E’
la mattina del 7 febbraio. Sono pronto per partire: andrò a trovare
un cliente di Monaco che mi chiede se ci sono possibilità di
imbarcare dei camion da Trieste per Istanbul. Speriamo che il tunnel
dei Tauri sia sgombero dalla neve. Controllo ancora una volta se ho
con me i scellini, i marchi e le lire. Alla radio passa la notizia
del giorno: in una cittadina olandese 12 presidenti del consiglio
europei firmeranno oggi l’accordo per creare un grande spazio
comune, forse un unico mercato. E mi chiedo: chissà se un giorno
anche la dogana diventerà un ufficio europeo ? Sarà possibile
spedire una merce da Dortmund a Trieste con un unico documento
riconosciuto dalle dogane di tutti i paesi di transito ? Quando
potremo importare a Trieste una merce per conto di una società
cecoslovacca ? Dopo la caduta del muro, tutto sembra possibile nel
1992.
Poco
o nulla è cambiato per il porto di Trieste del 2016.
Le
grandi opportunità derivanti da un grande mercato comune, a cui si
sono aggiunti negli anni molti Paesi dell’Europa danubiana, non
sono state
completamente sfruttate anche dal punto di vista
dell’incremento del gettito erariale, né da quello della creazione
di valore aggiunto attraverso l’implementazione dei servizi
doganali offerti dagli spedizionieri giuliani.
Nel
1992 la merce sbarcata al porto di Trieste e destinata a Monaco
veniva spedita con un
documento di transito,
cioè un documento che manteneva la merce allo stato estero e con il
quale il dichiarante doganale garantiva la dogana per il controvalore
del dazio e dell’IVA all’importazione. L’operazione doganale di
importazione veniva effettuata a Monaco, dove l’importatore tedesco
provvedeva a pagare il dazio e l’IVA allo stato federale tedesco.
Ritorniamo
ora alla domanda di FAQ Trieste:
Esiste
anche per il porto di Trieste un rapporto simile a quello genovese su
dazi doganali ?
Credo
in realtà che in valore assoluto i dazi incassati dalla Dogana di
Trieste siano superiori a quelli incassati dalla Dogana di Genova, ma
a noi non interessa questo: a noi interessa quanti dazi
potenzialmente incassabili e non incassati dalla Dogana italiana. In
questo senso Trieste è in una posizione particolarissima, che lo
distingue dalle altre dogane nazionali, in quanto il traffico che
passa per il porto giuliano è prevalentemente proveniente e
destinato a paesi comunitari diversi dall’Italia. Siamo felicissimi
di leggere che il sistema ligure lavora bene ed incassa molti dazi,
ma si tratta prevalentemente di dazi su merci destinate in Italia: se
non li incassa Genova, li incassa Venezia o Napoli o Ravenna. Ma a
Trieste i dazi che non vengono incassati sono perduti per l’erario
italiano, in quanto vengono incassati a Monaco, a Vienna, a Budapest,
ecc.
Vogliamo
capire o no che le procedure per importare la merce in nome e per
conto di un cliente comunitario devono essere sicure, ma anche non
illimitatamente rischiose per lo spedizioniere italiano ? Almeno così
rischiose come per lo spedizioniere sloveno, croato, olandese o
tedesco.
Mi
alzo ogni mattina con questa strana sensazione di essere rimasto al
1992, perché nel 2016 gli spedizionieri triestini continuano ad
emettere documenti di transito, con :
benefici
per l’importatore comunitario nulli : quando la merce arriva a
destino si perde tempo per importarla e non si può consegnare
direttamente.
benefici
per l’erario nazionale sono nulli = gettito 0
benefici
per lo spedizioniere triestino quasi nulli. L’unico motivo di
questa scelta è il basso rischio nei rapporti con la Dogana
italiana, il profitto sull’operazione è bassissimo,
benefici
per la Dogana sostanzialmente nulli: pur attivando comunque un
sistema di controlli sulle merci questi sono ingiustificabili (cosa
realmente controlla la Dogana ?), oltre che essere incomprensibili da
parte dell’importatore comunitario, che li paga mal volentieri
(tante volte gli spedizionieri triestini si accollano questi costi,
perché si vergognano di addebitarli al cliente).
L’unico reale
beneficio per la Dogana è anche qui il rischio bassissimo di
evasione.
Eppure
gli strumenti per anticipare le operazioni doganali di importazione
al porto di Trieste ci sarebbero !
Le procedure previste dal codice
doganale europeo permetterebbero di effettuarle con i seguenti
benefici
benefici
per l’importatore comunitario:
1)Ricevere la merce già importata,
senza perdite di tempo presso la dogana tedesca;
2) Utilizzare le
agevolazioni del credito doganale triestino, che permette
all’importatore di pagare il dazio fino a 180 giorni
dall’esecuzione dell’importazione ad un tasso pari al 50%
dell’EURIBOR a 6 mesi.
Benefici
per l’erario nazionale: il 20% del dazio pagato dall’importatore
tedesco rimane all’erario italiano
Benefici
per lo spedizioniere triestino: l’operazione di importazione può
essere fatta pagare di più rispetto all’operazione di transito;
gli eventuali controlli disposti dalla Dogana sono accettabili ed i
relativi costi possono essere riaddebitati all’importatore
comunitario.
Benefici
per la Dogana: effettuare i controlli di merito sulle merci,
incassare maggiori diritti per conto dell’Erario italiano.
E
quindi dove sta il problema ?
Il
problema sta nel rischio
per lo spedizioniere triestino che la Dogana ha incorporato in questo
tipo di operazioni e nella poca propensione degli spedizionieri
triestini ad accollarsi questo rischio.
Ma
per lo Stato italiano ha senso aumentare così tanto la
responsabilità dello spedizioniere in operazioni che garantirebbero
un gettito erariale altrimenti inesistente ?
Ed
il secondo, forse principale, problema sta nell’atteggiamento
della Dogana nei confronti degli spedizionieri, ma in generale degli
operatori economici triestini: per riprendere un’altra domanda di
FAQ Trieste, la procedura di sdoganamento in mare, prevista dalle
linee di innovazione dell’Agenzia delle Dogane, è per Trieste
totalmente inefficace. Infatti riguarda solamente il traffico dei
container (quindi non traffico ro/ro) e solamente in arrivo con navi
che scalano come primo porto comunitario Trieste.
Considerando che
attualmente le Linee scalano prima il porto di Capodistria e poi
Trieste, il pre-clearing
inizia per noi quando la nave ha già la prua oltre la diga foranea.
Tutte le associazioni imprenditoriali giuliane con il convinto
sostegno dell’Autorità Portuale di Trieste hanno chiesto
congiuntamente già in marzo 2015 alla Direzione Centrale
dell’Agenzia delle Dogane una deroga alla procedura nazionale. Una
deroga che favorirebbe Trieste nei confronti di Capodistria, non nei
confronti di altre dogane nazionali. Finora questa richiesta è
lettera morta.
Morta
come sembra essere anche la volontà dello Stato italiano di
sfruttare in modo conveniente l’unico porto franco esistente
nell’Unione Europea e l’unico porto del Nord Adriatico con
fondali naturali di 18 metri.
Morta
come la speranza, che nel 1992 nasceva da un trattato tra Paesi
liberi e che per la categoria degli spedizionieri della nostra
Regione ha avuto come unico effetto la perdita del traffico
transfrontaliero con la Slovenia e la Croazia.
Morta
come l’idea che la caduta dei confini avrebbe cancellato anche le
differenze fra gli Stati, dove è possibile che una dogana olandese
programmaticamente affermi di voler eliminare i controlli sulle merci
destinate agli altri paesi comunitari, e dove l’unica società che
gestisce l’unico porto sloveno è di proprietà dello stato.
Stefano Visintin
Presidente associazione spedizionieri Trieste
sempre con questa Italia e europa in mezzo.
RispondiEliminaLa domanda, anzi, le domande con l'applicazione dell'allegato VIII del Trattato di Pace di Parigi del 1947, sono:
-quanti sarebbero i dazi doganali da pagare per la merce?
- quali sarebbero i vantaggi per gli importatori (europei e non)
- quali sarebbero gli svantaggi
- come funzionerebbero le procedure doganali?
Grazie e chi mi può rispondere.
Stefano Fierro
sempre con questa Italia e europa in mezzo.
RispondiEliminaLa domanda, anzi, le domande con l'applicazione dell'allegato VIII del Trattato di Pace di Parigi del 1947, sono:
-quanti sarebbero i dazi doganali da pagare per la merce?
- quali sarebbero i vantaggi per gli importatori (europei e non)
- quali sarebbero gli svantaggi
- come funzionerebbero le procedure doganali?
Grazie e chi mi può rispondere.
Stefano Fierro
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaIn perfetto stile F.A.Q.Trieste, volentieri rispondo per quanto posso alle domande qui sopra, che sono peraltro le domande che molti concittadini si pongono. Prima di rispondere vorrei ricordare che l’Annex VIII al Trattato di Pace di Parigi è ancora vivo e vegeto nella legislazione italiana essendo stato ratificato dal D.L.n.1430 del 28/11/1947 e dalla Legge n.3054 del 15/11/1952.
EliminaL’articolo 5 dell’Annex VIII parla del trattamento daziario delle merci sbarcate, imbarcate e in transito attraverso il Porto Libero. Per capirlo, bisogna contestualizzare la norma alla situazione del 1947: il porto di Trieste avrebbe potuto essere utilizzato dalle merci destinate all’Italia, alla Jugoslavia, all’Austria, alla Germania, alla Cecoslovacchia: su tali merci il Territorio Libero di Trieste non avrebbe dovuto imporre alcun dazio d’importazione o esportazione. Ma, ovviamente, queste merci avrebbero dovuto pagare dazio nei Paesi di destinazione. L’esenzione totale dai dazi ci sarebbe stata solo nel caso in cui la merce non avesse mai lasciato i confini del Porto Franco, per essere rispedita via mare o per essere lavorata all’interno del Porto Franco.
Quindi, se esistesse ancora il Territorio Libero di Trieste con il suo Porto Franco Internazionale queste sarebbero le risposte:
- Domanda: quanti sarebbero i dazi doganali da pagare per la merce?
Risposta : la merce pagherebbe il dazio nei singoli paesi comunitari di destinazione (prego di notare che i dazi sono uniformi in tutti i Paesi comunitari)
- Domanda: quali sarebbero i vantaggi per gli importatori (europei e non)?
Risposta: gli importatori europei non avrebbero nessun particolare vantaggio in relazione ai dazi d’importazione; gli importatori extracomunitari pagherebbero i dazi nel momento in cui ricevessero le merci nei loro Paesi, così come avviene adesso
- Domanda: quali sarebbero gli svantaggi ?
Risposta: non trovo alcuno svantaggio
- Domanda: come funzionerebbero le procedure doganali ?
Risposta : Per poter dare una risposta sensata alla domanda relativa alle procedure doganali, dovremmo prima dare una risposta alla domanda ben più importante: il Territorio Libero di Trieste farebbe parte o meno dell’Unione Europea ? Se ne facesse parte, le regole comunitarie si applicherebbero anche alle procedure doganali. Nessuno può dire quale sarebbe l’approccio della Dogana del Territorio Libero di Trieste, ma possiamo ritenere che per rendere il porto più competitivo sul mercato europeo, l’approccio sarebbe proattivo nei confronti dei traffici. Chi ha letto il mio intervento precedente ben capisce come un approccio di corretto controllo ma non punitivo nei confronti delle merci porta ad un aumento dei traffici e ad un aumento del gettito proveniente dai dazi.
Invito però i Lettori a riflettere sui vantaggi del regime di porto franco per le merci in transito estero per estero e per le merci destinate alla lavorazione all'interno del porto franco. Se il Redattore dovesse riscontrare un interesse in merito magari potremmo farne un nuovo articolo.
Spero di aver esaurito le curiosità del Lettore e rimango come sempre a disposizione per ulteriori chiarimenti e ringrazio la Redazione per lo spazio che mi è stato concesso.
Stefano Visintin