martedì 23 febbraio 2016

A GENOVA IN CERCA DI SOCI PRIVATI SENZA ADVISOR

Genova, la fiera lascia spazio al nuovo water front un progetto da 150 milioni in cerca di soci privati








L’OPERAZIONE SI CHIAMA BLUEPRINT ED È USCITA DALLA MATITA DI RENZO PIANO CHE L’HA PENSATA COME PROSECUZIONE IDEALE DEL PORTO ANTICO. IL FALLIMENTO DELLA SPA CHE GESTIVA L’ESPOSIZIONE NON È UN OSTACOLO. L’AUTORITÀ PORTUALE METTE 70 MILIONI, PRONTO IL BANDO INTERNAZIONALE

Genova Una gara internazionale per vendere la parte più nobile e meno sfruttata di Genova. 

Un bando per trovare finanziamenti privati fino a 150 milioni di euro, che potrebbe vedere in campo soggetti come Cassa Depositi e Prestiti o Invimit la
Sgr del Mef. Il lancio dovrebbe avvenire fra poche settimane e comunque non più tardi di aprile. 

Regista dell’operazione, una sorta di modello-pilota che anche altre città italiane potrebbero seguire, è il Comune di Genova, titolare di preziose aree con vista mare, un tempo occupate dalla Fiera e che la stessa ha dovuto restituire all’amministrazione comunale, che peraltro è il primo azionista della società, nel tentativo di sistemare i suoi conti, alleggerendo il peso dei debiti. 

L’operazione di salvataggio sembra sul punto di naufragare, nel senso che la Fiera si avvia verso la liquidazione, ma non per questo le aree non possono essere valorizzate. Anzi, mentre il commissario liquidatore della Fiera si occuperà di pagare i creditori e cedere il ramo d’azienda legato al core business fieristico, il Comune lancerà un “contest” internazionale alla ricerca di grandi gruppi interessati a scommettere sul rilancio della città.


RENZO PIANO ILLUSTRA BLUEPRINT
Il valore aggiunto dell’intera operazione si chiama “Blueprint”, cioè il progetto regalato agli enti locali dall’architetto Renzo Piano per rimettere a nuovo proprio il waterfront portuale del levante genovese, che dall’Expo arriva fino a Punta Vagno e che comprende al suo interno anche le aree fieristiche. Per Piano è stato quasi come riprendere un lavoro che nelle Colombiane del ‘92 si era fermato al Porto Antico, imprimendo nuova vita alla città grazie al rilancio della sua vocazione turistica. Da qui, infatti, parte il “Blueprint” dell’architetto che intende separare il porto-fabbrica, quello delle costruzioni e riparazioni navali, dalla nautica da diporto, abbattere palazzi e padiglioni ormai inutilizzati da tempo e far riemergere l’acqua da più di mezzo secolo coperta dal cemento. Un progetto di grande suggestione, ma di altrettanta concretezza, che Piano ha chiamato un “rammendo”, cioè una sistemazione dell’esistente liberato dal superfluo e ricostruito secondo le nuove vocazioni della città, turistiche e di servizi. 

Il costo del progetto è di 155 milioni e una parte potrebbe anche essere coperta dall’autorità portuale, che dispone di 70 milioni derivanti dalla bonifica delle aree dell’acciaieria di Cornigliano ancora da utilizzare. Ma per tutto il resto il pubblico non è più in grado di garantire interventi diretti. 

Da qui nasce la scelta del sindaco Marco Doria di puntare al coinvolgimento dei privati, lanciando appunto il bando. A occuparsene sarà la Spim, società che fa capo interamente al Comune e che si occupa della valorizzazione delle aree, che punta ad avere come partner un investitore istituzionale, per dare ulteriore forza all’operazione. 

Fra i nomi che potrebbero scendere in campo, Cdp e Invimit, che fa capo al Mef. 

Sarebbero loro a lanciare il concorso di idee per richiamare investitori con progetti già finanziariamente in grado di camminare con le proprie gambe. 

E per il nuovo Palasport si è già fatto avanti il Coni. «A dicembre 2015 abbiamo approvato il piano urbanistico e a gennaio la delibera d’indirizzo sul Blueprint — spiega l’assessore comunale allo Sviluppo Economico Emanuele Piazza — Ora procediamo con una nuova fase per sostenere lo sviluppo di Genova».


NOTA DI FAQ TRIESTE Ci ha incuriosito di questa notizia in particolare il passaggio relativo ai 70 milioni di euro che l'Autorità portuale genovese vanta dallo Stato per le bonifiche di Cornigliano. Di cosa si tratta ? Nella legge sull'ambiente i genovesi erano riusciti ad inserire l'accordo di programma di Cornigliano che prevedeva il passaggio dalla siderurgia classica alle lavorazioni a freddo. Anche le ultime manifestazioni sindacali dei siderurgici di Genova, di cui vi abbiamo già riferito, avevano come obiettivo la difesa degli impegni assunti in quell'accordo di programma. Vi segnaliamo l'importanza e il diverso valore giuridico di un Accordo di Programma diciamo normale rispetto ad uno inserito direttamente in una legge della Stato. Abbiamo fatto quindi una ricerca rispetto al fatto che a Genova l' APG sia riuscita ad incassare questi 70 milioni in conto bonifiche, visto che a Trieste i soldi per le bonifiche non basterebbero mai e quindi non vengono nemmeno stanziati. Abbiamo trovato questa sentenza del TAR che illustra i termini della questione.
Attenzione, la vicenda viene ricostruita dal presidente dell'Autorità Portuale Merlo che è stato appena nominato Consigliere del Ministero dei Trasporti e probabilmente sarà il coordinatore del tavolo nazionale delle Autorità di Sistema Portuale.

APPROFONDIMENTO



Il TAR boccia l'istanza presentata dall'Autorità Portuale di Genova per ottenere 70 milioni di euro dal ministero

Merlo: sono allibito, presenteremo ricorso al Consiglio di Stato

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Liguria ha respinto il ricorso con il quale l'Autorità Portuale di Genova, lamentando l'inosservanza delle clausole dell'accordo di programma sulle acciaierie di Cornigliano, aveva chiesto la condanna del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti al pagamento di 70 milioni di euro.

Tale pronunciamento sconcerta il presidente dell'Autorità Portuale di Genova, Luigi Merlo: «la sentenza del Tar che aderisce alla difesa del ministero dei Trasporti e che nega i 70 milioni dell'accordo di Cornigliano destinati all'Autorità Portuale - ha dichiarato stamani - mi lascia letteralmente allibito. In primo luogo rilevo un elemento di base che rischia di minare la fiducia nelle istituzioni, infatti come è possibile che un governo si rifiuti di onorare un impegno sottoscritto, ciò è ancor più grave se dovesse passare il principio contenuto nella sentenza che un accordo di programma, quindi un documento frutto di una intesa tra più soggetti, può essere modificato unilateralmente dal governo con successivi provvedimenti normativi. Se cosi fosse - ha sottolinea Merlo - è evidente che d'ora in poi nessuno, io per primo, siglerà alcun accordo di programma. Ma la parte più clamorosa risulta essere la motivazione secondo la quale il contributo sarebbe stato sostituito con l'entrata in vigore della legge finanziaria 2007 che prevede l'autonomia finanziaria dei porti. Come è noto a tutti la previsione contenuta nella legge finanziaria è lettera morta tanto che questa rimane oggi la principale battaglia che stanno conducendo i porti italiani. Se a ciò si aggiunge il fatto che sono state cancellate le risorse per le manutenzioni e si fa riferimento alla tassa di ancoraggio per la quale, con un recente provvedimento anti crisi, il governo ha dato alle Autorità Portuali la facoltà di abolirla, il quadro della beffa è completo. È evidente che presenteremo ricorso al Consiglio Stato e che a questo punto, mio malgrado, sono costretto a tutela dell'ente che rappresento, ad esplorare ogni eventuale possibilità di annullamento totale dell'accordo di programma».

«Ricordo - ha concluso il presidente dell'ente portuale - come i 70 milioni di euro siano indispensabili per realizzare infrastrutture fondamentali quali la sopraelevata portuale e l'autoparco. Ciò che mi rammarica ancor più è che ciò avviene nel momento in cui in Spagna viene approvata una legge di riforma portuale che conferisce veramente l'autonomia finanziaria ai porti attribuendo maggiori poteri».


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