed è più difficile, se periodicamente l’economia
attraversa cicli di crisi.
Al
momento abbiamo individuato due scuole di pensiero a) gli analisti si
aspettavano e avevano previsto la crisi ed ora bisogna correre ai ripari b)
questa crisi è salutare e aprirà una nuova era con una revisione delle regole
internazionali Lei ha una terza opinione o sottoscrive una di queste linee che
si vanno delineando nel dibattito generale ?
E’ vero che, dopo
il crollo del mercato nel 2009, gli analisti avevano previsto la crisi del
container, ma già nel 2010 gli armatori più importanti avevano ripreso gli
ordini di navi più grandi, prevedendo una ripresa che, dopo 6 anni, non è si è
ancora vista.
Nel frattempo,
assistiamo al trasferimento della proprietà di linee più piccole verso le più
grandi: è un bene oppure un male?
E’ difficile
rispondere se in futuro i noli saliranno e se avremo servizi migliori di quelli
attuali: pensando al futuro dovremo prevedere più linee che useranno la stessa
nave.
Pertanto, offrendo
lo stesso standard di servizi marittimi, rimangono solo due possibilità per
competere:
-offrire migliori
servizi a terra
-oppure offrire
rate nolo più basse.
La prima è
un’opzione virtuosa, l’altra porterà le compagnie al fallimento.
Forse sarebbe
opportuno introdurre regole e strumenti di regolamentazione che, in ogni caso,
non limitino la concorrenza.
A titolo di
esempio, in USA esiste la “Federal Maritime Commission”, per registrare le
Compagnie che intendono operare nelle linee marittime, controllandone
l’attività per tutti gli scambi da e per il territorio statunitense.
Le tariffe nolo
offerte al mercato devono essere registrate e pubblicate. Nessuna compagnia può
sottoquotare le tariffe in vigore, fintanto che non le registra con un periodo di preavviso.
Nel resto del mondo
non è dato sapere cosa applica la concorrenza, con la conseguente possibilità
che il mercato sia sempre artefice di una competizione esasperata.
La Commissione
europea non permette agli Armatori di discutere le politiche relative ai noli,
ma d’altra parte non prevede regole che rendano palesi le tariffe di ogni
singolo operatore marittimo. Così facendo si continua ad aggravare la
situazione finanziaria di un comparto, dove l’offerta è superiore alla domanda.
Quali
potranno essere gli effetti nel prossimo anno sui traffici e sulla
organizzazione mondiale delle grandi lineers ? Nello specifico le conseguenze dell’allargamento di Panama ?
Nel prossimo anno
non si prevede aumento dei traffici, probabilmente ci sarà una diminuzione
dell’offerta da parte degli Armatori, che stanno già fermando alcune navi.
Tuttavia, se non aumenteranno i noli marittimi, ci saranno altre Compagnie che
sospenderanno i servizi.
Il nuovo canale di
Panama consentirà il passaggio di navi più grandi, così come è stato per il
canale di Suez, ma ciò non servirà a far migliorare i conti degli Armatori. Se
non aumentano i noli, ne guadagna l’Ambiente perché si trasporteranno più merci
via mare e meno via terra, tra l’Ovest e l’Est degli USA.
Restringendo
il campo quali le ricadute sui porti del Mediterraneo? Nello specifico le
conseguenze dell’allargamento di Suez ?
Come già detto
sopra, il nuovo canale di Suez consente il passaggio di navi di maggiore
portata. Rispetto al passato, quindi, navi più grandi senza l’aumento del
traffico vuol dire meno approdi di navi oceaniche e più feeders per servire i
porti che non possono ospitare navi di grandi dimensioni.
Restringiamo
la domanda agli scali italiani, immersi nella Riforma dei porti, con proposte
che guardano allo sviluppo di Alto Tirreno e Alto Adriatico contrapposte ad
esempio alla creazione di tre porti di transhipment nel Sud dello stivale :
ovviamente Gioia Tauro e poi Taranto (?) e un terzo porto (Sardegna ?) Le
chiediamo una sua visione dell’assetto ottimale.
Va ribadito che la
competizione delle linee si estende a terra, dove sono necessarie
infrastrutture che permettano di esercitare l’intermodalità (gomma e rotaia).
Le decisioni prese da Trenitalia negli anni passati hanno, di fatto, cancellato
la possibilità del trasporto intermodale sul territorio nazionale, a favore dei
porti del Nord Europa, che possono quindi servire il Nord Italia via ferrovia.
Nei porti italiani si è costretti ad usare solo la gomma con costi maggiori per
l’industria e la distribuzione.
I porti di
trasbordo quali Gioia Tauro e Cagliari devono tener conto delle tariffe molto
più basse che possono offrire i porti concorrenti: Pireo, Port Said, Malta e
Tangeri. Qui il costo della mano d’opera è almeno il 50% più basso, senza
parlare dei danni che crea il corporativismo che affligge e mortifica la
portualità italiana.
Per
finire una domanda relativa all’Alto Adriatico contrapposto o complementare al
Pireo per servire il centro e est Europa.
Come per la domanda precedente Le chiediamo uno scenario per gli scali
dell’alto Adriatico inserendo anche le crociere.
La parte ovest
dell’Adriatico, da Nord a Sud, serve prevalentemente l’industria italiana e,
quindi, segue le logiche dei porti del Tirreno.
Questi porti
subiscono in parte uguale l’inefficienza del sistema logistico italiano,
creando danni alle linee di navigazione (costi alti e servizi scadenti) ed alle
industrie (costi alti e ritardi nelle consegne).
La parte Est
dell'Italia ha solo un porto che serve molto poco l’Italia e molto di più
l’Europa per il trasporto contenitori. Parliamo di Trieste, che non può
consolarsi dei problemi che hanno gli altri porti italiani nel Tirreno perché,
come gli hub nel Sud Italia, ha concorrenti esteri che sono più competitivi.
Soltanto decisioni
coraggiose da parte dell’Autorità Portuale potranno portare i traffici e
l’occupazione a livelli che tutti auspichiamo. Ad esempio: utilizzare
diversamente il “Porto Franco Internazionale” e disegnare un porto moderno,
perché il cosiddetto “Porto Nuovo” dello scorso secolo è diventato “Vecchio”.
Le navi di oggi
necessitano di banchine con ampi spazi retrostanti, liberi da manufatti
multipiano.
Così è stato fatto
in tutti i porti che ci fanno concorrenza e che finora hanno avuto più capacità
di noi nell’assicurarsi il mercato.
Dalla tempesta perfetta della Logistica emergono
solo coloro che hanno le forze e le capacità di rimanere in vita.
Trieste quale futuro per il suo Porto?
RispondiEliminaTrieste deve sfruttare i suoi profondi fondali e quindi puntare principalmente sui Traffici delle merci containerizzate pianificando la realizzazione di corposi rimodellamenti ed ampliamenti dei nostri litorali, cercando nel contempo di produrre adeguati stimoli in quanti credono ancora nelle notevoli ma tuttora purtroppo inespresse potenzialità dell'Alto Adriatico, siano essi Imprenditori - Armatori - Investitori.
L'operazione potrebbe partire dal Porto Nuovo per adeguare la ormai sua molto datata architettura infrastrutturale che doveva rispondere alle necessità della Portualità del passato a quelle che sono le attuali esigenze dei flussi merceologici "Logistica/Vettori" pianificando il possibile interramento totale/parziale delle vasche di Riva VI° e Vll° attualmente sottoutilizzate comprese tra i Moli V° - VI° - VII°, andando quindi a recuperare ampi spazi al mare eliminando pure i vetusti ed inadeguati Magazzini multipiano e poter quindi favorire l'arrivo di un'eventuale nuovo Terminalista/Operatore di caratura Internazionale, che sia interessato alla realizzazione e gestione di una moderna infrastruttura per i traffici delle merci containerizzate, che per dimensioni e potenzialità consenta finalmente all'Alto Adriatico di poter incrementare sensibilmente le movimentazioni portandole a valori prossimi a quelli che si registrano nel Tirreno.
Interventi che diano finalmente l'opportunità al nostro Scalo di poter sfruttare:
Il nostro vantaggio di circa 4.000 miglia e i conseguenti 5 + 5 giorni di navigazione nei confronti della Portualità Nord Europea per i flussi merceologici in transito nel Mediterraneo relativi all'interscambio Euro/Asiatico.
I 18 m dei suoi profondi fondali naturali, e poter finalmente far si che nell'Alto Adriatico ci sia nuovamente un Hub di riferimento per i mercati della Piattaforma Continentale Europea, e materializzare quello che per ora rimane soltanto un nostro sogno/ambizione "spostare in futuro un po' più a sud verso l'Alto Adriatico il baricentro del Sistema Trasportistico Comunitario".
La Portualità Triestina dovrebbe risolvere anche le problematiche legate ai Traffici Ro/Ro relativi alle Autostrade del Mare che attualmente hanno praticamente monopolizzato ed occupato gran parte di banchine/piazzali del Porto Nuovo, a tal proposito bisogna concludere le operazioni di bonifica e finalmente spostarli in Area Ex Aquila dove i fondali sono più modesti ma comunque adeguati a quelle che sono le limitate esigenze di questa particolare tipologia di Traffici e quindi liberare il Porto Nuovo per consentirli di poter sfruttare i 18 m dei suoi profondi fondali, e creare quindi anche le condizioni per far si che il Terminal Di Riva Traiana possa diventare la Stazione di riferimento per i Traffici dei Traghetti Passeggeri, Traffici che in questo sito molto più congeniale/funzionale rispetto all'attuale ormeggio 57 del Molo VII, potrebbero in futuro far registrare un significativo incremento di detti Traffici.
In merito alle Aree di Punto Franco presenti nel Territorio Triestino, sarebbe auspicabile che ne siano opportunamente ottimizzati e sfruttati gli aspetti di carattere economico/fiscale contemplando chiaramente anche un suo possibile trasferimento in Aree che siano particolarmente caratterizzate ed appetibili, per consentire lo sviluppo di nuove economie legate soprattutto alla Logistica di Retroporto che oltre al deposito potrebbero interessare anche l'eventuale lavorazione e trasformazione delle merci in transito.
Brunello Zanitti Giuliano
Riflessioni tratte dal mio Sito al capitolo "Attività Emporiali" http://sceltemancate.trieste.it
Trieste quale futuro per il suo Porto?
RispondiEliminaTrieste deve sfruttare i suoi profondi fondali e quindi puntare principalmente sui Traffici delle merci containerizzate pianificando la realizzazione di corposi rimodellamenti ed ampliamenti dei nostri litorali, cercando nel contempo di produrre adeguati stimoli in quanti credono ancora nelle notevoli ma tuttora purtroppo inespresse potenzialità dell'Alto Adriatico, siano essi Imprenditori - Armatori - Investitori.
L'operazione potrebbe partire dal Porto Nuovo per adeguare la ormai sua molto datata architettura infrastrutturale che doveva rispondere alle necessità della Portualità del passato a quelle che sono le attuali esigenze dei flussi merceologici "Logistica/Vettori" pianificando il possibile interramento totale/parziale delle vasche di Riva VI° e Vll° attualmente sottoutilizzate comprese tra i Moli V° - VI° - VII°, andando quindi a recuperare ampi spazi al mare eliminando pure i vetusti ed inadeguati Magazzini multipiano e poter quindi favorire l'arrivo di un'eventuale nuovo Terminalista/Operatore di caratura Internazionale, che sia interessato alla realizzazione e gestione di una moderna infrastruttura per i traffici delle merci containerizzate, che per dimensioni e potenzialità consenta finalmente all'Alto Adriatico di poter incrementare sensibilmente le movimentazioni portandole a valori prossimi a quelli che si registrano nel Tirreno.
Interventi che diano finalmente l'opportunità al nostro Scalo di poter sfruttare:
Il nostro vantaggio di circa 4.000 miglia e i conseguenti 5 + 5 giorni di navigazione nei confronti della Portualità Nord Europea per i flussi merceologici in transito nel Mediterraneo relativi all'interscambio Euro/Asiatico.
I 18 m dei suoi profondi fondali naturali, e poter finalmente far si che nell'Alto Adriatico ci sia nuovamente un Hub di riferimento per i mercati della Piattaforma Continentale Europea, e materializzare quello che per ora rimane soltanto un nostro sogno/ambizione "spostare in futuro un po' più a sud verso l'Alto Adriatico il baricentro del Sistema Trasportistico Comunitario".
La Portualità Triestina dovrebbe risolvere anche le problematiche legate ai Traffici Ro/Ro relativi alle Autostrade del Mare che attualmente hanno praticamente monopolizzato ed occupato gran parte di banchine/piazzali del Porto Nuovo, a tal proposito bisogna concludere le operazioni di bonifica e finalmente spostarli in Area Ex Aquila dove i fondali sono più modesti ma comunque adeguati a quelle che sono le limitate esigenze di questa particolare tipologia di Traffici e quindi liberare il Porto Nuovo per consentirli di poter sfruttare i 18 m dei suoi profondi fondali, e creare quindi anche le condizioni per far si che il Terminal Di Riva Traiana possa diventare la Stazione di riferimento per i Traffici dei Traghetti Passeggeri, Traffici che in questo sito molto più congeniale/funzionale rispetto all'attuale ormeggio 57 del Molo VII, potrebbero in futuro far registrare un significativo incremento di detti Traffici.
In merito alle Aree di Punto Franco presenti nel Territorio Triestino, sarebbe auspicabile che ne siano opportunamente ottimizzati e sfruttati gli aspetti di carattere economico/fiscale contemplando chiaramente anche un suo possibile trasferimento in Aree che siano particolarmente caratterizzate ed appetibili, per consentire lo sviluppo di nuove economie legate soprattutto alla Logistica di Retroporto che oltre al deposito potrebbero interessare anche l'eventuale lavorazione e trasformazione delle merci in transito.
Brunello Zanitti Giuliano
Riflessioni tratte dal mio Sito al capitolo "Attività Emporiali" http://sceltemancate.trieste.it