giovedì 28 aprile 2016

INTERVENTO IN AULA DEL CONSIGLIERE USSAI SULLA MOZIONE FERRIERA PRESENTATA

"Dispiace constatare che il tema non desti l'interesse  dell'aula, che è semivuota, e soprattutto quello della Presidente Serracchiani, che pur essendo il Commissario dell'area di Crisi industriale complessa di Trieste, non ha reputato importante essere presente oggi in Consiglio regionale.  

Vorrei incominciare ad illustrare questa mozione ricordando proprio quelli che sono gli impegni presi dalla Presidente Serracchiani e dal Sindaco Cosolini sul tema Ferriera nel corso del 2015, e più precisamente il 2 marzo 2015 durante una seduta del Consiglio comunale di Trieste:

Cosolini: “La parte a caldo (dello stabilimento) potrà andare avanti solamente se non inquinerà più l’ambiente”

Serrachiani : “non posso che ribadire l’impegno che tutti ci siamo assunti, …. garantire la prosecuzione dell’attività industriale solo alle condizioni in cui il risanamento ambientale produrrà un’attività industriale pulita!”

Cosolini “l’area a caldo non ha prospettive di futuro se non è nelle condizioni di convivere nella maniera adeguata, (cioè buona), con l’ambiente esterno e quindi
con l’abitato esterno, non intendiamo solo rispettare i limiti di benzo(a)pirene, previsti dalla legge regionale, intendiamo un miglioramento sensibile, percepibile anche dai cittadini, quello sarà il metro di confronto. Non il rispetto dei limiti di benzo(a)pirene. Qualora ciò non fosse possibile è stato ribadito più volte (l’area a caldo) verrà superata ….

“Il 2015 è un anno decisivo …. mi pare che le scadenze sono chiare e stringenti in termini di tempo, … poi ne trarremo tutti quanti le conclusioni politiche assumendocene le responsabilità.”

Da allora cosa è successo?

Innanzitutto il limite temporale per mantenere questo impegno, fissato per il mese di dicembre 2015, è stato spostato alla primavera 2016, su sollecitazione della proprietà.

In questo periodo, nonostante le imposizioni impartite dalla diffida regionale e l’ordinanza del Sindaco,  giunta tardivamente a fine  novembre,  si sono registrati presso la stazione di rilevazione di via San Lorenzo in Selva, considerando il solo 2015,  il quadruplo di superamenti dei livelli di P.M.10 consentiti dalla legge in un anno (142 contro 35 consentiti), nonché il superamento della media annuale prevista dalla legge.

Inoltre anche per il 2015 non è stato rispettato il valore soglia per il BENZO(A)PIRENE (di 1  nanogrammo/metrocubo), CANCEROGENO ACCERTATO DI CLASSE 1 IARC che ha visto un ulteriore incremento nel mese di gennaio 2016;

Nonostante tutti questi dati preoccupanti e dopo un lungo periodo in cui l’impianto ha continuato ad operare ad autorizzazione scaduta sulla base dell’autorizzazione precedente, il 27 gennaio 2016 è stata rilasciata a Siderurgica Triestina una nuova autorizzazione integrata ambientale di durata decennale, per l’attività di produzione di coke, sintetizzazione di minerali metallici, produzione di ghisa e per la nuova attività di laminazione a freddo.
Un’autorizzazione che, nonostante sia esaltata dalla Presidente della Regione perché terrebbe conto delle nuove direttive europee che impongono controlli costanti e interventi serrati, ha già dimostrato di avere seri problemi nell’attuazione con le prime richieste di proroga che di fatto ne inficerebbero la validità complessiva, nonché l’efficacia in termini di tutela della salute. Non si tratta di principi astratti: attualmente le persone che abitano nelle aree limitrofe non dormono la notte perché lo stabilimento non rispetta i limiti di legge per l’impatto acustico e non sono ancora stati eseguiti gli interventi urgenti che dovevano essere attuati entro il 28 febbraio scorso. Bene ha fatto la Regione a diffidare ST in merito all’eliminazione dell’impatto acustico ma attendiamo di vedere se vorrà conformarsi o meno alle indicazioni impartite dall’Azienda Sanitaria e dal Comune di Trieste che chiedono di non concedere ulteriori proroghe, viste soprattutto le numerose segnalazioni da parte dei cittadini.
Dal decreto di rinnovo dell’AIA emergono inoltre numerose carenze e criticità, ne elenco solo qualcuna:

•         Negli allegati non si fa alcuna menzione specifica in riferimento alle prescrizioni in caso di incidenti rilevanti

•         Non vengono fornite sufficienti motivazioni per cui l’intervento non debba essere sottoposto a procedura di VIA

•        viene innalzato da 50 a 70   microgrammi/m3 (COME MEDIA 24 ORE) il valore limite per le PM10 che diventa valore obiettivo per la centralina di San Lorenzo in selva,  posta in un’area NON industriale.

•        ECC…

Dall’inizio dell’anno presso la stazione di via San Lorenzo in Selva si sono già registrati più di 25 sforamenti del limite per la media giornaliera, nonostante tutti i lavori fatti sugli impianti, cioè più del triplo di quelli registrati presso le altre centraline poste più lontano dallo stabilimento, e ci stiamo avvicinando rapidamente al numero massimo di sforamenti consentiti dalla legge che è di 35 in un anno.

I dati ambientali sono sotto gli occhi di tutti! come anche le emissioni di fumo color nero e rossastro degli scorsi giorni.

Lo ripetiamo: l'amministrazione comunale e quella regionale avevano preso un impegno con i cittadini: “se lo stabilimento siderurgico di Servola, avesse continuato a emettere agenti inquinanti in atmosfera, l’area a caldo sarebbe stata chiusa”.

Il 31 dicembre 2015 è passato ed è arrivata anche la primavera.

Noi chiediamo che quegli impegni e quelle promesse vengano finalmente rispettate!  Ma lo chiedono soprattutto i cittadini di Trieste, basti pensare alle 828 segnalazioni alla polizia locale nel corso del 2015, che evidenziano come l’impianto continui a non essere compatibile con un’area urbana, e alle oltre 5.000 persone che hanno partecipato alla manifestazione del 31 gennaio chiedendo la tutela della salute e un lavoro sano e dignitoso.


Ci auguriamo che la nostra mozione venga accolta, che non si continui a promettere decisioni future, studi rigorosi, controlli e interventi rapidi, ma che si concordi da subito con la proprietà, nel rispetto degli attuali livelli occupazionali, un percorso per la chiusura progressiva dell’area a caldo entro tempistiche certe, perché, come ripetiamo ormai da anni, solo così questo impianto siderurgico smetterà di inquinare.”

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