mercoledì 10 febbraio 2016

PRIMA RISPOSTA : QUANTO VALGONO I DAZI DOGANALI A TRIESTE ?



E’ la mattina del 7 febbraio. Sono pronto per partire: andrò a trovare un cliente di Monaco che mi chiede se ci sono possibilità di imbarcare dei camion da Trieste per Istanbul. Speriamo che il tunnel dei Tauri sia sgombero dalla neve. Controllo ancora una volta se ho con me i scellini, i marchi e le lire. Alla radio passa la notizia del giorno: in una cittadina olandese 12 presidenti del consiglio europei firmeranno oggi l’accordo per creare un grande spazio comune, forse un unico mercato. E mi chiedo: chissà se un giorno anche la dogana diventerà un ufficio europeo ? Sarà possibile spedire una merce da Dortmund a Trieste con un unico documento riconosciuto dalle dogane di tutti i paesi di transito ? Quando potremo importare a Trieste una merce per conto di una società cecoslovacca ? Dopo la caduta del muro, tutto sembra possibile nel 1992.


Poco o nulla è cambiato per il porto di Trieste del 2016.

Le grandi opportunità derivanti da un grande mercato comune, a cui si sono aggiunti negli anni molti Paesi dell’Europa danubiana, non sono state
completamente sfruttate anche dal punto di vista dell’incremento del gettito erariale, né da quello della creazione di valore aggiunto attraverso l’implementazione dei servizi doganali offerti dagli spedizionieri giuliani.

Nel 1992 la merce sbarcata al porto di Trieste e destinata a Monaco veniva spedita con un documento di transito, cioè un documento che manteneva la merce allo stato estero e con il quale il dichiarante doganale garantiva la dogana per il controvalore del dazio e dell’IVA all’importazione. L’operazione doganale di importazione veniva effettuata a Monaco, dove l’importatore tedesco provvedeva a pagare il dazio e l’IVA allo stato federale tedesco.

Ritorniamo ora alla domanda di FAQ Trieste:

Esiste anche per il porto di Trieste un rapporto simile a quello genovese su dazi doganali ?
Credo in realtà che in valore assoluto i dazi incassati dalla Dogana di Trieste siano superiori a quelli incassati dalla Dogana di Genova, ma a noi non interessa questo: a noi interessa quanti dazi potenzialmente incassabili e non incassati dalla Dogana italiana. In questo senso Trieste è in una posizione particolarissima, che lo distingue dalle altre dogane nazionali, in quanto il traffico che passa per il porto giuliano è prevalentemente proveniente e destinato a paesi comunitari diversi dall’Italia. Siamo felicissimi di leggere che il sistema ligure lavora bene ed incassa molti dazi, ma si tratta prevalentemente di dazi su merci destinate in Italia: se non li incassa Genova, li incassa Venezia o Napoli o Ravenna. Ma a Trieste i dazi che non vengono incassati sono perduti per l’erario italiano, in quanto vengono incassati a Monaco, a Vienna, a Budapest, ecc.

Vogliamo capire o no che le procedure per importare la merce in nome e per conto di un cliente comunitario devono essere sicure, ma anche non illimitatamente rischiose per lo spedizioniere italiano ? Almeno così rischiose come per lo spedizioniere sloveno, croato, olandese o tedesco.

Mi alzo ogni mattina con questa strana sensazione di essere rimasto al 1992, perché nel 2016 gli spedizionieri triestini continuano ad emettere documenti di transito, con :
benefici per l’importatore comunitario nulli : quando la merce arriva a destino si perde tempo per importarla e non si può consegnare direttamente.
benefici per l’erario nazionale sono nulli = gettito 0
benefici per lo spedizioniere triestino quasi nulli. L’unico motivo di questa scelta è il basso rischio nei rapporti con la Dogana italiana, il profitto sull’operazione è bassissimo,
benefici per la Dogana sostanzialmente nulli: pur attivando comunque un sistema di controlli sulle merci questi sono ingiustificabili (cosa realmente controlla la Dogana ?), oltre che essere incomprensibili da parte dell’importatore comunitario, che li paga mal volentieri (tante volte gli spedizionieri triestini si accollano questi costi, perché si vergognano di addebitarli al cliente). 


L’unico reale beneficio per la Dogana è anche qui il rischio bassissimo di evasione.

Eppure gli strumenti per anticipare le operazioni doganali di importazione al porto di Trieste ci sarebbero ! 

Le procedure previste dal codice doganale europeo permetterebbero di effettuarle con i seguenti benefici

benefici per l’importatore comunitario: 

1)Ricevere la merce già importata, senza perdite di tempo presso la dogana tedesca; 

2) Utilizzare le agevolazioni del credito doganale triestino, che permette all’importatore di pagare il dazio fino a 180 giorni dall’esecuzione dell’importazione ad un tasso pari al 50% dell’EURIBOR a 6 mesi.

Benefici per l’erario nazionale: il 20% del dazio pagato dall’importatore tedesco rimane all’erario italiano

Benefici per lo spedizioniere triestino: l’operazione di importazione può essere fatta pagare di più rispetto all’operazione di transito; gli eventuali controlli disposti dalla Dogana sono accettabili ed i relativi costi possono essere riaddebitati all’importatore comunitario.

Benefici per la Dogana: effettuare i controlli di merito sulle merci, incassare maggiori diritti per conto dell’Erario italiano.

E quindi dove sta il problema ?

Il problema sta nel rischio per lo spedizioniere triestino che la Dogana ha incorporato in questo tipo di operazioni e nella poca propensione degli spedizionieri triestini ad accollarsi questo rischio.
Ma per lo Stato italiano ha senso aumentare così tanto la responsabilità dello spedizioniere in operazioni che garantirebbero un gettito erariale altrimenti inesistente ?

Ed il secondo, forse principale, problema sta nell’atteggiamento della Dogana nei confronti degli spedizionieri, ma in generale degli operatori economici triestini: per riprendere un’altra domanda di FAQ Trieste, la procedura di sdoganamento in mare, prevista dalle linee di innovazione dell’Agenzia delle Dogane, è per Trieste totalmente inefficace. Infatti riguarda solamente il traffico dei container (quindi non traffico ro/ro) e solamente in arrivo con navi che scalano come primo porto comunitario Trieste. 

Considerando che attualmente le Linee scalano prima il porto di Capodistria e poi Trieste, il pre-clearing inizia per noi quando la nave ha già la prua oltre la diga foranea. Tutte le associazioni imprenditoriali giuliane con il convinto sostegno dell’Autorità Portuale di Trieste hanno chiesto congiuntamente già in marzo 2015 alla Direzione Centrale dell’Agenzia delle Dogane una deroga alla procedura nazionale. Una deroga che favorirebbe Trieste nei confronti di Capodistria, non nei confronti di altre dogane nazionali. Finora questa richiesta è lettera morta.

Morta come sembra essere anche la volontà dello Stato italiano di sfruttare in modo conveniente l’unico porto franco esistente nell’Unione Europea e l’unico porto del Nord Adriatico con fondali naturali di 18 metri.

Morta come la speranza, che nel 1992 nasceva da un trattato tra Paesi liberi e che per la categoria degli spedizionieri della nostra Regione ha avuto come unico effetto la perdita del traffico transfrontaliero con la Slovenia e la Croazia.

Morta come l’idea che la caduta dei confini avrebbe cancellato anche le differenze fra gli Stati, dove è possibile che una dogana olandese programmaticamente affermi di voler eliminare i controlli sulle merci destinate agli altri paesi comunitari, e dove l’unica società che gestisce l’unico porto sloveno è di proprietà dello stato.



Stefano Visintin
Presidente associazione spedizionieri Trieste


4 commenti:

  1. sempre con questa Italia e europa in mezzo.
    La domanda, anzi, le domande con l'applicazione dell'allegato VIII del Trattato di Pace di Parigi del 1947, sono:
    -quanti sarebbero i dazi doganali da pagare per la merce?
    - quali sarebbero i vantaggi per gli importatori (europei e non)
    - quali sarebbero gli svantaggi
    - come funzionerebbero le procedure doganali?
    Grazie e chi mi può rispondere.
    Stefano Fierro

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  2. sempre con questa Italia e europa in mezzo.
    La domanda, anzi, le domande con l'applicazione dell'allegato VIII del Trattato di Pace di Parigi del 1947, sono:
    -quanti sarebbero i dazi doganali da pagare per la merce?
    - quali sarebbero i vantaggi per gli importatori (europei e non)
    - quali sarebbero gli svantaggi
    - come funzionerebbero le procedure doganali?
    Grazie e chi mi può rispondere.
    Stefano Fierro

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    1. In perfetto stile F.A.Q.Trieste, volentieri rispondo per quanto posso alle domande qui sopra, che sono peraltro le domande che molti concittadini si pongono. Prima di rispondere vorrei ricordare che l’Annex VIII al Trattato di Pace di Parigi è ancora vivo e vegeto nella legislazione italiana essendo stato ratificato dal D.L.n.1430 del 28/11/1947 e dalla Legge n.3054 del 15/11/1952.
      L’articolo 5 dell’Annex VIII parla del trattamento daziario delle merci sbarcate, imbarcate e in transito attraverso il Porto Libero. Per capirlo, bisogna contestualizzare la norma alla situazione del 1947: il porto di Trieste avrebbe potuto essere utilizzato dalle merci destinate all’Italia, alla Jugoslavia, all’Austria, alla Germania, alla Cecoslovacchia: su tali merci il Territorio Libero di Trieste non avrebbe dovuto imporre alcun dazio d’importazione o esportazione. Ma, ovviamente, queste merci avrebbero dovuto pagare dazio nei Paesi di destinazione. L’esenzione totale dai dazi ci sarebbe stata solo nel caso in cui la merce non avesse mai lasciato i confini del Porto Franco, per essere rispedita via mare o per essere lavorata all’interno del Porto Franco.
      Quindi, se esistesse ancora il Territorio Libero di Trieste con il suo Porto Franco Internazionale queste sarebbero le risposte:
      - Domanda: quanti sarebbero i dazi doganali da pagare per la merce?
      Risposta : la merce pagherebbe il dazio nei singoli paesi comunitari di destinazione (prego di notare che i dazi sono uniformi in tutti i Paesi comunitari)
      - Domanda: quali sarebbero i vantaggi per gli importatori (europei e non)?
      Risposta: gli importatori europei non avrebbero nessun particolare vantaggio in relazione ai dazi d’importazione; gli importatori extracomunitari pagherebbero i dazi nel momento in cui ricevessero le merci nei loro Paesi, così come avviene adesso
      - Domanda: quali sarebbero gli svantaggi ?
      Risposta: non trovo alcuno svantaggio
      - Domanda: come funzionerebbero le procedure doganali ?
      Risposta : Per poter dare una risposta sensata alla domanda relativa alle procedure doganali, dovremmo prima dare una risposta alla domanda ben più importante: il Territorio Libero di Trieste farebbe parte o meno dell’Unione Europea ? Se ne facesse parte, le regole comunitarie si applicherebbero anche alle procedure doganali. Nessuno può dire quale sarebbe l’approccio della Dogana del Territorio Libero di Trieste, ma possiamo ritenere che per rendere il porto più competitivo sul mercato europeo, l’approccio sarebbe proattivo nei confronti dei traffici. Chi ha letto il mio intervento precedente ben capisce come un approccio di corretto controllo ma non punitivo nei confronti delle merci porta ad un aumento dei traffici e ad un aumento del gettito proveniente dai dazi.
      Invito però i Lettori a riflettere sui vantaggi del regime di porto franco per le merci in transito estero per estero e per le merci destinate alla lavorazione all'interno del porto franco. Se il Redattore dovesse riscontrare un interesse in merito magari potremmo farne un nuovo articolo.
      Spero di aver esaurito le curiosità del Lettore e rimango come sempre a disposizione per ulteriori chiarimenti e ringrazio la Redazione per lo spazio che mi è stato concesso.
      Stefano Visintin

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