venerdì 2 settembre 2016

IL FALLIMENTO DELLA HANJIN SHIPPING - TELEFONATA CON SERGIO BOLOGNA


LA BANCAROTTA / FALLIMENTO DELLA HANJIN SHIPPING PROVOCA TURBOLENZE NEL TRASPORTO GLOBALE DEL TRAFFICO MARITTIMO

Hanjin Shipping è il settimo spedizioniere mondiale di container ed oggi si ritrova con navi sequestrate dai creditori, con divieti di entrare in alcuni porti,
con mercanti preoccupati di sapere se centinaia di tonnellate di merci trasportate raggiungeranno gli scaffali di vendita.

La società sud coreana ha perso l'appoggio delle banche. La Hanjin Shipping ha iniziato una procedura di protezione dal fallimento mercoledì scorso e ha smesso di imbarcare merci. Si ritrova con i suoi beni congelati e con il divieto di scaricare o prendere a bordo container perchè non ci sono garanzie che i piloti, i rimorchiatori e gli scaricatori vengano pagati.

Questo è il tenore di tutto il lungo articolo che THE GUARDIAN ha dedicato a questa notizia che sta facendo il giro del mondo creando turbolenze e preoccupazioni in tutto il settore del trasporto marittimo.

In questo periodo estivo c'erano stati vari segnali e rapporti che segnalavano sofferenze e crisi, li vedremo in un prossimo post. Notizie che però anche la stampa del settore ha sempre fornito come dovere di cronaca e senza particolare preoccupazione o sottolineature, con un ottimismo di fondo, abbastanza immotivato, che poi i traffici e i noli riprenderanno.

Abbiamo quindi telefonato a Sergio Bologna, che aveva previsto nel dettaglio questo epilogo, chiedendogli onestamente perchè la stampa del settore ha sottovalutato queste analisi e oggi si trova in difficoltà a commentare le notizie che è costretta a pubblicare ?

Sergio Bologna : Non si capisce lo stupore con il quale la stampa, non soltanto italiana, ha accolto la notizia della crisi di Hanjin. 

Bastava seguire con un po’ di attenzione le cronache dello shipping dell’ultimo anno, a dir poco. 

Con i noli ai minimi storici le compagnie viaggiano in perdita nel settore del container, hanno continuato ad aumentare la capacità e gli ordini fino all’anno scorso ma gli effetti dell’oversupply si faranno sentire almeno per altri tre anni. Lo dicono gli analisti da un sacco di tempo. 

In questo s’inserisce la situazione coreana, dove non solo le compagnie marittime ma anche cantieri navali di grande prestigio come Daewoo sono in situazione critica, non ultimo per episodi di corruzione, malagestione, distrazione di fondi. In Cina sono stati chiusi cantieri a decine. 



Due sono, a mio avviso, i problemi: primo, la mancanza di trasparenza di queste società multinazionali, non si sa mai bene se i pochi conti che fanno vedere sono veri o meno; sui loro livelli d’indebitamento, cioè di esposizione con le banche, che debbono essere in molti casi spaventosi, non si sa nulla. 

Alcune, come MSC, tanto per non far nomi, hanno una trasparenza zero. 

I giornalisti, dal canto loro, non fanno nulla per venire a capo dei misteri, per appurare la verità, ingoiano tutto quello che dicono gli uffici stampa delle compagnie e lo riportano tale e quale. L’importante è ripetere la monotona cantilena: “tutto va ben, madama la marchesa!” 

Che si tratti di Hanjin o della Banca Popolare di Vicenza l’importante è ripetere la giaculatoria. Invece oggi sarebbe assai più necessario che in passato un minimo, dico un minimo, di occhio critico, perché siamo ad una svolta epocale, stiamo entrando in un nuovo pradigma dell’economia, di cui non vediamo bene ancora i contorni ma sta di fatto che le ricette di politica economica e monetaria ed i criteri di analisi utilizzati finora funzionano sempre meno. 

Per tornare al mercato dei traffici containerizzati: io non penso che ci sarà un effetto a cascata, immagino che le banche che finanziano queste compagnie cominceranno ad essere più prudenti, in realtà molte di quelle specializzate nel credito allo shipping sono da alcuni anni nel marasma, si pensi a HSH Nordbank, si pensi a Royal Scotland Bank. 

Aiuti di stato, bad bank, diavolerie, non serve a niente se il mercato quello reale ormai è stato distrutto, alla fine tutto viene scaricato poi sul contribuente, i poveri cittadini di Amburgo e dello Schleswig Holstein debbono accollarsi 5 miliardi di buco della HSH Nordbank e come se non bastasse adesso c’è la crisi della Bremer Landesbank. 

Le glorie anseatiche rischiano di fare la stessa fine delle glorie senesi del Monte dei Paschi. Ma quel che succede in Corea, Giappone e Cina pare sia peggio. E in questo clima c’è qualcuno che vuole costruire megaterminal per i container in Italia…


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