Questa inchiesta dell'Espresso firmata da Paolo Fantauzzi ricostruisce la questione delle nomine dei presidenti e la politica dei commissariamenti straordinari alla guida dei porti in attesa della " riforma " che a detta del ministro dovrebbe risolversi in un paio di mesi, come ha più volte affermato in diverse occasioni.
LE MANI DEI PARTITI SUI PORTI ITALIANI
vai all'articolo sul sito dell'ESPRESSO
Non c'era solo il petrolio
in Basilicata nelle mire della lobby del greggio scoperta
dall'inchiesta della Procura di Potenza. Sognava in grande, il
“quartierino”, e si spendeva molto anche per l'Autorità portuale
di Augusta , dove - in vista dell'accorpamento con Catania, previsto
dalla riforma che entrerà a regime nei prossimi mesi - puntava alla
proroga di Alberto Cozzo a commissario straordinario.
Preoccupazioni
comprensibili: per i porti italiani passano lavori milionari, in un
crocevia di appalti, relazioni e clientele reso appetibile anche
dallo stipendio da favola assicurato a chi li guida: oltre 200 mila
euro.
A scorrere la lista dei presidenti delle 24 Autorithy
(destinate a ridursi a 15) si capisce quindi perché i partiti
abbiano spesso e volentieri piazzato loro uomini al vertice, grazie
anche a un meccanismo capace di prestarsi al massimo della
lottizzazione: nomina decisa dal ministero delle Infrastrutture
d'intesa con la Regione, in base a una terna proposta da enti locali
e Camere di commercio. Così, malgrado la “comprovata
qualificazione professionale nei settori dell’economia dei
trasporti e portuale” richiesta dalla legge, non di rado le
Autorità hanno rappresentato il punto d'approdo per politici senza
competenze o poltrona.
O magari ancora in sella,
come nel caso del senatore di Forza Italia (ex Pd) Riccardo Villari,
medico epatologo, divenuto celebre la scorsa legislatura per l
'ostinata resistenza al vertice della Vigilanza Rai , dove era stato
eletto coi voti del centrodestra. Nell'estate 2013 l'allora ministro
Maurizio Lupi ha cercato di metterlo alla guida del porto di Napoli
nonostante l'assenza di qualunque esperienza nel settore ma
sollevando un tale polverone da indurlo alla fine alla retromarcia.
PORTO DEMOCRATICO
In realtà, per quanto
emblematico, quello di Villari non è un caso isolato. Al contrario,
proprio il Partito democratico, soprattutto nelle regioni rosse, ha
sistemato suoi esponenti senza badare troppo al resto. A La Spezia,
ad esempio, dal 2009 è presidente Giovanni Lorenzo Forcieri,
parlamentare Pds-Ds-Pd dal 1992 e designato un anno dopo essere
rimasto fuori da Palazzo nonostante si fosse occupato quasi
esclusivamente di questioni legate alla Difesa (era stato
sottosegretario con l'ultimo governo Prodi). Rientrato alla Camera
nel 2012, al posto della dimissionaria Giovanna Melandri, per qualche
mese Forcieri ha mantenuto il doppio incarico e poi è stato
riconfermato a fine 2013 per un secondo mandato.
Doppio incarico che fra il
2008 e il 2009 ha mantenuto anche l'attuale presidente dell'Autorità
portuale di Venezia ed ex sindaco Paolo Costa, all'epoca eurodeputato
ulivista. In realtà Costa, che in quegli anni era anche commissario
per l'ampliamento della base americana Dal Molin a Vicenza, doveva
andare a Genova (sponsorizzato dal primo cittadino Marta Vincenzi) ma
la contrarietà della sinistra radicale costrinse il governo Prodi a
fare marcia indietro. Poco male: arrivato Berlusconi a Palazzo Chigi,
fu il centrodestra a nominarlo su proposta del governatore Giancarlo
Galan e con la contrarietà di Comune e Provincia, amministrati dal
centrosinistra. A Genova andò comunque un altro politico:
l'assessore regionale ai Trasporti Luigi Merlo, pure lui del Pd.
A Piombino, invece, dal
2005 c'è Luciano Guerrieri, arrivato all'Autorità portuale dopo
quasi dieci anni da sindaco dem. Confermato nel 2013 nella nuova
veste di commissario, adesso l'ex primo cittadino è chiamato a
gestire la fase di transizione che porterà all'accorpamento con
Livorno. Dove c'è un altro presidente dal passato politico:
l'avvocato Giuliano Gallanti, a lungo consigliere regionale in
Liguria col Pci-Pds (nei primi anni Novanta fu anche
vice-governatore) prima di lasciare nel 1996 per andare al porto di
Genova.
Storia simile nella
Salerno di Vincenzo De Luca, dove i numeri uno dell'Authority
sembrano destinati a incrociare inevitabilmente il Parlamento nella
loro carriera. Dal 2008 il presidente è Andrea Annunziata, deputato
della Margherita dal 2001 al 2006, sottosegretario ai Trasporti del
governo Prodi II e nominato pochi mesi dopo la caduta dell'esecutivo.
Annunziata subentrò a un altro fedelissimo, Fulvio Bonavitacola, che
invece ha compiuto il percorso opposto: terminato il mandato è stato
eletto alla Camera col Pd, dove è rimasto fino ai mesi scorsi quando
De Luca, divenuto governatore, l'ha voluto come suo vice alla
Regione. Situazione non troppo diversa a Civitavecchia, dove nel 2007
il centrosinistra nominò Fabio Ciani, un ex parlamentare della
Margherita che non si era mai occupato del settore.
FRONTE (GIUDIZIARIO) DEL
PORTO
Non che il centrodestra si
sia comportato diversamente, quando si è presentata l'occasione. Nel
2004 il ministro Lunardi nominò all'Authority di Savona Cristoforo
Canavese, un ingegnere ed ex deputato leghista passato poi con Forza
Italia. E a Trieste Marina Monassi, compagna del senatore Giulio
Camber, uomo forte del Pdl in città e già sottosegretario
socialista alla Marina mercantile col primo governo Amato.
Nel 2011 l'allora ministro
Matteoli scelse invece per il porto di Cagliari il parlamentare Pdl
Piergiorgio Massidda, medico specializzato in fisiokinesiterapia. Una
nomina dichiarata illegittima dal Consiglio di Stato due anni dopo
“per la mancanza di un qualsiasi titolo di studio comunque
implicante il possesso di competenze anche genericamente raccordabili
con la materia”. Assenza di requisiti che tuttavia non ha impedito
nell'autunno 2013 all'ex ministro Lupi di “promuovere” il collega
a commissario straordinario. E di assegnare, sempre in quei giorni,
lo stesso incarico per l'Autorità portuale di Olbia a un altro ex
onorevole del Pdl, con licenza di scuola media inferiore: Fedele
Sanciu, primo dei non eletti alla Camera. Due scelte che hanno
portato la magistratura ad aprire altrettanti fascicoli d'inchiesta
(poi archiviati) ipotizzando l'abuso d'ufficio.
Sempre grazie alle larghe
intese nel 2013 Lupi ha nominato a Palermo commissario straordinario
(e l'anno dopo presidente) l'ingegnere Vincenzo Cannatella, ritenuto
assai vicino a Renato Schifani. Un tecnico che ha alternato e
sovrapposto incarichi nel settore pubblico e in quello privato, dalle
partecipate del capoluogo siciliano all'associazione di categoria
delle autoscuole. E che, a rileggere alcune trionfanti dichiarazioni
del passato, non ha mai nascosto le proprie simpatie: “Il ministero
affidato a Gianfranco Miccichè e la riconferma di Enrico La Loggia
costituiscono il chiaro impegno del premier Silvio Berlusconi al
rilancio del Mezzogiorno” giubilò - manco fosse un politico
forzista - in occasione del rimpasto di governo del 2005, quando
guidava Asstra Sicilia, l'associazione delle società di trasporto
pubblico dell'isola.
Adesso sul mandato pesa
l'inchiesta che ha portato al sequestro di una parte del molo
Vittorio Veneto , che vede Cannatella indagato per omissione di
lavori in costruzioni pericolanti: pur sapendo che era a rischio, non
sarebbe intervenuto per mettere in sicurezza la banchina.
Nessun commento:
Posta un commento