tema della proposta di Città Metropolitana. Come capita sempre più spesso rispetto a vari temi gli "esperti" che si ritrovano ad illustrare il loro pensiero solitamente lo fanno da un punto di vista molto tecnico e poco divulgativo ( non è sempre detto che uno che conosce un argomento sia anche capace di spiegarlo con efficacia ) e cercano di evitare il contraddittorio. Senza confronto di vedute tra gli oratori è più difficile per un ascoltatore farsi una sua opinione valutando i pro e i contro. Questi incontri, che partono con buone intenzioni, rischiano molto spesso di essere illustrazioni di tesi e finiscono per rivolgersi agli addetti ai lavori, i soli che riescono a cogliere tra un incontro e l'altro le differenze e le convergenze delle varie tesi.
Ci sono come sempre delle eccezioni e da questi appuntamenti escono anche temi comprensibili e ben argomentati su cui ognuno può ragionare.
Il tema della Città Metropolitana potrebbe rappresentare in qualche modo un tentativo di risposta a tre filoni di opinione pubblica che abbiamo riassunto in tre parole " capitale - autonoma - indipendente " che in qualche modo hanno attraversato tutto il dopoguerra come fiumi carsici.
Per Trieste capitale intendiamo quel movimento d'opinione che rivendica il ruolo regionale di capoluogo della città e che critica tutti gli spostamenti in altre sedi regionali. venete o romane degli uffici decisionali. ( direzioni delle dogane, poste e ferrovie che hanno abbandonato la città, il ruolo sempre più centrale di Udine, ecc. )
Con Trieste autonoma abbiamo indicato quell'impulso alla separazione dal Friuli dell'area giuliana, Trieste - Gorizia - Monfalcone, con l'attenzione rivolta particolarmente alla autonomia finanziaria.
Con Trieste indipendente indichiamo le vecchie e le nuove istanze indipendentiste che porteranno una o più liste di questo orientamento alle prossime amministrative.
A questo quadro di rivendicazioni più o meno esplicite e organizzate qualcuno pensa di poter offrire la Città Metropolitana come possibile soluzione. Per questo motivo, anche se per il momento il tema è ancora troppo generico e privo di contenuti, immaginiamo che sarà uno degli argomenti della prossima campagna elettorale per le amministrative.
Con questa premessa ci permettiamo di accostare due interventi diversi ma che danno l'idea di come potrebbe risultare un dibattito su questi temi:
Di seguito quindi un intervento di Giorgio Rossetti del Partito Democratico e presidente di Dialoghi Europei ( apparso su IL PICCOLO di qualche giorno fa ) preceduto da una originale introduzione di Paolo Deganutti indipendentista legato alla lista Uniti per Trieste:
di Paolo Deganutti
Il sen.Russo ed altri buontemponi ironizzavano sulle
presunte divisioni degli indipendentisti traendo spunto dalla presentazione di
liste di disturbo minoritarie, invece lo vediamo questi giorni solitario a
rispolverare la Città Metropolitana che ha incontrato l' opposizione di gran
parte del suo partito.
Al punto che il capogruppo Toncelli, che lo appoggia, si
dichiara pronto alle dimissioni su pressione della Segreteria provinciale.
E' prontamente intervenuto ieri sul Piccolo l' ex
parlamentare europeo PD Giorgio Rossetti parlando di uno studio che sbugiarda
le affermazioni di Russo su presunti fondi europei che verrebbero a Trieste se
diventa Città Metropolitana.
Lo studio si è avvalso di due professionisti che hanno
reputazione di essere seri e preparati (Starc e Valecich) e chiarisce che:
1) la Ue NON finanzia le aree o le città metropolitane in
quanto tali e pertanto le affermazioni di Russo sono solo delle balle
propagandistiche per avere visibilità (cui purtroppo è avezzo a partire da
Porto Vecchio);
2) che comunque gli assetti da Città Metropolitana non
possono nascere a tavolino ma devono essere GIA' presenti nelle realtà con il
consenso di tutti gli enti e i comuni del territorio. E lo stesso vale per
eventuali progetti di cui si chiede il finanziamento (come CM o meno).
INSOMMA UNA NUOVA PIETRA TOMBALE SULLA CITTA' METROPOLITANA
DI RUSSO dopo il niet regionale e dei comuni interessati.
Una nuova bocciatura di una proposta che non è altro che
fuffa elettorale e utilizzo di un NOME ALTISONANTE per la misera realtà di un
sostituto dell' attuale Provincia, non elettivo e senza fondi.
Ma Russo non demorde, spaccando il suo partito, e qualcuno
comincia a sospettare che lo faccia per arrivare ad una sua candidatura a
sindaco, facendo le scarpe sia a Cosolini, sia al candidato "ombra"
Gialuz che aspetta in panchina con la benedizione della Serracchiani.
Si fa forte di 5.000 firme per la Città Metropolitana che
avrebbe raccolto dimenticando che lo sfortunato Drossi Fortuna ne aveva
raccolte ben 13.000 per le elezioni del 2011 ma aveva avuto solo 1,27% di consensi
alla sua lista che si chiamava "Trieste Città Metropolitana".
Intanto la maggioranza di centro Sinistra che aveva
sostenuto Cosolini si è completamente sfaldata, con SEL in via di scioglimento
ed emersione di nuove candidature ( Omero, Furlanich, forse Prodani) alla sua
sinistra con una galassia di sigle ( rifondazione,Comunisti Italiani, ex.SEL,
ex PD, Possibile, Prodani, ex Futuro Trieste metropolitani ora Comitato 5
Dicembre Ferriera (apolitici?), perfino il PSI ipernazionalista di Orel ecc.
(vedi Piccolo di oggi).
Del Centro Destra che è un minestrone ribollente parleremo
altrove.
Insomma, come si dice a Trieste, NO GHE VANZA DE CIOR PEL
CUL I ALTRI .....
Ecco il testo dell' intervento di Giorgio Rossetti:
Ue, le città metropolitane finanziate a certe condizioni
dI Giorgio Rossetti
Su richiesta del sindaco Cosolini, “Dialoghi Europei” ha
svolto una ricerca sulle città metropolitane nella legislazione comunitaria e
sulle esperienze maturate a questo riguardo in altri Paesi europei. I risultati
di questo lavoro, svolto dagli architetti Dusana Valecich, William Starc e
dallo scrivente, sono stati presentati nell’aula del Consiglio comunale il 16
novembre dello scorso anno e sono a disposizione di chi fosse interessato
all’argomento, consiglieri comunali compresi.
Dalla ricerca è emerso anzitutto che la Ue non finanzia le aree
o le città metropolitane in quanto tali. In altre parole: nel bilancio
comunitario non esiste un capitolo di spesa con questa voce. L’Ue può
intervenire su progetti di area vasta che favorendo la coesione territoriale,
garantiscano economie di scala ed evitino l’eccessivo frazionamento della spesa.
In questo ambito potrebbero essere co-finanziate anche le
città metropolitane, ma a due condizioni precise.
1. L’esistenza di un progetto organico che rientri
nell’ambito della politica europea e dunque persegua la crescita intelligente
(innovazione tecnologica), la crescita sostenibile (salvaguardia dell’ambiente)
e la crescita inclusiva (welfare).
2. La seconda condizione inderogabile è che il progetto stesso
sia stato approvato da tutti i Comuni e gli enti locali interessati e condiviso
dalla Regione.
Il finanziamento comunitario interviene poi con i
tradizionali strumenti quali il Fondo sociale europeo e il Fondo europeo di
sviluppo regionale: gli stessi che finanziano i programmi transfrontalieri, i
Gect, le macroregioni.
Con riguardo a quanto è stato fatto in altri Paesi, va detto
che l’esperienza altrui dal punto di vista strettamente giuridico non aiuta: prevalgono
di gran lunga le differenze, che derivano dalla storia e dall’ordinamento
giuridico di ciascun Paese e dalla sensibilità di ciascuno Stato rispetto alle autonomie
locali.
Quello che può aiutare è la comprensione delle ragioni e della
volontà politica che hanno portato alla realizzazione delle città
metropolitane. Trattandosi dei fondamenti di un ente la volontà politica è
l’elemento costitutivo ineliminabile.
E la tendenza naturale di tutte le esperienze nazionali è
che la norma segua, non preceda la città metropolitana. Ovvero, la norma non
dovrebbe creare: dovrebbe riconoscere!
Ovviamente, ove sussistano alcuni presupposti quali l’esistenza
di una grande città, la gerarchizzazione riconosciuta nel territorio del ruolo
del capoluogo, la condivisione e l’approvazione del piano strategico da parte
dei soggetti istituzionali (Eell). A Trieste ci siamo?
Il problema per quanto riguarda casa nostra non è tanto quello
di un riconoscimento giuridico o di un nome altisonante, quanto quello di
dotarsi di progetto comprensivo di più Comuni anche al di là dei confini
provinciali e nazionali, che riesca a far valere il ruolo internazionale di
Trieste, quello storico, quello politico di capoluogo regionale e risorse quali
le funzioni scientifiche, trasportistiche, portuali.
Insomma quelle funzioni simboliche e leaderististiche che
possono sopperire alla dimensione non certamente di “grande città”, e come tali
sono percepite a livello internazionale.
Così stando le cose, il problema non è fare un totem dell’istituzione
(come l’ha definito l’assessore Peroni), ma spostare il dibattito dal
contenitore al possibile contenuto, cioè su un piano strategico complessivo
(per esempio della logistica), e su questo verificare convergenze, registrare
il consenso e superare diffidenze di campanile, che hanno finora impedito
l’intesa persino a livello provinciale.
L’obiettivo permane, ma non è dietro l’angolo. Occorre crearne
le condizioni. E nel frattempo, non dimenticare il resto: quello che può essere
fatto subito.
Giorgio Rossetti presidente di “Dialoghi Europei”
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