PUBBLICHIAMO VOLENTIERI QUESTO INTERVENTO DI VLADIMIRO MANOCCI FRESCO DI STAMPA DALLA GAZZETTA MARITTIMA DI LIVORNO che in modo schematico mette in luce alcune contraddizioni e critica il Decreto Legge sulla governance dei porti. Invitiamo i nostri lettori triestini in particolare a fare attenzione ad alcuni passaggi e all'esempio che lo stesso Manocci fa sull'Autorità di Sistema Portuale di Livorno pensando alle fusioni e agli accorpamenti che vengono proposti per con i porti regionali del Friuli Venezia Giulia .
Troverete in questo testo delle osservazioni critiche che andrebbero verificate anche riguardo al porto triestino e al sistema portuale regionale abbandonando quella soddisfazione acritica generale sui temi della riforma della portualità che i media locali, Piccolo in testa, hanno garantito in omaggio alla presidente Serracchiani che è anche responsabile trasporti e vicesegretaria del Partito Democratico.
Finalmente è uscito il testo ufficiale dello schema di
Decreto Legge di modifica alla L. 84/’94. Dopo tanti documenti apocrifi
possiamo ora discutere davanti all’ufficialità dell’Atto di Governo.
Il
pronunciamento di “illegittimità costituzionale” dell’art. 29 del c.d. “decreto
sblocca Italia” da parte della Consulta, lascia presupporre che prima di essere
emanato il DL in questione, si debba convocare la conferenza Stato Regioni per
un’adozione in linea con la Costituzione, essendo quella portuale “materia
concorrente” fra Stato e Regioni
Una volta espresso il parere dalla Conferenza
il decreto potrà essere emanato. A quel punto la palla passerà al Parlamento
che entro 60 giorni dovrà convertirlo in Legge con o senza modifiche. Nessuna
pregiudiziale ideologica alla riduzione delle Autorità, alla necessità di
superare quei “colli di bottiglia” dati sia da infrastrutture inadeguate e
farraginose procedute burocratiche. Ma queste sono solo buone intenzioni, ma
come dice un vecchio proverbio: “di buone intenzioni sono lastricate le strade
dell’Inferno.
Se dobbiamo fare delle valutazioni politiche rileviamo
l’assenza di organicità rispetto ad un tema molto complesso ed articolato come
quello di riordinare il sistema portuale nella sua intierezza. Questo moncone
di legge riguarda infatti solo la “governance” dei porti.
Contradittoria natura del nuovo Ente
Il primo elemento di forte cambiamento sta nella riduzione e
trasformazione delle Autorità Portuali, che diventano “Autorità di Sistema
Portuale “.
Anche nel nuovo testo l’ASP è classificato come “ente pubblico non
economico di rilevanza nazionale ad ordinamento speciale”, in altri passaggi,
questo status sembra essere messo in discussione.
Infatti si passa da un
modello di amministrazione partecipata al più tradizionale modello di Ente
Pubblico. Il Ministero non solo “vigila” sul nuovo Ente, ma assume anche
funzioni di “indirizzo”.
Al costituendo ”tavolo nazionale di coordinamento
delle AdSP ” vengono, fra l’altro, attribuiti poteri in ordina a “scelte di
pianificazione urbanistica, in ambito portuale, le strategie di attuazione
delle politiche concessorie del demanio marittimo nonché le strategie di
marketing e promozione dei mercati internazionali del sistema portuale
nazionale”
Questo nuovo organismo non è altro che l’attuale Assemblea di
Assoporti, fra l’altro presieduto da una persona “nominata con decreto del
Presidente del Consiglio su proposta del Ministro dei trasporti e delle
infrastrutture, avente comprovata esperienza e qualificazione professionale nei
settori dell’economia dei trasporti e portuale.”
A questo nuovo organismo sono
affidati compiti che istituzionalmente dovrebbero essere svolti dalla Direzione
Generale del MIT, situazione questa che rischia di generare non pochi problemi
che condurrebbero in tutt’altra direzione rispetto alla “semplificazione”
necessaria.
Distanti dal modello europeo
Questo disposto combinato non ha alcun riferimento con i
modelli europei, sia del Northern Range che del Southern Range.
Nei primi le
Autorità Portali, sono in prevalenza emanazioni dei Comuni delle Città Stato ed
hanno poteri molto più incisivi rispetto alle vecchie Autorità Portuali e tanto
più adesso delle AdSP.
Nel modello Spagnolo, con le sue 28 Autorità Portuali,
abbiamo l’ente “Puerto del Estado, che individua le strategie generali e in
questo contesto decide le priorità di allocazione delle risorse finanziarie
pubbliche.
Facciamo fatica a pensare che il “Puerto del Estado” spagnolo possa
svolgere scelte di pianificazione dei porti sede di Autorità Portuali nelle
materie sopracitate che rimangono saldamente di pertinenza a livello portuale.
Infine manca un elemento essenziale presente in tutta la portualità europea,
esclusa l’Italia:
L’” autonomia finanziaria” delle AdSP.
Quindi si passa da un
sistema puntiforme, come quello attualmente in vigore, ad uno iper centralista
e neo dirigista come quello che si delinea nello schema di DL. Ad esempio non è
comprensibile con quali strumenti si realizza l’obiettivo più volte enunciato
dal Governo: di costituire un’Autorità di distretto logistico che possa intervenire
non solo in termini sistemici fra le varie realtà portuali, ma soprattutto non
sono chiari i sistemi di relazione attiva con i territori e le loro
infrastrutture che dovrebbero costituire il distretto logistico.
Un esempio,
nel sistema livornese faranno parte del nuovo organismo che sostituisce il
Comitato Portuale, cioè il Comitato di Gestione: il Presidente dell’AdSP,
nominato dal Ministro in accordo con il Presidente della Regione) da un
componente designato dalla Regione Toscana, un componente designato dal Sindaco
di Livorno, uno designato dal Sindaco di Piombino e un rappresentante
dell’Autorità Marittima che può votare solo nelle materie di sua competenza.
Rimarranno fuori i comuni di Rio Marina, Portoferraio, Capraia e Collesalvetti.
Un dato non coerente con il forte dimensionamento territoriale che costituirà
questo nuovo Ente e tanto più con l’obiettivo di realizzare distretti logistici
collegati con il territorio.
A questo va aggiunta la fumosa formulazione del
comma 12 dell’art 6 che pur riconfermando il divieto per le AdSP di svolgere
“ne direttamente, ne indirettamente ne tramite società partecipate, operazioni
portuali e attività ad esse connesse”, non prevede in modo chiaro che le AdSP
possano “costituire, ovvero partecipare a società esercenti attività accessorie
rispetto ai compiti istituzionali delle Autorità medesime ai fini della
promozione e dello sviluppo dell’intermodalità della logistica e delle reti
trasportistiche”.
Infatti viene usata una formulazione fumogena: “… Con le modalità
e le procedure di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 241 e successive modifiche
ed integrazioni, l’AdSP può sempre disciplinare lo svolgimento di attività e
servizi di interesse comune e utili per il più efficace compimento delle
funzioni attribuite, in collaborazione con Regioni, enti locali e
amministrazioni pubbliche, ivi compresa l’assunzione di partecipazioni in
iniziative pubbliche”. A questo proposito è calzante l’esempio della
partecipazione dell’Interporto Amerigo Vespucci da parte dell’Autorità Portuale,
che potrebbe trovare degli ostacoli.
Partecipazione
Da La Spezia, i rappresentanti degli imprenditori hanno
espresso la propria contrarietà all’azzeramento delle rappresentanze sociali
che saranno relegate nel fantomatico e ridondante “tavolo di partenariato della
risorsa del mare” nel quale ci sarà di tutto e di più. Per questo motivo
difficile da gestire e sicuramente improduttivo.
Lo stesso vale per l’altro
organismo consultivo il “tavolo del Cluster Marittimo”, costituibile là dove
l’AdSP dovesse essere formata da più porti “core” di interesse europeo. Forse
era meglio mantenere le Commissioni Consultive, magari modificate, ma sempre in
condizione di poter fare una sintesi rispetto alle problematiche aperte.
Ci
sarebbero altre criticità da analizzare ma ci vorrebbe troppo spazio. Possiamo
di certo anticipare con questa impostazione si concentreranno le decisioni in
capo a pochi soggetti, si rafforzerà il concetto di “casta” e di ceto politico
nella sua versione negativa. Tutto questo è un terreno fertile per l’acuirsi di
conflitti sociali che fino ad oggi avevano trovato un loro compensazione in un
assetto partecipativo. Esiste però una negativa coerenza con la visione
autoritaria di questo Governo espressa sia nelle c.d. riforme costituzionali,
nella legge elettorale ecce cc. Vediamo quale sarà il contributo del Parlamento
per migliorare il testo del D.L.!
Vladimiro Mannocci
Segreteria PRC Livorno
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