mercoledì 13 aprile 2016

MARGHERA COME MANHATTAN ? PAOLO COSTA RILANCIA

Porto del futuro, rivoluzione per
Marghera: via della seta con la Cina

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La Manhattan di Venezia sorgerà in riva alla laguna, sui 2 mila ettari della zona industriale. C’è scritto anche questo nelle linee del nuovo Piano regolatore portuale, che per ora è ancora un libro dei sogni ma che ha già cominciato a percorrere il suo cammino, e che il raggruppamento di imprese D’Appolonia spa, Mtbs Maritime and Transport Business Solution B.V., Acquatecno srl, Studio Paola Viganò e Rina Service spa dovranno disegnare avendo vinto il bando di gara internazionale da 1.5 milioni di euro. 


L'altra sera Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale veneziana (Apv), lo ha presentato ad autorità e cittadini interessati al futuro di una parte fondamentale della città che è interamente ambito portuale e che dai 40mila lavoratori del 1970 è scesa agli attuali 16.483. Come ha detto Gianfranco Bettin, presidente della Municipalità di Marghera, «è l’apertura di un percorso che durerà a lungo, data la portata storica dell’atto da compiere».


Il piano regolatore attuale è del 1908, per la Marittima, e al 1965 per Porto Marghera. Decisamente vecchio, considerato anche i cambiamenti epocali che sono intervenuti in questi decenni, ai quali bisogna rispondere con uno strumento moderno che dia risposte a molte questioni, sollevate l’altra sera: l’impatto ambientale, sociale e industriale, come il piano spingerà a cambiare organizzazione del lavoro e attività d’impresa, e come riorganizzerà logisticamente il territorio intorno. Il nuovo Prg di Marghera e della Marittima dovrà mantenere competitivo il porto da qui al 2050 tenendo conto di tutta una serie di fattori.

di Elisio Trevisan IL GAZZETTINO domenica 10 aprile 2016


Marghera come Manhattan?

Ecco sui giornali di oggi un’altro degli annunci fantasiosi per i quali il sindaco Bugnaro sembra distinguersi. Con il nuovo piano regolatore del Porto la zona di Marghera potrebbe secondo lui trasformarsi in “una metropoli per affari e residenza come Manhattan” (citiamo dalla Nuova Venezia). 

Per orientarsi nella faccenda occorre leggere almeno due articoli, che riportiamo qui sotto. Il primo descrive il progetto di Paolo Costa di trasformare il porto di Veneza in hub portuale planetario attraverso la costruzione del porto offshore (costo due miliardi) e l’uso dell’entroterra di Marghera come parcheggio per i milioni di container previsti. 

Il progetto considera la presenza della laguna come un ostacolo allo sviluppo, ostacolo da superare con l’uso di grosse chiatte (i “mama vessel”) che dovrebbero trasportare tre milioni di container l’anno.

Quanto a Marghera, il secondo articolo che riportiamo riferisce lo stato disastroso dell’inquinamento sull’intera zona, chiamata addirittura una nuova “terra dei fuochi”. 


Da una parte non si vede come potrebbe rinascere la zona con l’ingombrante presenza delle strutture portuali e d’interscambio; dall’altra si ricordanno dall’alto mare alla gronda lagunare di Marghera, che diventerebbe la sede delle ferrovie e autostrade che dovrebbero a loro volta smistare i container verso il nord e l’est dell’Europa (contro questo progetto sta battendosi la città di Trieste, che possiede i fondali e le strutture portuali necessari).

l’urgente bisogno di lavori di bonifica prima di poter parlare d’insediamenti sia produttivi sia residenziali. Aggiungiamo che piuttosto che annunciare confuse rivoluzioni sarebbe forse opportuno presentare un progetto di rinascita fondato sulla stupenda natura del territorio e su un’analisi dell’economia locale e nazionale da incoraggiare attraverso la creazione di incentivi da parte del governo nazionale. 

La zona di Marghera ha il potenziale per diventare una forza trainante per le economie italiane del futuro, ma a condizione che si sia capaci di ragionare, pianificare e comprendere di quale futuro si sta parlando.

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