E' l'occasione per fare il punto e per scambiare qualche impressione e notizia. Poi solitamente il quarto d'ora a disposizione si conclude lasciando solo qualche sorriso e se va bene qualche risata. Succede a coloro che non si prendono troppo sul serio. Ieri mi ha detto che a metà novembre dovrebbe essere pronto un suo nuovo libro. " Ma dove trovi il tempo per scrivere ? " gli ho chiesto. " Si tratta di una raccolta degli ultimi lavori, qualcosa avete già letto e poi ci sono nuovi ragionamenti. Ti manderò il sommario, l'indice dei capitoli, è la parte seconda , la continuazione del precedente " Il crack che viene dal mare "
Siamo rimasti d'accordo che in occasione dell'uscita del libro e delle quattro presentazioni previste a Genova, Trieste, Roma e Napoli avrei pubblicato qualcosa su questo blog. Saluti e buon viaggio.
Sapete di che pasta sono fatti i "professori", torno a casa e trovo una mail : " nella edizione di Genova di Repubblica del 25 ottobre c'è l'annuncio del nuovo libro e una bella e interessante intervista di Massimo Minella a Sergio Bologna.
da leggere :
Il paradosso del porto
dietro il record c'è la crisi
L'esperto: "Se la Liguria non si apre ai
mercati esteri andrà incontro al crac"
Il paradosso del porto
dietro il record c'è la crisi
MASSIMO MINELLA
GENOVA si appresta a
chiudere il 2016 con un nuovo record nella movimentazione dei container.
Con il
miglior settembre di sempre, il porto è arrivato a 1,7 milioni di container nei
primi nove mesi e marcia verso quota 2,3 milioni. Ma se il risultato è sinonimo
di tenuta nonostante il difficile momento congiunturale, ci si interroga sugli
spazi che andranno ad aumentare nei prossimi anni e che porteranno la capacità
del nuovo porto di Genova e Savona ad almeno cinque milioni di container. Si
riempiranno tutti questi spazi o ci sarà un eccesso di offerta? «Sarà una
guerra fra terminalisti» spiega un operatore del porto.
E il professor Sergio
Bologna, che aveva profetizzato la crisi dello shipping esplosa poi con il
fallimento della Hanjin, riflette sugli scenari portuali. «La Liguria dovrà
allargare il suo bacino ai paesi esteri, come fa Trieste. Altrimenti si rischia
un nuovo crac».
L'esperto: "Se la
Liguria non si apre ai mercati esteri
andrà incontro al crac"
«GUARDI, proprio oggi ho
consegnato le bozze del mio ultimo libro che sarà in commercio il prossimo
mese». L'annuncio arriva alla fine della chiacchierata con Sergio Bologna,
docente e uno dei massimi esperti di trasporti e logistica. In anticipo su
tutti gli altri, Bologna aveva previsto la tempesta che stava per abbattersi
sullo shipping e che nei mesi scorsi ha portato al fallimento di un colosso
come la sudcoreana Hanjin, schiacciata da cinque miliardi di euro di debiti.
Speculazioni finanziarie ed
eccesso di produzione di grandi navi mercantili avrebbero portato
all'esplosione di una bolla capace di creare danni a livello globale. Quel
libro in cui Bologna profetizzava questi scenari si chiamava «Il crac che viene
dal mare».
E il nuovo, professor
Bologna, come si chiama?
«Il crac che viene dal mare
volume secondo. Nel primo parlavo della bolla che stava per esplodere nello
shipping. La bolla continua e si allarga ad altre situazioni. Così ecco il
secondo volume che ho appena consegnato all'editore e che sarà in libreria il
prossimo mese».
Ci sono timori che anche la
portualità possa essere chiamata a confrontarsi con questa bolla. In parte sta
già avvenendo, ma è necessario capire che cosa accadrà nel futuro. In Liguria
si sta riflettendo sulla capacità che il nuovo porto di Genova-Savona andrà a
offrire al mercato: cinque milioni di container fra pochi anni. Che ne pensa?
«Se questo dato verrà
confermato saremo semplicemente di fronte a un eccesso di capacità».
Il problema è quindi reale?
«Assolutamente sì. D'altra
parte già la Corte dei Conti dell'Unione Europea ha mosso dei rilievi su questo
rischio che espone tutta quanta l'Europa a un eccesso di capacità. Sicuramente
anche Genova potrà soffrirne, soprattutto dopo la fusione con Savona ».
Ma ci sono alternative o
sarà un fatto inevitabile questo eccesso di capacità?
«Certo che ci sono
alternative, anzi ce n'è una sola, allargare il proprio mercato».
E come?
«Facendo come fa Trieste. Mi
rendo conto che questo porto ha una situazione specifica, ma riflettiamo su un
dato: Trieste fa l'ottanta per cento dei suoi traffici intermodali verso
l'estero. Quanto fa Genova? Quanto la Liguria e i porti tirrenici? Genova
pochissimo, di più La Spezia, ma è solo su questo fronte che si deve crescere,
con un allargamento dell'hinterland».
Ma a chi tocca invertire
questa rotta?
«Non certo ai terminalisti,
non è un problema loro. Queste scelte passano dalle compagnie armatoriali che
possono decidere di puntare sul porto di Genova per spedire merce a Stoccarda,
oppure ai grandi spedizionieri. Il problema, insomma, è fondamentalmente di chi
gestisce la logistica. E allora è più probabile che il porto di Rotterdam
scenda fino a Rivalta Scrivia, che è di proprietà di un gruppo belga, per
prendersi la merce, piuttosto che fare il cammino inverso. Nasce da qui
l'esigenza di allargare il nostro bacino ».
Altrimenti?
«Altrimenti sarà un
disastro, il nuovo porto di Genova e Savona si troverà con tre grossi terminal
che si faranno la guerra dei prezzi».
Uno scontro commerciale al
ribasso, insomma...
«Sì e i risultati di questo
gioco sono noti, la reddidività si abbassa e il rischio più immediato è quello
di non guadagnare più».
Purtroppo non sembra un
percorso difficile, ma è di sicuro molto pericoloso.
«Non è affatto difficile, è
molto semplice, è come un algoritmo. E di questo ne parlo proprio nel mio nuovo
libro ».
Nel primo aveva messo in
guardia contro i rischi ai quali stava andando incontro lo shipping,
speculazioni finanziarie, sovracappacità produttiva. Dopo qualche tempo tutti
quanti si sono trovati a fare i conti con il fallimento della Hanjin...
«Quel libro si chiamava
"Il crac che viene dal mare volume primo. Ora sta per uscire il volume
secondo, perché la bolla che ha travolto lo shipping continua e si sta allargando
ad altre situazioni. Purtroppo il tema resta quanto mai attuale».
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