Ricordiamo ai lettori che il decreto legge sulla Riforma dei porti è tutt'ora in discussione e ha iniziato un lungo iter burocratico che passerà anche per la discussione in Parlamento. E' quindi un bene che nello stesso periodo l'Unione Europea definisca le linee guida e l'impostazione relativamente alle due questioni dei servizi portuali e della autonomia finanziaria dei porti.
Sulla questione riferisce l'articolo di INFORmare che vi proponiamo. La materia non è semplice e le ricadute di alcune decisioni non sono evidenti per chi legge nonostante lo sforzo di chiarezza che ci ha messo il giornalista.
Cercheremo di ritornare sull'argomento nei prossimi giorni, per il momento gli "esperti" hanno cosa leggere.
Il Parlamento UE conferma in sostanza l'ultima versione del
testo della proposta legislativa sui servizi portuali e la trasparenza
finanziaria dei porti
Non si parla più di libero accesso ai servizi, ma della loro
organizzazione
Oggi l'assemblea plenaria del Parlamento europeo ha
confermato l'impostazione
dell'ultima versione della proposta legislativa
sull'accesso al mercato dei servizi portuali e sulla trasparenza finanziaria
dei porti, versione che sostanzialmente stravolge l'impostazione iniziale della
proposta avanzata dalla Commissione Europea che prevedeva di fare del libero
accesso al mercato il principio base per la fornitura dei servizi portuali.
L'attuale testo stabilisce invece che un unico sistema di accesso al mercato
non è appropriato in quanto il sistema portuale dell'Unione Europea è
caratterizzato da una serie di differenti modelli di organizzazione dei servizi
portuali.
E infatti il testo della Commissione è stato emendato sostituendo la
dicitura relativa all'istituzione di “un quadro normativo per l'accesso al
mercato dei servizi portuali” con quella che prevede l'istituzione di “un
quadro normativo per l'organizzazione dei servizi portuali”.
Oggi, quindi, gli europarlamentari hanno confermato che gli
attuali modelli di gestione dei porti stabiliti a livello nazionale possono
essere mantenuti in vigore.
«Siamo riusciti - ha dichiarato Knut Fleckenstein,
il relatore della proposta legislativa - a rigettare un accesso forzato al
libero mercato dei servizi portuali.
Soprattutto per i problemi di safety e di
security - ha osservato - i porti devono poter decidere l'organizzazione dei
servizi portuali. Per la prima volta nel corso del lungo dibattito sul
pacchetto riguardante i porti - ha sottolineato Fleckenstein - abbiamo a bordo
con noi gli operatori dei porti, i gestori dei terminal e i sindacati».
A bordo, com'è noto, non sono saliti invece gli armatori,
favorevoli ad una liberalizzazione dell'accesso al mercato dei servizi
portuali. Secondo l'European Community Shipowners' Associations (ECSA),
infatti, il testo legislativo che è stato votato oggi dal Parlamento UE «lascia
molto a desiderare».
Se i parlamentari europei hanno confermato la facoltà di
mantenere in atto differenti modelli di organizzazione dei servizi portuali, si
sono invece dichiarati favorevoli a stabilire regole comuni per gli Stati
membri e per i gestori dei porti che desiderino limitare il numero di fornitori
di servizi portuali, per stabilire i requisiti minimi per tali fornitori o per
la fornitura di servizi portuali da parte degli stessi gestori dei porti in
qualità di “operatore interni”.
In particolare, i requisiti minimi per i
fornitori di servizi dovrebbero essere limitati alla verifica delle qualifiche
professionali degli operatori, delle attrezzature necessarie ai fini della
prestazione dei servizi portuali, alla disponibilità del servizio e alla
conformità ai requisiti in materia di sicurezza marittima.
Inoltre i requisiti
minimi dovrebbero tener conto dei requisiti ambientali, come pure degli
standard sociali nazionali e della solvibilità del prestatore di servizi
portuali. Inoltre gli eurodeputati hanno specificato che l'elenco dei “casi
giustificati” in cui la libertà di fornire servizi portuali può essere soggetta
a restrizioni dovrebbe includere la carenza di spazi, le caratteristiche del
traffico portuale e la necessità di fornire “operazioni portuali sicure o
sostenibili sotto il profilo ambientale”.
In merito alla trasparenza dei finanziamenti pubblici ai
porti e dei diritti per l'utilizzo delle infrastrutture e dei servizi portuali,
i parlamentari europei hanno confermato che i fondi pubblici devono figurare in
modo trasparente nei bilanci dei porti e gli enti di gestione dei porti che
ricevono finanziamenti pubblici e che forniscono in proprio servizi portuali o
di dragaggio devono mantenere una contabilità separata relativa a tali attività
o a investimenti finanziati con fondi pubblici.
Gli europarlamentari hanno
confermato che, in assenza di corretti meccanismi di mercato, i diritti per i
servizi forniti da un operatore interno soggetto a un obbligo di servizio
pubblico, i diritti per i servizi di pilotaggio non esposti a un'effettiva
concorrenza nonché i diritti riscossi dai prestatori di servizi portuali
vengano fissati in modo trasparente e non discriminatorio e che tali diritti
riflettano, per quanto possibile, le condizioni vigenti in un mercato aperto
alla concorrenza e non siano sproporzionati rispetto al valore economico del
servizio erogato.
È stata confermata anche la proposta che ogni Stato membro
dell'UE designi uno o più organismi indipendenti per gestire i reclami.
Con l'odierno via libera alle modifiche al progetto di
regolamento gli eurodeputati hanno dato mandato ai negoziatori del Parlamento
europeo di avviare trattative con il Consiglio dell'UE sulla formulazione
finale del testo in base alle modifiche approvate.
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