Londra - La Perdita
totale, per tutte le compagnie e per tutto il settore dei container, si
aggirerà alla fine del 2016, sui 5 miliardi di dollari. Le previsioni, fosche,
sono dell’analista Drewry.
La società londinese ha preso in esame le semestrali
pubblicate dalle principali linee che proprio nelle ultime ore hanno pubblicato
i propri dati, dipingendo un quadro a tinte fosche per il settore.
In
particolare i carrier hanno lasciato sul terreno almeno un 18% sul fronte delle
entrate. Una perdita che viene proiettata alla fine dell’anno in modo negativo.
Il risultato ottenuto in un momento difficilissimo per il mercato, è costato
alle compagnie una politica di tagli feroci sui costi, eppure non è bastato.
Ecco perché un ulteriore step lacrime e sangue sarà effettuato nei prossimi sei
mesi, da qui alla fine dell’anno. Se il trend negativo sarà confermato anche
nel resto del periodo che ci separa dalla fine dell’anno, le entrate per le
compagnie subiranno una contrazione pari a 29 miliardi di dollari. Un livello
di molto inferiore rispetto a quello raggiunto con la grande crisi del 2009.
Alla fine il conto però sarà più leggero perchè i costi operativi per le linee
sono più bassi rispetto a quel periodo e così il dato negativo si ridurrà, se
le previsioni saranno confermate e se non ci sarà un ritorno del mercato ad
oggi giudicato improbabile, sui 5 miliardi di dollari alla fine del 2016.
Il
mercato si è contratto per almeno 50 miliardi di dollari dal 2014 mentre nel
2009 in un solo anno erano stai persi 66 miliardi di dollari. Per questo la
previsione di Drewry è molto netta anche sul fronte delle fusioni o
acquisizioni che con ogni probabilità continueranno anche nella seconda parte
dell’anno.
Una eventuale ripresa nel secondo semestre è data come altamente improbabile
e i bilanci delle compagnie, non proprio brillanti in questi primi mesi,
continueranno a peggiorare. L’obiettivo adesso è la sopravvivenza ma per
riuscire, è necessario un ulteriore – e forte – consolidamento del settore.
I
costi sono stati già abbondantemente tagliati e la strada delle M&A diventa
l’unica ancora percorribile. Anche se alcuni dati mensili sui volumi potevano
indurre a pensare che l’emorragia fosse stata arrestata – scrive Drewry – è
difficile pensare ad un miglioramento nel secondo semestre a causa anche
dell’aumento del prezzo del bunker che peggiorerà la situazione, mentre i noli
non si alzeranno. La peak season sarà solo un fuoco di paglia, scrive Drewry.
I CREDITORI SPINGONO HANJIN VERSO IL FALLIMENTO
La compagnia marittima sud-coreana ha accumulato un debito di
quasi sei miliardi di dollari e continua a viaggiare in perdita. I creditori
minacciano la richiesta di fallimento.
La crisi del
trasporto di container, causata non tanto dal calo dei volumi ma dal crollo dei
noli, sta minando la stessa esistenza delle compagnie. Quella che sta
rischiando veramente il fallimento è Hanjin Shipping, che ha accumulato
l'astronomico debito di 5,9 miliardi di dollari, una cifra che difficilmente
riuscirà a reperire stante l'attuale situazione di mercato.
I creditori hanno perso la pazienza e stanno chiudendo i
rubinetti finanziari, mentre un portavoce della compagnia ha dichiarato che il
3 agosto si svolgerà una riunione straordinaria del Consiglio di
Amministrazione per decidere il futuro della società, compresa la possibilità
del fallimento.
Hanjin
Shipping non è una compagnia marginale, bensì la nona della classifica mondiale
nel trasporto container e impiega 4800 persone. Appartiene allo stesso Gruppo
che controlla la compagnia aerea Korean Air Lines. Dallo scorso maggio, la
compagnia sta seguendo un programma di ristrutturazione del debito, che finora
ha recuperato 446 milioni di dollari attraverso vendita di asset e finanziamenti
da parte della capogruppo. Una cifra che però non basta ai creditori, che
chiedono il rientro si almeno metà del debito entro breve tempo., secondo
quanto riporta l'agenzia Yonhap. Tra le alternative al fallimento è stata
prospettata la fusione con la rivale Hyundai Merchant Marine, anch'essa in
tempesta finanziaria.
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