venerdì 18 dicembre 2015

IL SEGRETARIO GENERALE SOMMARIVA RISPONDE ALLA DOMANDA APERTA SUL RADDOPPIO DEL MOLO VII

" Una domanda a cui prego qualcuno, con argomenti che non conosco a sufficienza, di spiegarmi: nell’epoca attuale una concessione portuale lunga 60 anni ha senso per il concedente pubblico oppure è un passaggio sostanziale alla privatizzazione delle banchine?   

(resta il controllo dell’AP ma in 20 di esperienza della 84/94 non ricordo un’attività in questo senso e in nessun porto degna di nota) "


Buongiorno !

Vorrei rispondere alla domanda sulla concessione Molo VII. 


In primo luogo, secondo le norme previste dall’art. 49 del Codice della navigazione, le opere realizzate dal privato, al termine della concessione sono devolute allo Stato. Quindi il meccanismo della concessione demaniale prevede il godimento esclusivo del bene concesso ma il suo incameramento da parte dello Stato. 

Quindi non si tratta in alcun modo di una privatizzazione. 

In secondo luogo la concessione assentita prevede obblighi precisi da parte del concessionario rispetto agli investimenti previsti per cui gli strumenti in mano all’Ente concedente sono molto forti per controllare l’effettivo utilizzo del bene secondo le finalità della concessione stessa . 

In terzo luogo, occorre sottolineare, per onestà intellettuale, che ci troviamo di fronte ad una previsione di investimento privato in opere marittime che non ha nessune eguale in Italia. Infatti nessuna delle opere oggi in corso, a partire dalla Piattaforma Maersk di Vado Ligure, prevede un investimento totalmente a carico del privato. 

Il periodo di 60 anni trova la sua ratio proprio nell’entità dell’investimento.  

Credo che, per il futuro del porto ed il suo sviluppo, ci si debba augurare che il progetto dia buoni frutti.

Mario Sommariva




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