Nella vicenda delle Coop Triestine con la dichiarazione del fallimento, la nomina di un amministratore giudiziario ed il conseguente concordato non è facile come sembra tracciare una linea netta tra i " buoni e i cattivi ". C'è chi ha amministrato, chi doveva controllare, chi si è visto sparire i soldi, chi doveva fare l'operazione di salvataggio finanziario, chi ha promesso di recuperare i soldi.
La stessa magistratura non ha raggiunto l'obbiettivo che si era posta e che è chiaramente indicato nei PRODROMI della istanza di fallimento:
" ...Perchè deve essere chiaro che l'attivazione di questa procedura ha uno scopo prioritario : far sopravvivere l'impresa COOPERATIVE OPERAIE.
E sopravvivere per un'impresa significa restare integra ed aggregata, con beni e capitale messi in salvo, ma anche con la sua forza lavoro, con i suoi valori immateriali ( le capacità dei dipendenti, la fiducia dei clienti, etc. ); quello che va evitato è proprio un intervento tardivo..... "
A chi attribuire le colpe ? Questa domanda è ancora aperta e continuano a porsela anche i 15.000 soci - prestatori.Per comprendere la vicenda delle COOP TRIESTINE sarà forse un bene inserirla in un contesto nazionale che riguarda il sistema cooperativo complessivo.
Ci permettiamo di consigliare un libro che anche noi abbiamo iniziato a leggere e che il secondo capitolo ha un titolo in ottimo dialetto triestino : " No se pol rubar alla povera gente " dove viene riassunta la vicenda triestina delle COOP nella versione classica che conosciamo.
E' il resto del libro: La Prima inchiesta sulle coop in Italia si autodefinisce in copertina. ha permettere e suggerire interpretazioni diverse anche per il caso COOP Trieste. Come sempre serviranno delle buone domande per capire bene tutti i risvolti, ma è un percorso che se volete faremo assieme.
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