mercoledì 16 dicembre 2015

LE SCELTE DI DELRIO E RENZI SULLA RIFORMA DEI PORTI

Dopo l'intervento del presidente Renzi il ministro dei Trasporti Delrio deve decidere quale proposta presentare al Consiglio dei Ministri sulla governance dei porti. Quali le ricadute per lo scalo triestino ? La proposta di 5 o 7 Autorità di Distretto riapre la questione di una unica Autorità per l'Alto Adriatico e quindi Trieste sotto Venezia ?


Ancona Trieste unica autorità
 
Renzi taglia: cinque autorità portuali Una sola da Trieste ad Ancona

RAVENNA

SI RIAPRE il risiko delle Autorità portuali italiane. Quando sembrava ormai in dirittura d’arrivo la riforma dei porti del ministro per le Infrastrutture Delrio, che prevedeva 14 Autorità di sistema, è entrato in scena il presidente del Consiglio Renzi intenzionato, a quanto pare, a sfoltire ulteriormente il numero degli enti portuali. Una decisione non indolore, perché tra il premier e il ministro è calato il gelo. Fino a 5 giorni fa la riforma prevedeva 14 Autorità con una serie di accorpamenti eccellenti e con strascichi polemici. Il ministero aveva confermato, ad esempio, gli accorpamenti di Genova e Savona, mentre Spezia avrebbe assorbito Carrara e Livorno Piombino. Palermo e Gioia Tauro Authority a sé stanti, così come Ancona, Ravenna, Venezia e Trieste. Proprio Ravenna e Ancona, date in un primo tempo per accorpate, erano riuscite a mantenere l’autonomia sotto le spinte politiche delle due Regioni interessate.

GLI ACCORPAMENTI sono sempre stati seguiti da accese discussioni, quasi tutte in casa Pd che esprime la maggioranza dei presidenti delle Autortità portuali. Inoltre, una recente sentenza della Corte costituzionale ha stabilito che le Regioni non possono restare escluse dalle decisioni sulla governance dei porti e i piani regolatori, così come previsto, invece, nella riforma. Tanto è bastato a Renzi per mettere in campo Antonella Manzione, braccio destro tecnico oltre che capo dell’ufficio legislativo di palazzo Chigi. Così sul tavolo del premier ci sono ora due ipotesi: quella originaria di Delrio e una seconda con una notevole sforbiciata, non più di 5 o 7 grandi Autorità di sistema.

ECCO i nuovi accorpamenti: l’Alto Tirreno da Savona a Piombino, Civitavecchia con Napoli e Salerno, una grande Authority da Ancona a Trieste, quindi i porti pugliesi; Sardegna, Sicilia e Gioia Tauro ognuna per conto proprio. Resta la questione dei tempi: una prima ipotesi vedeva il consiglio dei ministri pronunciarsi il 21 dicembre, ma nelle ultime ore si parla di rinviare tutto a dopo le amministrative di primavera. E a proposito di modifiche legislative, è stata abolita la super-tassa su yacht e imbarcazioni di lusso superiori ai 14 metri che era stata introdotta nel 2011 con il decreto Salva-Italia del governo Monti. La commissione Bilancio della Camera, durante l’esame degli emendamenti alla Legge di stabilità, ha infatti approvato un emendamento proposto dal Pd.

Lorenzo Tazzari       dal RESTO DEL CARLINO

NOTA DI FAQ TRIESTE :   Trieste DORMI come nella canzone popolare - 

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La riforma “raddoppia”

Intanto Graziano Delrio non lascia, anzi raddoppia. Al ministero delle Infrastrutture hanno deciso di scrivere – e presentare - due diverse ipotesi di riforma portuale. A quanto risulta al Secolo XIX/The MediTelegraph, sul tavolo della presidenza del Consiglio, ci sarebbero già ora due bozze di decreto. I due dossier sono all’esame di Antonella Manzione, a capo dell’ufficio legislativo di Palazzo Chigi e braccio destro tecnico di Renzi. Il primo documento è noto e già anticipato: si tratta del progetto che prevede la riduzione a quattordici Autorità di sistema dalle attuali 24, mentre il resto degli scali viene classificato come “direzione portuale”: meri presidi territoriali, svuotati di quasi tutte le funzioni. Il secondo decreto che invece Renzi si troverà a dover esaminare, ricalca lo schema degli otto distretti elaborato a maggio dello scorso anno dallo stesso ministero, già scritti in forma di bozza e poi in fretta accantonati per le imminenti elezioni regionali e la rivolta sui territori che rischiavano l’accorpamento. Oggi quei distretti, che prevedevano ampi spazi manovra geografici e operativi per le nuove super Autorità portuali, si sono ridotti in un numero variabile da 5 a 7, «ma dobbiamo ancora decidere» confidano due fonti romane, «perché se a livello politico ci fosse un accordo su un’unica Authority nazionale, non è detto che non si possa fare» spiega un altro parlamentare.


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