Scenari internazionali
Per tentare, se non di
sciogliere, quantomeno di meglio inquadrare il dilemma dei porti, occorre
azzardare l’individuazione di alcuni fattori o tendenze di fondo, nello
scenario internazionale, nel quale sono inseriti i traffici marittimi ed i
porti. Le principali questioni mi paiono le seguenti:
- La geografia dei traffici
mondiali sembra stabilmente cambiata. Questo significa il definitivo
consolidamento del declino dell’Europa e degli Stati Uniti come motore dei
traffici internazionali. Il valore degli scambi originati dai paesi sviluppati
è passato, nel periodo 1995-
2010 dal 69% del totale al 55%. Per i paesi emergenti si è passati dal 29% al 41%. A titolo esemplificativo, nel periodo considerato l’export africano è passato da 100 mld di USD a 560 mld di USD. La stessa analisi, riferita ai volumi, porta gli emergenti dal 43%, al 50%. Le rotte SUD-SUD, sono cresciute in media del 13,7% all’anno e quelle SUD-NORD del 9,5% su una media mondiale dell’8,7%. Almeno il 50% del traffico generato dal Sud Est asiatico ( area ASEAN ) è traffico “ regionale”. Vale a dire che l’influenza sulla dinamica mondiale dei traffici generata dal “ motore “ asiatico, si riverbera sulle rotte internazionali soltanto per la metà del suo potenziale.
2010 dal 69% del totale al 55%. Per i paesi emergenti si è passati dal 29% al 41%. A titolo esemplificativo, nel periodo considerato l’export africano è passato da 100 mld di USD a 560 mld di USD. La stessa analisi, riferita ai volumi, porta gli emergenti dal 43%, al 50%. Le rotte SUD-SUD, sono cresciute in media del 13,7% all’anno e quelle SUD-NORD del 9,5% su una media mondiale dell’8,7%. Almeno il 50% del traffico generato dal Sud Est asiatico ( area ASEAN ) è traffico “ regionale”. Vale a dire che l’influenza sulla dinamica mondiale dei traffici generata dal “ motore “ asiatico, si riverbera sulle rotte internazionali soltanto per la metà del suo potenziale.
- La speculazione
finanziaria sulle materie prime continua come prima e più di prima. La
conseguenza principale della spinta speculativa è quella, specie sulle materie
prime alimentari, di generare carestie nelle zone più povere del globo .
L’effetto si riverbera poi sul trasporto marittimo in termini di estrema
volatilità dei noli.
- Instabilità del mondo
arabo. Le crisi egiziana, libica, siriana, la situazione irachena, mai
normalizzata, producono effetti a catena sul mondo dei traffici marittimi. Il
prezzo del bunker continuerà a restare alto proprio quale pegno pagato all’instabilità
politica della regione ma anche un altro fondamentale “asset” del trasporto
marittimo, il canale di Suez appare “ a rischio”.
- Spinte verso il
protezionismo. La stagione della globalizzazione spinta appare, al momento,
rallentata. In assenza di progressi tangibili nell’ambito delle sedi deputate a
regolare i commerci internazionali, i paesi terzi tendono a proteggere i propri
interessi mediante l’adozione di politiche protezioniste. In un mondo dove
l’Occidente conta di meno, sono le relazioni dirette fra Cina, America Latina
ed Africa a determinare nuove ragioni di scambio. La stessa Europa, se la crisi
non arretra potrebbe riproporre politiche protezionistiche a difesa delle
proprie produzioni.
- Crisi dell’Eurozona. La
crisi del debito sovrano dei paesi del Sud Europa e non solo, nonché la
perdurante incapacità di innescare processi di crescita economica rendono in
generale l’Europa, compresa la Germania, un area del mondo in perdurante
sofferenza. La debolezza della domanda interna e la competizione internazionale
fra le diverse aree del mondo non fa prevedere, almeno nel breve periodo una
ripresa consistente dei traffici marittimi.
Scenari possibili per il
traffico container
Nessuno, ovviamente,
possiede sfere di cristallo. Ciò che si può ragionevolmente dire è che il
ventennio d’oro del trasporto container fra gli anni ’90 e la prima metà dei
2000, almeno fino al 2007, appare decisamente alle spalle. Se ci sarà la
crescita avrà, verosimilmente, ritmi più lenti.
L’eccesso di stiva ci
accompagnerà ancora a lungo, forse per i prossimi 5 anni. Non avendo alcuna
autorevolezza per formulare previsioni, ho assunto quale riferimento, alcune
ipotesi della Drewry Consultant che certamente non appartiene alla corrente di
pensiero della “ decrescita felice”. Secondo Drewry il tasso di crescita medio
del traffico container, nel mondo sarà del 7,5 %.
In questo contesto USA ed
Europa sono considerati mercati “ maturi” e quindi vuol dire che cresceranno a
ritmi inferiore al tasso medio mondiale. Molto interessante è la proiezione
dell’agenzia di analisi sulla saturazione dei terminal portuali, con proiezione
2010 -2016, secondo la seguente tabella, i numeri nelle colonne indicano la
percentuale di utilizzo della dotazione in essere o prevista secondo i piani di
infrastrutturazione:
Area
geografica
|
2010
|
2016
|
Far East
|
69,3%
|
97,8%
|
South America
|
66,3%
|
87,00%
|
Africa
|
70,4%
|
78,9%
|
Europa
|
60,2%
|
66,2%
|
South Asia
|
76,4%
|
61,2%
|
Fonte Drewry Cosultant - 2010
La tabella riflette,
ovviamente le analisi di crescita delle diverse aree del mondo, in continuità
con le consolidate tendenze che abbiamo
poc’anzi evidenziato.
Per l’Europa è previsto un minor fabbisogno
infrastrutturale in virtù della minore crescita attesa. Significativo il dato
dell’India ( South Asia ) ove sono previsti importanti ampliamenti della
capacità che non si prevede possano essere assorbiti dall’aumento di traffico,
tanto che il tasso di saturazione scende di ben 15 punti.
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