A Trieste Dipiazza
resuscita Fi e i moderati
I RISULTATI / IL PRIMO
CITTADINO USCENTE COSOLINI INSEGUE CON UN DISTACCO DI OLTRE 10 PUNTI
L'ESPONENTE DEL CENTRODESTRA
TRIESTE.
Sbuffano i camini della
Ferriera nel cielo assolato di Trieste: l'impianto siderurgico intorno al quale
si è giocato il primo tempo di una delle partite politiche più soprendenti.
L'esito parziale è un ritorno al passato col botto.
Perché se un possibile
vantaggio dello sfidante era nell'aria, un distacco così largo - 12 punti,
40,8% contro 29,2% - non se lo aspettava nessuno: nemmeno lui, il redivivo
Roberto Dipiazza, due legislature alle spalle (2001-2011), l'uomo dei miracoli
di Forza Italia che tra dodici giorni proverà a chiudere la partita mandando a
casa il sindaco uscente, il piddino Roberto Cosolini, e ricongiungendo Trieste
alla sua antica anima. Che è di centrodestra.
«Saprò essere a disposizione
della fiducia che mi state dando! Ora dritti al ballottaggio » ha twittato
Dipiazza, il ras dei supermercati il quale ieri sera, per dire l'aria che tira,
postava foto con doppio pollice verso.
Sulla chiusura della Ferriera, vecchio
tema divisivo dei triestini assurto a simbolo dell'inquinamento e dei mali
cittadini, Dipiazza ha costruito tre quarti di campagna elettorale (vuole
seppellire l'impianto): il resto l'ha buttato sulla sicurezza, un vecchio
adagio che evidentemente ha ancora presa visto che il candidato, alla sua terza
corsa per la poltrona di primo cittadino, dopo essere riuscito a ricompattare
il centrodestra ha vinto e non di poco il primo turno della sfida. Le urne
dicono questo.
Il per ora sconfitto Cosolini lo ha ammesso: . Non sono bastate,
al sindaco uscente, le munizioni della vigilia: la vittoria nelle primarie
contro il senatore Pd Francesco Russo; l'arrivo in città di molti big del
governo con in particolare la passerella offerta dal premier Renzi che ha
firmato l'accordo per il riutilizzo di Porto Vecchio (riaperto dopo decenni di
abbandono, fondi sbloccati per 50 milioni).
Non è stato sufficiente, a quanto
pare, nemmeno l'ambizioso e suggestivo piano di rilancio di Trieste come
"Silicon Valley italiana": non più una città per vecchi, come vuole
lo stereotipo, ma una porta d'Europa aperta ai giovani e all'innovazione
scientifica.
Cosolini aveva cucinato la sua ricetta modello Cupertino: spazi
riconvertiti, anche nel centro storico, e fondi per gli inventori di start up
(4 milioni 450 mila euro dal Comune, altri 4.2 milioni di fondi europei). I
giovani domenica devono essere andati al mare. Così ha prevalso l'elettorato
moderato e nostalgico che a Trieste, se si escludono le parentesi Illy, e
appunto Cosolini, ha sempre deciso, fatto e disfatto.
E ora è tornato con un
robusto 40,8%. «Dipiazza ha ottenuto un risultato superiore al previsto, ma ora
lanciamo una nuova sfida per il secondo turno - ha detto Cosolini -. Mi appello
agli elettori delle altre liste e anche a quelli che non hanno votato».
Dall'alto dei suoi 12 punti di vantaggio lo sfidante, sostenuto da tutta la
coalizione di centrodestra, tira dritto:«I triestini hanno votato per il
cambiamento della città, per far tornare Trieste a essere quella importante
capitale dal respiro internazionale che merita di essere».
La domanda adesso è
una, anzi due. La prima: quelli che non hanno votato domenica e che magari
hanno trovato traffico al rientro dalla gitarella in Slovenia, si decideranno a
farlo il 19 giugno? La seconda: l'elettorato grillino.
Il candidato
pentastellato Paolo Menis si è fermato al 19,16% dei voti. Quale sarà
l'indicazione di voto calata dal direttorio in vista del ballottaggio?, dice un
vecchio osservatore politico seduto al Caffè degli Specchi. «Per Cosolini la
vedo molto in salita...».
Non sono bastati i fondi
per il Porto Vecchio sbloccati da Roma né la spinta sull'innovazione
Paolo Berizzi
07 giugno 2016
Elezioni 2016, a Trieste
successo dell’ex
sindaco di centrodestra Dipiazza: «Sorpreso
anch’io»
Roberto Dipiazza al 40 per
cento andrà al ballottaggio con il sindaco uscente del centrosinistra Roberto
Cosolini. Debora Serracchiani sconfitta nella sua Regione
di Andrea Pasqualetto,
inviato a Trieste
Il centrosinistra
Il sindaco uscente di
Trieste l’ha riconosciuto: «Ci aspettavamo qualcosa di più, evidentemente
abbiamo pagato alcune scelte impopolari rispetto ai temi dei migranti, che
abbiamo accolto, e della principale industria cittadina, la Ferriera , che noi
vorremmo tenere aperta, a certe condizioni ambientali».
Cosolini ha comunque
conquistato il ballottaggio. «Da domani inizia una nuova partita, mi appellerò
a quel 30 per cento che non ha votato per me né per Dipiazza e a chi non è
andato a votare, quasi la metà. Da domani inizia una nuova partita».
Il centrodestra
Entusiasta naturalmente il
suo avversario, Dipiazza: «Sono sorpreso anch’io del risultato. Evidentemente
la gente non ha creduto alla passerella di ministri e Presidente del consiglio
venuti a Trieste. Non hanno creduto alle parole ma ai fatti e io in dieci anni
penso di aver dimostrato qualcosa.
In ogni caso io spero che questa città abbia
con me un governo forte, capace di riportare il lavoro che manca e di fermare
la fuga dei giovani». Si sente già sindaco? «No, questo no. Ci sono ancora due
settimane di battaglia».
I pentastellati
Fra i delusi anche il
candidato di M5S, Paolo Menis, nonostante la crescita di oltre dieci punti
percentuali del movimento: «Avevamo altre aspettative, onestamente. Speravamo
nel ballottaggio. Il confronto con il 2011 non ha significato perché stiamo
parlando di un’altra era politica per il movimento».
Errori? «Forse bisognava
fare una campagna più orientata all’elettorato anziano perché a votare sono
andati soprattutto loro».
6 giugno 2016




Quando arriva la percezione di paura e qualcuno la sottolinea : nel cambiamento , nella presenza di umanità diversa nel territorio , nel cambiare si ma prima gli altri, allora Trieste si rifugia nel passato , nella speranza che sia certezza e si chiude.
RispondiEliminaAllora si giustifica la delusione ricordando che Trieste è composta dal quasi 60% di anziani e che i giovani sono una "estrema" minoranza ; allora si giustifica la delusione con abbiamo fatto ma non comunicato , allora ci si pavoneggia con chiedere scusa ( non ho chiuso la ferriera ma lo faro nei prossimi 100 giorni ) e tutto si dimentica al punto che la novità di movimento non premia chi ha posto da 18 anni il problema ma chi lo ha strumentalizzato.
Se solo una piccola parte di quanto scritto è vera o presunta tale e la reazione è quella che si è determinata nel voto e porta al ballottaggio allora il problema non è politico ma culturale e la colpa di questo si che è politico , ovvero : la politica non fa più cultura ma interessi di parte a prescindere che questi siano favorevoli alla società o alla economica perché l'importante non è vincere ma tutelare l'interesse economico che mi permette di fare politica spettacolo . Brutta storia